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Idv. Fusaro pronto a lasciare se non cambiano le cose.

Roberto Saporito
Foto © Acri In Rete
Michele Fusaro, consigliere provinciale, è seccato e amareggiato sia per il trattamento poco corretto che gli sta dedicando qualche tesserato del suo stesso partito sia per come stanno le cose all'interno di IdV. Fusaro fa politica attiva da poco più di un anno, da quando, cioè, è stato eletto con oltre mille voti, un'eccellente perfomance, al consiglio provinciale nella circoscrizione di Acri.
"Ero convinto che IdV poteva rappresentare un alternativa valida e seria in un panorama partitico devastato da lotte interne e poco condivisibili ma mi sono reso conto che a Cosenza il partito sembra essersi appiattito sulle posizioni di pochi intimi che portano avanti una politica casereccia molto discutibile alla luce anche dei risultati che non sono stati certo brillanti."
Fusaro, poi, precisa, "ho cercato di elevare il tono differenziandomi ed evitando di schierarmi per una o un'altra parte e, quindi, di difendere posizioni personali che nulla hanno a che fare con la politica e con i bisogni della gente e della provincia tutta."
Quindi respinge le ipotesi di un eventuale passaggio all'Api ma nello stesso tempo non si dice soddisfatto dello stato di salute del partito; "non ho avuto e non ho alcun contatto con nessun dirigente Api, non ho bisogno di un posto al sole né di trovare collocazioni partitiche a differenza di chi ha fatto il giro di tutti i partiti costituzionali pur di accaparrarsi un ruolo che gli possa consentire di possedere il partito. Quanto si legge sono solo falsità suggerite, probabilmente, da chi ormai, non avendo grossi impegni, impiega il suo tempo a discreditare le persone e ad inventare improbabili cambi di casacca."
Fusaro
conclude e rincara la dose; "a Cosenza IdV non è un partito serio né democratico, che non depone a favore del confronto, è un partito asservito al capo di turno, ed è un partito che ha permesso di celebrare un congresso che ha visto non due anime diverse che potrebbero rappresentare la pluralità ma due fazioni che vogliono diventare i padroni del partito. Rigetto ciò ed in questo contesto ho preferito non partecipare al congresso perché avevo intuito la presenza di una faida interna e come sarebbero andate le cose ed i fatti, alla fine, mi hanno dato ragione."

PUBBLICATO 15/07/2010

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