Scusate se non piango
Leonardo Marra
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Scusate se non piango, ma la notizia delle dimissioni della giunta comunale mi procura, al contrario, un certo sollievo. Se non altro è finita una delle parentesi più buie per la nostra comunità. Non so cosa ci riserverà il futuro, né se il prossimo turno elettorale porterà un cambiamento (ne dubito), ma almeno spero sia chiaro, dopo questa amministrazione, che politici non ci si improvvisa.
Da oggi immagino la corsa al cambio di casacca. I soliti noti che, pur di restare a galla, cominceranno ad intrallazzare, si spenderanno in sorrisi, strette di mano, rassicurazioni, consumazioni offerte al bar, discussioni nelle quali daranno sempre ragione pur di raggranellare qualche voto. Altri, sapendo di poter contare sui voti della propria “tribù” per continuare a scorrazzare, a dimenarsi come ossessi nei consigli comunali, infischiandosene di parole come “democrazia” e “bene comune”, mostreranno strafottenza e tracotanza pur di rassicurare il proprio ego sulla capacità di riuscire a prendere tutti per il culo ancora una volta. Non piango perché le lacrime le ho versate durante questi anni nei quali ho sperato di uscire dalla melma ed invece, dopo tanti sacrifici, mi sono ritrovato nella merda. Avevo sperato in chi di mestiere gestisce conti tutti i giorni, immaginando che potesse farne due anche per tutti noi, portandoci fuori dal baratro nel quale stavamo cadendo. Mio malgrado avevo riposto fiducia in chi era stato portato sullo scranno di sindaco dalla maggioranza degli elettori, i quali lo avevano scelto come guida seguendo, come sempre, i proclami, le parole, che già allora avevano il sapore di stantio, urlate a tarda notte nei comizi elettorali; con quelle cantilene, quasi da lavaggio del cervello, ripetute fino all’ossessione. Ho letto su queste pagine la lettera dell’ex sindaco (clissa qui) e, francamente, non ho potuto fare a meno di sorridere (ormai non si piange più) scorrendo quelle righe scritte in tono accorato, rassegnato a sottostare alla volontà di un consiglio comunale ed una cittadinanza che non ha saputo comprendere i suoi sforzi per cambiare la città. Già i suoi sforzi… ma quali? Quelli che negli ultimi tempi e soprattutto negli ultimi giorni avevano sfiorato la deriva autoritaria? (Vedi “affaire” sulla registrazione del consiglio comunale.) Sapete, qualche decennio fa gli statisti, e non solo, facevano a gara per lasciare ai posteri opere utili che sarebbero state apprezzate e che avrebbero dato modo, ai loro esecutori, di essere ricordati a lungo. Ai nostri giorni ogni personaggio che passa dalle poltrone comunali si ricorderà per le opere incompiute o per i monumenti all’inutilità che sono costati centinaia di migliaia di euro ai cittadini. Ad Acri, probabilmente, vantiamo il primato di queste opere in rapporto alla popolazione. All’appello mancava una pista ciclabile della quale pochi sentivano il bisogno. Ci ha pensato l’amministrazione uscente, sradicando alberi e annientando uno stupendo viale alberato ora ridotto ad una banale strada cittadina, ristretta così tanto che è persino impossibile parcheggiare; il tutto per qualche metro di “doppia” pista che, è facile presumere, non sarà mai utilizzata da nessuno. Però magari, ora che hanno tempo, gli ex amministratori potrebbero utilizzarla per riflettere, tra una pedalata ed un’altra, sui danni che hanno provocato alla città. Il mio rimpianto è di non aver fatto un gesto eclatante tipo legarmi ad uno di quegli alberi cercando di salvare loro e quel poco di dignità che restava al popolo acrese. Non ho avuto il coraggio di farlo e me ne vergogno, ma, immagino, non sarebbe cambiato nulla. Troppi interessi al di sopra del popolo. Già…, perché il popolo è “sovrano” solo all’occorrenza, per il resto del tempo vale meno di un rotolo di “scottex”. Adesso consiglieri e giunta evocano la storia ed i suoi ricorsi per dare del traditore a chi ha avuto il coraggio (qualunque sia il motivo) di staccare la spina ad un governo (esso sì traditore), che, ignorando la voce degli stessi cittadini che lo avevano eletto, ha continuato a fare e disfare la città a proprio piacimento. Cari ex-amministratori, fate un favore a noi e a voi stessi: abbiate il pudore di non ricandidarvi, tornate a fare quello che, probabilmente, sapete fare meglio, lasciate perdere la politica dove avete dimostrato benissimo i vostri limiti. Cari concittadini acresi, sono d’accordo con chi vi esorta a guardare chi sono i traditori, ma in questo marasma c’è solo da sperare che Dio ce la mandi buona. |
PUBBLICATO 06/02/2017 | © Riproduzione Riservata

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