Intervista ad Angelo Minerva autore del saggio “Il Cattivo Maestro – Dante intimo”,


Cesare Paris

“Il Cattivo Maestro – Dante intimo” è un saggio che intende analizzare i motivi reali che hanno spinto Dante Alighieri a cimentarsi nel progetto poetico più ambizioso, superbo e magniloquente mai concepito in letteratura. Altruismo? Ambizione? Odio? Quale di questi sentimenti ha animato il più grande poeta del nostro passato? Angelo Minerva ci conduce in punta di penna, in un viaggio attraverso il tempo, regalandoci un’analisi lucida, ricca di arguzia letteraria e indagine storica, rivolta non solo agli addetti al settore, ma anche a tutti coloro che amano gettare uno sguardo “altro” su una delle epoche più affascinanti e contradditorie del nostro Paese.
Abbiamo chiesto all’autore de “Il cattivo maestro” di raccontarci qualcosa in più.... Lei è stato allievo di Giulio Ferroni. Quanto deve alle lezioni di uno dei più grandi storici della letteratura italiana? Quantificare il debito culturale e umano che ho nei confronti del professore Ferroni non credo sia possibile. Ritengo una fortuna immensa aver potuto seguire le sue lezioni da studente universitario, essere stato da lui guidato nel corso della preparazione della mia tesi di laurea, aver avuto l’opportunità di ascoltarlo in tanti convegni e manifestazioni culturali. Una personalità così carica di valori umani e di conoscenze, di generosità e di senso critico, di coerenza, di equilibrio e di onestà intellettuale è una ricchezza e una risorsa per tutta la nostra società. Si tratta di uno di quei rari modelli a cui ci si può sforzare di assomigliare ma che resteranno ineguagliati. In questo caso, giocando un po’ col titolo del mio saggio, lo definirei proprio “il miglior maestro” possibile! Per lui, quindi, da parte mia, gratitudine immensa, anche per l’incoraggiamento che recentemente ha voluto darmi quando gli ho parlato di questo mio nuovo progetto editoriale. Lei è autore di recensioni e saggi critici, nonché di sillogi e romanzi. Vorrei sapere chi, per stile e linguaggio, fra le nuove penne della nostra letteratura, reputa maggiormente degno di interesse. Sappiamo tutti quanto nel nostro Paese la cultura sia in crisi e quanta sia, in tale ambito, vitale per una reale e sana crescita della società, la responsabilità della cattiva politica degli ultimi anni. Nonostante ciò, l’aspirazione di tanti, forse troppi, resta quella di veder pubblicato un proprio scritto. Al di là di ogni seria valutazione sulla qualità delle opere, grazie a questo comprensibilissimo, ma spesso ingenuo desiderio, vivono e proliferano molti rapaci pseudo-editori. Trovare nell’intricata selva dell’attuale panorama editoriale autori degni di nota e opere davvero valide non è affatto semplice. Gli esordienti, poi, in una tale situazione, sono assai svantaggiati, perché tra tanti che pubblicano ce ne saranno anche di bravi o almeno meritevoli di essere letti. Personalmente, facendo riferimento alla sola narrativa, posso indicare alcuni autori che ho avuto modo di conoscere e apprezzare negli ultimi anni, come Gioacchino Criaco, Michela Murgia, Rosella Postorino. Roberto Benigni ha avuto il merito di avvicinare la “Divina Commedia” al grande pubblico, attraverso una spiegazione dei suoi versi semplice, diretta e scevra da criticismi. Pensa ci sia riuscito? La “Commedia” dantesca, al di là dell’incontestabile valore poetico-letterario, è una miniera pressoché inesauribile di notizie, spunti, curiosità e stimoli culturali, e chiunque si avvicini ad essa, naturalmente col dovuto rispetto e con la necessaria professionalità, non può che trarne profitto per sé e per gli altri. Figuriamoci se a leggerla e commentarla pubblicamente è un eccellente comunicatore e un artista dotato di un estro debordante come Roberto Benigni! Grazie a un supporto critico di indiscutibile valore, è riuscito a coinvolgere nelle sue performance un numero elevatissimo di persone, a catturarne l’attenzione e a creare nuovo interesse per quello che è un capolavoro assoluto e riconosciuto della letteratura mondiale. Certo una tale opera vive a prescindere dagli apparati tecnici e dall’enfasi recitativa. L’interpretazione di Benigni, istrionica e a tratti anche commovente, è validissima, ma è solo una delle tante possibili e l’approccio dell’artista toscano resta pur sempre del tutto personale. Non vorrei, perciò, che la gente abbia in mente solo la “Commedia” di Benigni dimenticandosi così dell’originale, di quella di Dante… Da dove nasce l’idea di dare alla luce un saggio come “Il cattivo maestro”? Cosa l’ha spinta a cimentarsi con un’opera così interessante e “diversa”, rispetto ai canoni della critica letteraria? La curiosità, il piacere della scoperta e dell’approfondimento, una lunga e appassionata frequentazione dell’opera dantesca mi hanno spinto a comporre questo saggio. Il mio intento non era certo quello di essere dissacratorio o anticonvenzionale a ogni costo: le contraddizioni di Dante uomo e poeta, le spigolosità del suo carattere, l’ambiguità di certi suoi giudizi sono sempre state sotto gli occhi di tutti. Sicuramente la distanza storica e alcune arbitrarie strumentalizzazioni hanno contribuito a rivestire un tale affascinante e complesso personaggio di una sorta di corazza che lo ha reso tutto d’un pezzo, distaccato e freddo, ieratico e sprezzante quasi… Per questo motivo credo ci fosse bisogno di riavvicinarlo, con equilibrio e misura, alla vita reale, a una dimensione più umana e quindi più quotidiana e intima. Per raggiungere un tale risultato ho dovuto far riferimento a personaggi che hanno, in qualche modo, avuto rapporti più o meno stretti col poeta fiorentino, come Guido Cavalcanti, Brunetto Latini, Casella, Cino da Pistoia o anche solo a livello ideale, come Virgilio. Sms, social, whatsapp, internet: la società in cui viviamo è completamente immersa nell’universo della comunicazione sincopata e frammentaria. Non crede che un’opera come il capolavoro dantesco sia ormai lontana anni luce dal gusto del pubblico? Assolutamente no! Il “fenomeno” Benigni, a cui si è accennato prima, ne è una felice ed evidentissima prova! I social e i canali come YouTube hanno, se possibile, ulteriormente amplificato il successo di quegli eventi televisivi. Un conto è l’orgia del progresso con le sue tante facce e le sue mille risorse e contraddizioni (penso anche a tutta una serie di appassionanti videogiochi per i più giovani ispirati proprio a Dante e alla sua “Commedia”), un’altra è la dimensione interiore dell’uomo, che ha bisogno d’essere alimentata da valori e alti ideali, da sogni e conferme. Alla gente bisogna offrire gli strumenti critici necessari per leggere la realtà, così da renderla capace di accogliere o di rigettare, a seconda dei casi e delle circostanze, i fenomeni sociali, politici e culturali generati o scaturiti dallo sviluppo tecnologico e informatico. Se si possiedono gli strumenti per decodificare autonomamente la realtà, per quanto complessa essa sia, è difficile che si resti imprigionati dai suoi pericolosi ingranaggi o irretiti dalle sue subdole lusinghe. Ciò che serve oggi, specialmente alle nuove generazioni, è una maggiore consapevolezza delle immense opportunità che hanno a portata di mano proprio grazie all’eccezionale progresso tecnologico. Non credo, quindi, che la “Commedia" sia lontana dalla dimensione odierna e se anche così fosse questa nostra realtà, per il proprio bene, dovrebbe fare di tutto per riavvicinarsi senza filtri e preconcetti al capolavoro dantesco! ![]() |
PUBBLICATO 04/05/2016 | © Riproduzione Riservata

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