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Guai giudiziari per Giuseppe Chiaravalloti, ex presidente della Regione Calabria.

Repubblica.it
Foto © Acri In Rete

Guai giudiziari per Giuseppe Chiaravalloti, 71 anni, ex presidente della Regione Calabria di Forza Italia, accusato di aver intascato fondi statali ed europei che dovevano servire alla depurazione delle acque. La Procura della Repubblica di Catanzaro ha emesso un' informazione di garanzia nei suoi confronti in cui si ipotizza il reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato.

Chiaravalloti è attualmente vicepresidente dell' Authority per la privacy: oltre alla carica di presidente della Regione, è stato anche commissario straordinario per l' emergenza ambientale, il suo nome è stato fatto proprio nell'inchiesta sulla gestione dei finanziamenti destinati alla depurazione delle acque.

Con lui sono indagati l'ex assessore regionale all' Ambiente, Domenico Basile, di 53 anni, di An, e Giovambattista Papello, di 49, ex funzionario dell' ufficio del Commissario delegato per l' emergenza ambientale in Calabria ed attuale consigliere d' amministrazione dell' Anas. Nei confronti di Chiaravalloti, Basile e Papello vengono ipotizzati anche i reati di abuso d' ufficio, danneggiamento e disastro ambientale. I carabinieri del Reparto operativo di Catanzaro stanno notificando altre informazioni di garanzia ad altri funzionari ed impiegati regionali, ed imprenditori titolari di ditte che gestiscono la manutenzione dei depuratori.

Oltre che lo Stato, a subire il danno derivante dalla truffa sarebbe stata anche l'Unione europea, erogatrice dei finanziamenti per miliardi di euro per il settore ambientale. L' inchiesta che ha portato all' emissione delle informazioni di garanzia ha preso spunto dalla relazione del 2004 (quando Chiaravalloti e Basile erano ancora in carica) della sezione regionale di controllo della Corte dei conti sull'inquinamento delle coste e sulla gestione degli impianti di depurazione.

Nella relazione venivano denunciate responsabilità degli ex amministratori regionali nella gestione degli impianti di depurazione della fascia tirrenica, compresa nelle province di Vibo Valentia, Catanzaro e Cosenza.
Per le persone coinvolte nell'inchiesta, vengono ipotizzati presunti illeciti nella gestione dei contributi per il settore della depurazione delle acque per opere in parte mai ultimate e mai collaudate. In tal modo, sempre secondo l' ipotesi accusatoria, l' Ufficio per l' emergenza ambientale della Regione Calabria avrebbe derogato dalle procedure comunitarie in materia di appalti, con la gestione illecita di contributi per diversi miliardi di euro.

Ne sarebbe derivato un commissariamento strumentale ed elusivo delle competenze regionali, senza ottenere alcun risultato apprezzabile nella gestione del settore della depurazione. Si sarebbero così create strumentali situazioni di emergenza per ottenere e spendere fondi con criteri giudicati irregolari.

Le condotte illecite e le omissioni, inoltre, sarebbero state ripetute al fine di ottenere proroghe del Commissariamento della Regione Calabria nel settore dell' emergenza ambientale. Dalla presunta condotta illecita degli ex amministratori regionali sarebbe derivato anche un ingiusto profitto per le imprese cui era affidata la gestione dei depuratori, per un importo di oltre duecento milioni di euro, provocando un disastro ambientale, con conseguente pericolo per la salute pubblica.

Chiaravalloti è un ex magistrato e nel corso della sua carriera è stato pretore dirigente a Catanzaro, avvocato generale della Corte d' appello, sempre nel capoluogo calabrese, e procuratore generale della Corte d' appello di Reggio Calabria. Nel 2000 è stato eletto presidente della Regione Calabria, per conto del centrodestra, battendo l'ex direttore del TG1 Nuccio Fava. Alle regionali dello scorso aprile Chiaravalloti non si è ricandidato.


PUBBLICATO 16/5/2005

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