OPINIONE Letto 2668  |    Stampa articolo

All’alba (delle calende greche) vinceró.

Ilenia Faragasso
Foto © Acri In Rete
Ho sempre creduto nella meritocrazia, nell'onestà, nelle giuste ricompense. Fin qui "nulla di nuovo sotto il sole": alla mia giovane età è ovvio credere in determinati valori e in una determinata morale. Ciò che dovrebbe stupire è che continuo a crederci, sebbene abbia la prova tangibile che esistono poche cose conformi al mio "utopico" pensiero.
Nel mese di settembre del 2008 mi sono avvicinata con entusiasmo agli scritti di Giuseppe Antonio Arena, in particolar maniera alle sue poesie: le ho scrutate, lette, assaporate. Mi è sembrato che il suo pensiero fosse quello del "rivo strozzato" di montaliana memoria, forse perché le pareti sociali in cui abitava erano stuccate con l'Indifferenza, intonacate con la Negligenza, rifinite con la Superficialità. Affascinata dalla sua personalità, mi sono cimentata nella stesura di un elaborato sulla sua attività poetica, naturalmente dopo aver letto il seguente bando: "La Giuria assegnerà, ove lo ritenga opportuno, una o più borse di studio di euro 1.500,00, finalizzate ad un soggiorno all'estero, ad elaborati sull'attività poetica di Giuseppe A. Arena svolti da studenti delle Scuole Superiori di Acri".
Qualche mese dopo aver inviato l'elaborato ho preso visione di una locandina esposta nella bacheca del liceo classico in cui studio: era l'invito ufficiale alla VI edizione del Premio Nazionale Arena, fissato per il 24 gennaio 2009. La sera della premiazione mi sono recata al Palazzo "S. Severino" e ricordo di aver assistito anche al convegno che precedeva la premiazione vera e propria. Credevo che il vincitore della sezione riservata agli studenti sapesse già di essere tale, in realtà mi sbagliavo, perché alla fine del convegno, quando la gente si accingeva ad andare a cenare, dal palco proclamarono due vincitori. Ho sentito che il nome della prima vincitrice era il mio e sono seguiti i complimenti per la particolare bellezza dell'elaborato e per le particolarità metaforiche che erano state adottate. Per una ragazza di diciotto anni, amante della poesia, della narrativa, della stesura di elaborati, è difficile spiegare la gioia di quel momento. Forse è un gioire per troppo poco, ma in quell'istante ho pensato che il mio amato Schopenhauer si era sbagliato nel formulare le sue tesi sull'inesistenza della felicità. E forse fu proprio questo stato di eccessiva felicità che ha portato le mie orecchie a sentire che era stato assegnato il primo posto al mio elaborato ed il secondo a quello di un altro studente. Tuttora credo davvero che il mio udito mi abbia giocato un brutto scherzo, poiché (dopo quasi quattro mesi) sono venuta a conoscenza di un verbale in cui vengono presentati due vincitori "ex equo", io e l'altro ragazzo, che dovrebbero dividere tra loro una sola borsa di studio. Mi accorsi allora di aver interpretato male il bando che "supra dixi", infatti io credevo che significasse che ogni vincitore avrebbe avuto la sua di borsa di studio per intero. Ma, lasciando da parte il vile denaro, poiché non è per quello che mi lamento, è stato difficile anche venire a conoscenza di questo verbale, infatti dopo la manifestazione, durante la quale mi era stato detto che avrei ricevuto il premio "comodamente" a casa mia (senza neanche una piccola spesa di spedizione),non ho più saputo nulla del mio premio. Ho cercato di informarmi, di sapere, di capire. Sono andata diverse volte al Palazzo "Padula" e all'Ufficio Comunale a parlare con vari Signori G. - come direbbe Giorgio Gaber - ma invano.
Carlo Levi diceva che la popolazione lucana dava alla parola "crai", che nell'italiano corrente significa "domani", l'accezione di "mai". Beh…è la stessa connotazione che assume nel mio paese! Così ho compreso con maggiore chiarezza cosa fosse il "rivo strozzato" che aveva dentro Arena. In più ho capito anche di essere una sua "coinquilina" nella casa fatta di Indifferenza e di "Non Riconoscenza del Merito".
In quanto essere umano ho avuto in dono la "Parola", ora spero diventi "Favella" perché non ho intenzione di restare in silenzio dinanzi a tali e simili esperienze. Forse dopo questo vacuo articolo riceverò/non riceverò la borsa di studio o forse mi tacceranno di "megalomania", ma è ciò che la "Volontà di Vivere" mi ha incitato a scrivere.
I ragazzi meritevoli acresi sono andati nel New Jersey, i ragazzi meritevoli viennesi sono venuti in Calabria, io, ragazza (meritevole?) acrese resto nella mia natia Acri!
Davvero nella stretta di mano calorosa dei vari Signori G. e nei loro sguardi amichevoli ho letto solamente le seguenti parole: "Il suo premio? Alle calende greche, signorina, non si preoccupi…o al massimo CRAI!"

PUBBLICATO 11/05/2009

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