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«Acri un polo d'attrazione.»

Piero Cirino
Foto © Acri In Rete
Sebbene sia consigliere regionale solo da pochi mesi, non è azzardato dire che Michele Trematerra abbia già maturato una certa dimestichezza nella ricca liturgia politica. In questo, molto ha influito il vivere di riflesso l'attività paterna. A ogni modo si è già affrancato dalla non facile condizione di "figlio di", acquisendo una sua autonomia. Ci riceve nel suo studio privato, in una gelida mattinata di novembre, e accetta di parlare delle ultime vicende politiche locali.
Siete riusciti a capire i motivi della sconfitta alle comunali?
«Un'analisi approfondita del voto dice che si è trattato solo di una sconfitta numerica, peraltro di misura, e non di una bocciatura politica del governo locale di centro-destra. Hanno anche influito fattori esterni, soprattutto in considerazione del fatto che vi era un clima politico regionale e nazionale non favorevole alla Casa delle Libertà. Faremo un'opposizione responsabile e costruttiva, che sia in grado di contribuire a far crescere ulteriormente la città e che ci permetta di preparaci al meglio alla prossima sfida».
Qual è il suo giudizio sui primi mesi di attività della nuova giunta?
«E' ancora presto. Finora non vi sono state scelte amministrative caratterizzanti, considerato che ci si è unicamente preoccupati di rimodulare quanto fatto dalla giunta precedente. In sostanza, non si percepisce ancora l'avvio di una nuova fase».
Tre questioni attuali: Ss 660, ordine pubblico e lavoro.
«Per la Ss 660 occorre far presto: è un momento propizio per la realizzazione della nuova infrastruttura e non vorrei che fosse sprecato in bizantinismi o sterili polemiche politiche. Per quanto riguarda l'ordine pubblico, Acri continua a rimanere una città pulita, anche se vi sono fenomeni da non sottovalutare. Per la disoccupazione, la classe politica può e deve creare occasioni di lavoro e di sviluppo. Le infrastrutture sono importanti come mezzo, come motore di avviamento, per far crescere alcuni settori che possono diventare trainanti per la crescita della città. Penso al turismo e all'artigianato. Acri possiede le qualità per diventare polo d'attrazione e punto di riferimento dell'intero comprensorio».
In questo cosa può fare la Regione?
«Acri possiede gran parte dei servizi necessari. Basti pensare al presidio ospedaliero, che riesce a erogare prestazioni di qualità e può contare su ottime professionalità. La Regione deve salvaguardare e, laddove si dovesse rendere necessario, potenziare questi servizi. Inoltre deve fare la sua parte nella creazione di una viabilità in grado di far uscire Acri dal suo atavico isolamento».
Cosa ha lasciato il centro-destra in eredità?
«Innanzitutto la consapevolezza nei propri mezzi e nelle proprie possibilità. La città in questi anni è cresciuta molto, sia dal punto di vista urbanistico che sociale. L'ex assessore regionale ai Lavori Pubblici, Aurelio Misiti, parlò di un "modello Acri". Poi rispetto al passato c'è più chiarezza dei ruoli: chi vince governa, chi perde sta all'opposizione».

PUBBLICATO 23/11/2005

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