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Fondazione Vincenzo Padula: un' istituzione esaustiva o esausta?

Foto © Acri In Rete
Michele Ferraro
O lettori, e lettrici, cui fortuna sorrise, lasciate di contemplare le piaghe di un Cristo di legno: io vi predico la vera religione, e vi mostro un Cristo di carne, il bracciante”.
Prima di trattare sull’argomento “Fondazione Vincenzo Padula” è doveroso chiarire le motivazioni che mi spingono ad affrontare nuovamente questo tema, sulla base che  la Cultura sia intesa come bene essenziale. Siamo sempre più consapevoli che la cultura di massa sta rapidamente  egemonizzando la vita quotidiana, plasmando con i suoi prodotti  gli individui e le loro menti, ragion per cui  intervenire sulla cultura materiale costituisce quell’occasione per agire sulla cultura immateriale, proprio perché quest’ultima è più lenta in quanto le mentalità rimangono immutate per secoli.
Partendo proprio da questa considerazione, credo sia doveroso interrogarsi se il porgitore  lo stia facendo secondo una prospettiva di cultura di massa o di cultura popolare e se il foraneo sia solo elemento di facciata o sia concretamente giustificato da un progetto chiaro?
Non vorrei scadere in uno scrivere contumelioso ma  continuo a credere  che  l’aspetto intellettuale del Padula come motore di innovazione si stia nel tempo assopendo, quasi a divenire di marginale importanza e che la Fondazione  stessa risponda solo parzialmente a quelli che sono gli scopi che lo statuto prevede. Ricordiamo che Vincenzo Padula è stato un attento studioso  dei costumi della propria terra ed attento soprattutto a rapportare dimensione culturale e condizione economico-sociale. In Padula l’attenzione è rivolta verso la poesia ma il cuore batte per la miseria e per la fame in cui il popolo è costretto a vivere. Lo afferma anche Luigi M. Lombardi Satriani quando dice: “ In Padula vi è una prospettiva politica finalizzata all’eliminazione della miseria”.
Le opportunità per dibattere sulla questione Fondazione sono poche, se non fosse per lo spunto che puntuale ci offre il “Premio Vincenzo Padula”.
 Anche su questo punto trovo pertinente fare qualche considerazione! Come ogni anno  i temi affrontati  sono stati e saranno validi,  attuali, dettagliati ed opportuni  ma dal fronte progettuale  restano e resteranno evanescenti. Le giornate dedicate ci offrono essenzialmente argomentazioni di promozione di un prodotto suggerito dalle case editrici, oppure illustri personaggi familiari al mondo televisivo ed ancora autorità politiche che per vicinanza o facciata presenziano al “Premio”.   Ancora troppo poco è l’impegno volto nella direzione di considerare la Fondazione esempio di generatrice di ricchezza. 
Trovo che siano ancora latenti per esempio  l’istituzione di un gruppo costituito da giovani, da amministratori, da artisti e da studiosi che  costantemente progettano e lavorano su programmi culturali, propositi politici, magari volti a scardinare la parola crisi che etimologicamente significa scelta, decisione, valutazione e quindi opportunità.
La cultura di un territorio è un concetto dal significato molto vasto, una sorta di contenitore che va continuamente riempito.
La Fondazione a tutt’oggi è ben lontana dal proporsi come centro attivo di iniziative e punto d’incontro di persone ed istituzioni, accomunate dall’intento di restituire la figura del Padula all’universo contemporaneo, all’Europa, all’Italia e alla sua città. Le attività sono circoscritte e finalizzate attorno al “Premio”; non si accenna ancora verso la direzione di sviluppare attività costanti e continuative. Assenti le relazioni progettuali con le università italiane ed estere. Ad oggi costellano attorno al Premio  figure  di alto spessore  ma che nel concreto si traducono in figure sterili dal punto di vista innovativo. Non sono ancora chiari dopo anni di attività della Fondazione quali siano gli obiettivi da perseguire e raggiungere, in maniera costante e continuativa, come per esempio la formazione delle nuove generazioni, la promozione di iniziative scientifiche e didattiche, la creazione di una casa editrice, l'apertura di nuovi musei, la promozione della cultura e dell’arte e non per ultimo la divulgazione del pensiero del Padula. Consapevole che diversi sono i soggetti deputati alla crescita culturale e diverse sono le forme di collaborazione e di interazione ma rimane di fatto l’indiscutibile disposizione di un ruolo volto a generare ricchezza, nonché al miglioramento della qualità della vita stessa.

PUBBLICATO 29/10/2015





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