OPINIONE Letto 1838

A Bisignano persiste una situazione anomala che caratterizza la gestione dell’acqua


Foto © Acri In Rete



A Bisignano, con la nuova turnazione estiva, l’acqua comunale si vede come i miraggi nel deserto. "La vedi, è lì davanti a te quella fonte d’acqua che speravi di trovare, ma ti avvicini e non c’è". A differenza di altri servizi ugualmente negati come per esempio il diritto alla viabilità che in alcune zone di campagna è ridotta alla stregua di una mulattiera piena di buche e fossi, l’interruzione dell’erogazione dell’acqua “potabile” è in grado di paralizzare il privato cittadino visto che buona parte delle azioni quotidiane necessitano del preziosissimo liquido incolore per poter essere svolte. Nonostante le segnalazioni inoltrate dai cittadini a tutti gli organi di competenza, l’interruzione selvaggia della fornitura dell’acqua “sanitaria” sta bloccando la vita di alcuni residenti i quali non sono liberi di svolgere le loro più elementari azioni sociali, nonostante con l’Ente ci sia un regolare contratto di fornitura come stabilito dai principi di cui all’art. 1559 del codice civile. Nella condizione climatica estrema come quella in atto, l’assenza dell’acqua “sanitaria” nelle abitazioni potrebbe provocare la morte soprattutto di persone malate o sofferenti a causa delle altissime temperature che in alcuni punti del territorio superano i 40 gradi. In un momento di forte disagio ed emergenza per tutti, l’acquisto di una nuova cisterna per garantirsi l’approvvigionamento del prezioso liquido incolore non è una soluzione proponibile al cittadino specialmente quando questo ha già provveduto in passato all’acquisto di altri serbatoi. Se a Bisignano l’interruzione del servizio idrico è dovuto <> non ha nessun senso aumentare le riserve delle famiglie più disagiate con l’acquisto di nuove cisterne le quali non potranno mai riempirsi e specialmente in quelle zone dove l’acqua comunale arriva con il contagocce. A Bisignano il cittadino che ha bisogno dell’acqua “sanitaria” paga già un contratto al comune con una tariffa stabilita in base al consumo e non può aggiungere altre spese neppure per comprare una cisterna di 50 quintali al costo di mille euro. Le cisterne vendute a prezzi esorbitanti possono permettersele solamente i benestanti o chi gode di guadagni sufficienti per arrivare a fine mese senza crepare di stenti. Nelle cosiddette zone a monte ci sono utenze agiate con tre o quattro cisterne di recupero di 50 quintali cadauna e quando viene inviata l’acqua comunale (una volta ogni sette giorni ma talvolta anche ogni dieci) tali cisterne si riempiono lasciando vuote sempre quelle dei fessi che però abitano a valle dove l’acqua dovrebbe giungere prima delle utenze stabilite più a monte visto che arriva dai serbatoi per caduta. Allora, bisognerebbe capire il vero problema del disservizio e verificare eventuali anomalie di gestione e lungo la rete comunale, ma questo dovrebbe essere materia d’interesse anche per chi fa le indagini che però spesso preferisce restare inchiodato alle poltrone con l’acqua sempre a disposizione e l’aria condizionata a profusione pur di garantire il quieto vivere a tutti. “Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire”. Mentre la sordità reale in qualche modo può essere vinta, quella volontaria di chi si rifiuta di ascoltare è insormontabile. A Bisignano siamo governati da persone che decidono la vita dei cittadini anche in base a quando possono svolgere le loro azioni igienico-sanitarie come succede agli asini quando il padrone fischia per stabilire il momento di bere, solo che l’asino vuol bere quando ha sete e non quando conviene al padrone. “Quando l’asino non vuole bere è inutile fischiare”. A Bisignano quella della “bevuta anarchica” sta divenendo una caratteristica non solo dell’asino ma anche riferita alle persone le quali non hanno accesso all’acqua “sanitaria” comunale tutti i giorni e come previsto per legge dai contratti. A tal proposito, è bene ricordare che spetta all’Ente gestore del servizio idrico il ristoro di eventuali danni dovuti alla mancata erogazione dell’acqua e che per avere giustizia ci si può appellare benissimo alla legge, documentando accuratamente la durata del disservizio, effettuando le chiamate agli uffici di competenza per avere una stima dei tempi di ripristino, in modo da confrontarli con quanto effettivamente accade nel corso del tempo e tenendo traccia di tutto attraverso video e fotografie sullo stato dei fatti. Alberto De Luca

PUBBLICATO 22/07/2023  |  © Riproduzione Riservata

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