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L'amore malato

Foto © Acri In Rete
Franco Bifano
Si chiamava Pamela, aveva 29 anni e una vita ancora da vivere, aveva sogni e speranze. E’ invece la vittima numero 42 dell’anno, pugnalata dal delirio di possesso travestito d‘amore. E’ morta sul balcone al secondo piano di un palazzo residenziale alla periferia di Milano. Pamela ha implorato quell’uomo di 52 anni che diceva di amarla: “Ti prego…Ti prego…Ti prego,” una supplica in ginocchio sperando di fermare quel coltello con il quale invece ha continuato a colpirla per ben 24 volte. A nulla sono valse le urla dei vicini e persino l’arrivo dei carabinieri che provavano a sfondare la porta. Tutto inutile, niente può fermare la furia di chi confonde l’amore con il possesso. Spero che adesso non si tiri fuori l'uso di droghe e psicofarmaci come attenuanti di un gesto premeditato.
Innamorarsi è come essere travolti da un vento impetuoso di emozioni. Il timore, di perderne intensità, di non riuscire a vivere a pieno quello stato di grazia fa allentare ogni difesa e annullare ogni barriera, persino quella dell’evidente differenza di età. Del resto pare che l’amore renda ciechi. Deve essere vero, perché troppo spesso, purtroppo, si finisce per non vedere più i segnali inquietanti, di ignorare le parole che feriscono, di non badare persino all’umiliazione o l’imposizione di regole assurde.
Ogni relazione affronta le sue sfide quotidiane, ma devono essere ben chiari i limiti da non oltrepassare. Quante volte abbiamo sentito: “Lui è fatto così, è geloso perché ci tiene”, “Mi ha promesso che cambierà”. C’è un sottile confine che separa i sentimenti sani dall’amore tossico, forse è per questo che è facile oltrepassarlo.
Pamela non è solo un nome, non è solo la vittima numero 42. È l’ennesima la voce di tutte le donne che non hanno più voce.
Nessuna donna dovrebbe più morire così. Abbiamo il dovere di cambiare le cose.
L’educazione ai sentimenti deve partire dalla famiglia e trovare finalmente spazio nella scuola. Se rimandiamo ancora e non ci facciamo carico di questa priorità, sarà la rete a fare da "cattiva maestra".
Se continuiamo a ficcare la testa sotto la sabbia, anche a livello legislativo, allora ci saranno altre Pamela da piangere, vittime di carnefici, portatori di un amore malato che non conosce il valore del NO.

PUBBLICATO 18/10/2025





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