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FC Calcio Acri, la rivincita di Andreoli.

Roberto Saverino
Foto © Acri In Rete
Parlare di impresa è forse eccessivo, ma non sbagliamo se diciamo che la vittoria dell'Acri, legittima e soprattutto limpida, è senza dubbio un bel capolavoro. Una promozione sudata e sofferta, che porta la firma di tutte le componenti rossonere, a partire dalla società, per arrivare al gruppo di calciatori, passando per chi ha allestito l'organico, i collaboratori e la tifoseria. Su tutti, però, spicca senza alcun dubbio l’allenatore Angelo Andreoli. Questo successo ha tanti padri, ma se c'è uno a cui bisogna dare un merito particolare, ebbene questo è il tecnico di Fuscaldo, uno che mastica calcio da una vita, che lo ha praticato ad ottimi livelli, sempre con bravura ed estrema signorilità, e che ancora oggi potrebbe scendere in campo e fare la sua ottima figura. Il trionfo di Acri è anche la rivincita verso chi, la passata stagione, non gli ha dato credito. Di chi lo ha messo troppo presto da parte, rimanendo poi con un pugno di mosche in mano. Diciamolo chiaramente, anche se lui ha bandito le polemiche: quell'esonero di Rende non gli era affatto andato giù, anche perché era in linea con i programmi iniziali. Dall'anno scorso ad oggi, però, a distanza di poco tempo, il campo ha segnato la sua rivincita oppure, visto che per tener fede al proprio stile, non ama usare questo termine, il campo, dicevamo, ha dimostrato che se gli si dà credito e fiducia, il suo lo riesce a portare puntualmente a casa.
L'Acri era ed è una squadra forte e ben allestita, ma non era e non è la più forte o, per intenderci, non era quella che aveva l’obbligo di vincere. Con questo non vogliamo sminuire il successo dei vincitori: d’altronde il campionato ha dimostrato che i rossoneri hanno meritato la Serie D. Allo stesso tempo, in Eccellenza, c'erano altre squadre che avevano speso anche qualcosa in più della formazione poi vincitrice. Il successo, insomma, non era scontato (come invece lo è stato in precedenti stagioni e chi mastica calcio sa bene a cosa ci riferiamo).
Se non si fosse saliti di categoria, nessuno ad Acri avrebbe parlato di fallimento. Invece la squadra è stata brava a proseguire col suo passo, ha saputo reagire ai pochi momenti negativi e poi, a stagione in corso, ecco la mossa intelligente (per intenderci quello che non ha fatto il Montalto), ossia l'acquisto di un altro centravanti, senza ricorrere a spese folli. I rossoneri hanno preso Provenzano che si è subito inserito negli schemi di Andreoli (gli stessi che hanno esaltato Paolo Gallo) ed ha segnato gol decisivi, riuscendo così a sopperire all'assenza del bomber titolare, il quale, però, si è ripreso proprio nel momento giusto, coronando, contro il Roccella, una stagione magica (ed anche di questo va dato atto ad Andreoli).
Chi ha avuto la possibilità di vedere in azione l'Acri ha tratto l'idea di una squadra che sa il fatto suo, che non butta mai via il pallone, che ama prendere l'iniziativa ma che, quando occorre, non si fa storie se deve mettere da parte il fioretto e giocare di sciabola. I rossoneri hanno costruito in casa il proprio successo (41 punti su 45), ma anche fuori si sono fatti rispettare (24 punti, come al Montalto, ma con 7 successi). De Luca e soci, pertanto, se la sono giocata su ogni campo, proprio come preteso dal suo allenatore, il quale quando giocava (e parliamo di un paio di anni addietro, non certo di secoli!) non ci stava a perdere neppure nelle partitelle. Lode all'Acri, insomma, ed al suo successo limpido (e qui ci ripetiamo e non ci stancheremo mai di farlo). E lode anche ad Angelo Andreoli, che non doveva dimostrare nulla, ma che in realtà ha dimostrato tanto. Anche a chi, sbagliando, l'anno scorso non gli ha dato la fiducia che meritava.





































































































Foto: Damiano Covello.

Fonte: "Quotidiano della Calabria" del 13-04-2011.


PUBBLICATO 13/04/2011

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