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Condannato per stupro.

Roberto Grandinetti
Foto © Acri In Rete
E' stato condannato a quattro anni e quattro mesi di reclusione l'uomo che nello scorso mese di agosto aveva rapito e violentato una giovane di 18 anni.
Si tratta di Antonio Abbruzzese, 58 anni di Acri che ieri è stato condannato dal gup Giusy Ferrucci su richiesta del pm Donatella Donato. La ragazza era difesa dall'avvocato Marina Pasqua che ha anche rappresentato il Centro contro la violenza alle donne Roberta Lanzino che si era costituito parte civile. L'uomo è stato processato con rito abbreviato, su richiesta del difensore avvocato Salvatore Sisca. I fatti risalgono ai primi giorni di agosto del 2004. La ragazza era rimasta prigioniera dell'uomo e terrorizzata, ha subito, sotto la minaccia di un affilato taglierino, gli abusi del suo violentatore. La vittima dei presunti abusi era una diciottenne di origini albanesi.
Il violentatore, Antonio Abbruzzese, 58 anni di età, operaio senza lavoro, ha dovuto rispondere dei reati di sequestro di persona, violenza sessuale e lesioni personali aggravate dall'uso di un taglierino. Ad arrestarlo, praticamente in flagranza di reato, sono stati i carabinieri di Acri, coordinati dalla compagnia di Rende.
Alla vista dei militari dell'Arma, che hanno fatto irruzione nella casa nel centro storico di Acri, la diciottenne, avvolta in un lenzuolo, ha teso le braccia, scoppiando in un lungo pianto. Restano le ferite corporali e, soprattutto, quelle psicologiche, le più difficili da rimarginare.
La giovane albanese, F. M., già un anno fa era rimasta coinvolta in una simile vicenda. In sette, tutti suoi connazionali, furono accusati di averla violentata all'interno di un casolare abbandonato di Acri. Alcuni furono prosciolti, per altri il procedimento è ancora aperto.

I FATTI. L'arresto di Antonio Abruzzese risale alla notte del 3 agosto. Il tutto è partito da una denuncia dei familiari della diciottenne, preoccupati della sua assenza. La giovane, uscita nel pomeriggio, non era ritornata a casa. Cosa che è bastata ai suoi genitori per preoccuparsi e lanciare subito l'allarme, raccolto dai carabinieri di Acri, che si sono subito messi alla ricerca della giovane, tra l'altro sofferente di problemi psicomotori.
Più passavano le ore, più prendeva corpo l'ipotesi che alla giovane fosse successo qualcosa di grave. Ipotesi confermata dalla segnalazione della mamma di F. M., che aveva ricevuto una telefonata dalla madre, nonna dell'albanese scomparsa. L'anziana era stata contattata col cellulare dalla nipote, che avrebbe approfittato di un momento di distrazione dell'operaio per telefonare alla nonna: "Sono a casa di Antonio, venite a prendermi". I militari dell'Arma si sono così catapultati verso l'abitazione dell'operaio. Era da poco passata la mezzanotte.

AVVOLTA IN UN LENZUOLO. Arrivati, i carabinieri hanno bussato alla porta di casa di Abruzzese, che si è mostrato sorpreso del loro intervento. I carabinieri sono entrati nell'appartamento, dirigendosi verso la stanza da letto. Dove, per terra, hanno trovato la giovane albanese. F. M. era coperta da un lenzuolo e altri stracci. Secondo gli inquirenti, l'uomo l'avrebbe gettata per terra e coperta con l'intento di nasconderla agli occhi dei militari.

LA VIOLENZA. Antonio Abruzzese è stato ritenuto responsabile del reato di violenza sessuale e sevizie. Secondo l'accusa ha adescato la giovane albanese, facendola entrare nel suo appartamento, dove ha consumato la violenza. Nello specifico, l'operaio di Acri con un taglierino avrebbe ferito la giovane alle gambe e all'addome.

Fonte: Il Quotidiano della Calabria

PUBBLICATO 29/4/2005

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