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La voce del silenzio

Foto © Acri In Rete
Franco Bifano
Sono d’accordo con chi pensa che la questione ospedale sia diventata ormai  una  sorta di scommessa. Capirne le dinamiche è complicato. Le cose vanno come in questi giorni va il traffico nelle grandi città a causa  dello  smog, a targhe alterne. Il traffico per via dell’ inquinamento atmosferico, le questioni che riguardano l’ospedale  per via dell’  “inquinamento” politico-commissariale. Per eliminare il primo, si aspettano con ansia le provvidenziali piogge; per il secondo si spera nell’arrivo di  un vero e proprio tsunami (di popolo s’intende).   Da qualche tempo ormai, le sorti del nosocomio rischiano di diventare una tragica farsa. Ne abbiamo sentite e ne sentiremo ancora delle belle: ospedale di montagna sì, ospedale di montagna no.  L’ospedale sarà ridimensionato? No,  verrà  piuttosto potenziato!  La TAC c’è?  No, è sparita! Ritornerà? Forse, come  “usato garantito”. Sarà uno Spok?  Bhu,  chi può dirlo !    
 Oggi, questi assurdi giochetti vengono fuori ancora volta, ma non se ne sentiva  il  bisogno, smascherati dal  triste  racconto che   Francesco Spina ha fatto su queste pagine circa l’ennesimo grave disservizio. Un racconto che costringe i cittadini a bere di nuovo nell’amaro calice di quella che poi è cruda  la realtà. Nell’occasione si parla di una famiglia e di un persona anziana, già provato dalla malattia,  sballottati sulle rive del Tirreno per  effettuare  la necessaria dialisi presso l’ospedale di  Cetraro perché, ad Acri, le uniche due infermiere in concedo di maternità non sono state, nel frattempo,  sostituite.
Ora si potrebbero scrivere, ancora una volta, fiumi di pagine sulle responsabilità  che, ovviamente,  ci sono. Servirebbe? Non credo. Può essere utile invece (ma non ci giurerei)  scrivere sul  senso di impotenza che inevitabilmente ci assale e accresce la  rabbia  davanti a queste situazioni. Forse è proprio questo, sentirsi impotenti, avere la sgradevole sensazione di non poter far nulla, che alla fine rende indifferenti. Grave errore!  Quando si diventa indifferenti alle ingiustizie che colpiscono gli altri, siamo destinati, inevitabilmente, a rimanere da soli quando ad esserne colpiti saremo noi. Sarebbe il caso di rifletterci un po’, non è una questione di poco conto, datemi retta. Chi subisce una palese ingiustizia non dovrebbe essere lasciato solo, ma affiancato, supportato da ognuno per le proprie competenze e sostenuto con ogni mezzo. Questo semplice passaggio culturale scatenerebbe una vera rivoluzione sociale che porterebbe incalcolabili vantaggi ai cittadini e gravi conseguenze al “trio delle meraviglie”: politici inconcludenti, inutili imbonitori e “cazzari” di ogni risma.
Quello che in fondo spaventa, è il silenzio quasi innaturale che da qualche tempo si respira nella nostra città. Non mancano le opinioni espresse, che a volte abbondano  sulla rete ma che non hanno seguito nel realtà politica quotidiana. Parlo del silenzio degli intellettuali controcorrente.  A proposito, ne abbiamo ancora nella nostra comunità? Sono molti? Sono pochi? Sono in via di estinzione, relegati in qualche oasi protetta del WWF? Ho sempre pensato che gli intellettuali dissonanti, le persone libere che manifestano il loro pensiero siano la grande e vera risorsa per ogni comunità. Il silenzio, quasi sempre, rende complici.

PUBBLICATO 31/12/2015





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