RELIGIONE Letto 1579

Francesco d’Assisi


Foto © Acri In Rete



Noi dell’inizio siamo stati creati per ultimi per poterci godere gli inizi, cioè per scoprire il fascino delle creature. Ma oggi siamo meno entusiasti delle creature, è proprio urgente andare a lezione da Francesco. Quando Francesco compose “Il cantico delle creature” doveva trovarsi nella stratosfera della contemplazione, sembra che ignori che il sole brucia ll raccolto e inaridisce la terra, ignorava che il vento spazza ciò che incontra nel suo cammino, che l’acqua inonda travolge e devasta, che frate fuoco minaccia e distrugge case e persone.
L’esaltazione di questi elementi, nel cantico, oltre che inno di lode è invito a organizzare le cose affinché siano motivo di vita non di morte, di gioia non di sofferenza. Affinché così sia bisogna mandare in esilio la parola “profitto”. Il Cantico è progetto, strategia operativa per salvaguardare il creato, santa madre terra.
Restiamo sempre conquistati dalla bellezza riassunta in ogni creatura, naturalmente bisogna uscire dal campo del profitto ed entrare nella sfera del rispetto e della custodia. Il grande Francesco invita costantemente ad ammirare l’opera del Creatore, la retta ragione promuove l’ordine e biasima il disordine: madre terra che abitiamo va ammirata – coltivata – custodita, a tempo opportuno va consegnata intatta, non sciupata e devastata.
Bisogna recuperare Francesco, è la buona strada lungo la quale si incontrano libertà creativa e prosperità delle belle cose e le belle cose sono da ammirare, mai da calpestare, da mettere a frutto, mai da sprecare. Alimentare l’animo disciplinando il corpo, recuperare lo sguardo meditativo ed orante di Francesco. Ciò comporta impegno di imprimere al linguaggio visivo verticalità che sonda le zone invisibili ed offre scene di ammirazione e di preghiera, è liturgia rinnovata, sempre nuova.
La ragione diventa voce plaudente alla ricchezza delle creature, il sano interesse avrà il primo posto sfuggendo la cultura dello scarto: tutto è bello, tutto è inno alla vita. Molto significativo il discorso di Teresa Calcutta sulla vita “facciamo in modo che ogni bambino sia desiderato, ciò continua a cantare l’inno della vita…è beatitudine assaporala, è bellezza ammirarla, la vita è vita, sempre va difesa…”
Con il cantico Francesco non vuole informarci sullo stato di salute e neppure raccomandarci su come comportarci. Francesco è un grande e vede in grande. Ha notato armonia nell’universo, nell’armonia ogni cosa è collegata alle altre cose e le influenza. La vicendevole influenza è come abbracciata da Francesco: “Frate – Sora”. Lo sfruttamento esagerato e sproporzionato delle risorse rompe l’armonia. Forse oggi muterebbe espressione in “povera terra nostra sora”.
Noi non la vediamo, Francesco vedeva la connessione tra noi e la natura. Essendo stati creati dallo stesso Padre noi tutti, terra e abitanti, siamo legati da legami invisibili e formiamo unica famiglia universale, è questa la comunione sublime che genera sacro rispetto.
Don Orione era solito dire “Siamo sole e tempesta per madre terra”. Siamo sole se l’amiamo con calore, saremo tempesta se continuiamo a distruggere. “Per qualche dollaro in più” sparatorie e morti. “Per qualche bistecca in più” per noi cannibali, la foresta rimpicciolisce e coloro che l’abitano e rispettano scompaiono.
Francesco era carente di informazioni, se componesse oggi aggiungerebbe certamente altre strofe.
Oggi gli faccio da guida, gli parlo e mi ascolterà: “Frate Francesco, vedi “sora rosa”? se la tocchi con delicatezza e gli parli con dolcezza aumenta il suo profumo e vibra di gioia; vedi “sora vigna” ?, se gli fai ascoltare Mozart il suo vino sarà migliore; vedi “frate campo di mais”, se sente musica roc danza; vedi “sora fava che discute con frate lupino”? Non conosco il loro vocabolario,ma forse ringraziano il Creatore. Caro Francesco, vorrei portarti nella calabra Sila dove gli uccelli arrivano e ripartono con spettacolari volteggi. C’è ancora tanta bellezza attorno a noi, se Tu ritorni impareremo rispetto. Torna!
Termino con una bella riflessione di Pasqual: “La natura ha molte perfezioni per mostrarci che è immagine di Dio, e ha molti difetti per mostrarci che ne è appena l’immagine”.

PUBBLICATO 24/05/2021  |  © Riproduzione Riservata

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