OPINIONE Letto 1898

Deepfake


Foto © Acri In Rete



Un termine che abbiamo imparato velocemente in pochi giorni anche ad Acri. Anche noi di Hortus Acri viviamo in questi giorni, sparsi in tutta Italia, l’eco degli eventi di violenza digitale procurati da giovanissimi nei confronti di giovanissime. Un evento grave che ci mette improvvisamente al centro di fenomeni che da globali e pervasivi hanno effetti su scala locale e personale.
L’oggettificazione dei corpi è un fatto materiale anche quando viene osato sul piano digitale, violare le immagini di giovanissime ragazze è grave violenza di genere.
La gravità è maggiore data (forse) la totale inconsapevolezza dei giovani che hanno agito senza neanche rendersi conto della gravità delle loro azioni.
A “qualificare” come reato i fatti gravissimi, saranno gli accertamenti giudiziari e se anche i colpevoli non verranno puniti, il reato resta.
Certamente ci sarà una punizione esemplare, un programma di recupero poiché si tratta di denigrazione e di offesa grave procurata a tante ragazze del tutto ignare.
La maggior parte degli insegnanti e delle famiglie affronta probabilmente già da tempo e quotidianamente la questione e da oggi dovrà farlo con con maggiore attenzione e incisività.
La digitalizzazione della nostra vita quotidiana, che coinvolge adulti e giovani, agisce nei più giovani in modi sconsiderati. In questo caso, la violazione e l’alterazione di decine e decine di immagini di ragazze ignare, mette al centro la totale assenza di educazione digitale dentro e fuori le famiglie, le istituzioni e la scuola.
I ragazzi che hanno agito in questo caso hanno commesso reati gravissimi e lesivi. Si renderanno conto di quanto grave è quello che hanno fatto? Se ne rendono conto le loro famiglie?
E i docenti di questi ragazzi si interrogheranno su questo e quali domande si faranno?
Non dobbiamo correre il rischio di precipitarci a giudicare e invocare la pena esemplare, la pena ci vorrà e ci sarà ma la questione è soprattutto culturale.
Certo ora bisogna agire legalmente ma cosa si dovrà raccontare nelle classi, cosa fare per rassicurare le ragazze violate?
Questo fenomeno ne intreccia diversi altri tra cui: la pornografia digitale, a uso e consumo dei più giovani (e adulti); la mercificazione della vita quotidiana in cui adulti e giovani sono immersi; la visione del corpo femminile che nelle immagini violate viene sessualizzato ad uso di un maschilismo volgare, violento e miserabile.
In quale idea di amore, di tenerezza, di visione del femminile sono stati coltivati i giovani che si sono resi colpevoli di un reato così grave?
Quale educazione sessuale, affettiva hanno vissuto e sperimentato nelle vie di Acri, nelle classi e nelle famiglie della nostra bella cittadina. Siamo tutti colpevoli. 
Auspichiamo che docenti e famiglie si mobilitino e prendano coscienza del fato che bisogna parlare, parlare, parlare con i propri figli e con i propri alunni e alunne, sperimentare nuovi linguaggi senza paternalismi, omertà o rimozione.
I panni sporchi non si lavano in casa.

PUBBLICATO 24/02/2025  |  © Riproduzione Riservata

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