Decesso Fusaro, indagato l’intero staff medico


Roberto Saporito
Per la morte di Antonio Fusaro, la Procura della Repubblica di Novara, ha iscritto sei persone nel registro degli indagati. Si tratta di Mauro Rinaldi, Ezio Micalizzi, Mario Commodo, Marco Lanfranchi, Barbara Giamundo e Daniele Pierelli. In pratica l’intero staff medico che effettuò l’intervento chirurgico nel febbraio del 2014 ed ora indagato con l’accusa di omicidio colposo. Dopo venti giorni dall’intervento, infatti, Antonio Fusaro decedette ma la sorella, Annunziata, decise di intraprendere le vie giudiziarie per fare chiarezza.
Fusaro, 43 anni, celibe, era affetto da una malformazione alla valvola mitralica e il 5 febbraio 2014 e decise di rivolgersi all’ospedale Maggiore di Novara dove fu sottoposto ad un intervento cardiochirurgico durato ben sette ore. Non essendosi risvegliato, Fusaro fu trasportato in coma farmacologico all’ospedale Molinette di Torino dove, purtroppo, morì il 24 febbraio. L'ipotesi che l'intervento sia stato eseguito in maniera non corretta è, al momento, uno dei fatti su cui sta indagando la procura di Novara. Per quanto riguarda il trapianto sarà la procura di Torino a stabilire se è stato eseguito per coprire un errore dell'equipe novarese o se si sia trattato di una procedura normale. “Secondo noi, afferma Mario Murano, il legale dei familiari di Fusaro, l'equipe cardiochirurgica si è cimentata in un intervento di minitoracotomia, meglio e tristemente nota come chirurgia mini invasiva, su cui non aveva acquisito le necessarie competenze professionali. Tale assunto è provato dalla circostanza che il primario di Novara, Ezio Micalizzi, si avvalse della figura professionale del prof. Mauro Rinaldi delle Molinette di cui, però, si ignora allo stato l'effettiva presenza in momenti cruciali dell'intervento.Sono stati compiuti numerosi errori durante l'intervento, con un clampaggio aortico, tempo in cui il cuore è stato fermato in tutte le sue funzioni, di gran lunga superiore a quello tollerabile. Nella durata complessiva dell'intervento, e sopratutto del clampaggio aortico, va individuato il principale fattore causale della mancata ripresa di valida attività cardiaca al momento dello svezzamento del paziente dalla macchina cuore-polmone. Ora incomincia la lotta per ottenere giustizia ed impegneremo tutte le forze al riguardo. Dallo studio approfondito delle cartelle cliniche abbiamo percepito che qualcosa di anomalo è successo in quella maledetta sala operatoria. Non ho esitato a cimentarmi in complessi studi di cardiochirurgia per svelare le gravi responsabilità dei cardiochirurghi che per eseguire l'intervento hanno impiegato un tempo sproporzionato rispetto a simili pratiche operatorie. Attendiamo altri risultati per convalidare definitivamente l'ipotesi della responsabilità per presumibile colpa grave, nelle specie dell'imperizia e dell'imprudenza, atteso che il primario cardiochirurgo di Novara, Ezio Micalizzi, non avendo ancora superato la curva di apprendimento per quel tipo di tecnica operatoria aveva necessità di essere affiancato dal prof. Mauro Rinaldi, primario delle Molinette. Lo stesso trapianto, eseguito in condizioni di disperata emergenza, conclude Murano, desta forti perplessità circa la necessità di effettuarlo realmente allo scopo di salvare la vita di un paziente già compromesso in tutte le restanti funzionali vitali e in particolare in quelle cerebrali.” |
PUBBLICATO 30/09/2015

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