Religione Letto 2286  |    Stampa articolo

Salto in alto, salto in largo.

sac. Sergio Groccia
Foto © Acri In Rete
Nel deserto della vita è possibile essere morsi dai denti di serpenti velenosi quali le disavventure del rifiuto o le restrizioni di ogni possibile espressione umana…
Sono i momenti estremi di rischio che divorano le possibilità di vita della persona a favore di una morte pressoché immediata.
La ribellione alla propria esistenza apre voragini di attesa e scava abissi di delusione.
Ma a chi sta naufragando nelle acque incostanti del proprio vissuto si tende la mano della divina presenza e l'esperienza della salvezza si fa pregnante di significato.
Risorse inaspettate fluiscono quando hai vissuto sul ciglio della morte, è come se la luce dell'intelletto ormai spenta ritrovasse nuova fiamma e colmasse ogni vuoto.
Bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato, perché chi crede abbia la vita eterna. Questa urgenza fa pensare che non siamo in grado di riconoscere il Figlio dell'uomo tra gli uomini, che abbiamo bisogno di sperimentare il limite della caduta per avvertire forte la necessità di qualcuno che ci salvi.
Le recriminazioni su Dio e sui suoi amici avvelenano l'esistenza, ma anche in questo caso Dio è salvezza.
La recriminazione viene innalzata non come condanna ma come parola di guarigione. Il dover alzare lo sguardo, il non far da sé.. questa è salvezza.
Il Figlio dell'uomo posto in alto è sorgente della vita, lì dove la croce si fa abbraccio.
C'è il cielo, c'è la terra.
Queste due assi di legno che si incrociano parlano di salto in alto verso Dio e salto in largo verso gli uomini; nessuno resta fuori!
Lo spazio di incontro tra le due dimensioni è lo spazio della vita umana di Cristo, uomo e Dio.
Qui siamo chiamati a sostare, se vogliamo capire qualcosa di più del mistero che ci avvolge, qui dove si consuma il dono ineffabile del suo essere tra noi.

Dove son già fatte le strade, io smarrisco il cammino. Nell'oceano immenso, nel cielo azzurro non è traccia di sentiero. La viottola è nascosta dalle ali degli uccelli, dal fulgor delle stelle, dai fiori delle alterne stagioni. E io domando al cuore, se il suo sangue porti seco la conoscenza dell'invisibile via (Tagore).


PUBBLICATO 14/02/2009

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