Non c'ero, ma c'entro
            
				  Michele Trematerra
					
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                         Ho ritenuto che la mia presenza al sit.in di ieri non fosse opportuna per almeno due motivi.  
                      Un primo di ordine generale, perchè sono stato amministratore regionale ed ho sempre preferito l’incontro, il secondo più importante, che io come ho già più volte espresso, una mia idea l’avevo ieri ed anche oggi, ma purtroppo le dinamiche della politica, con la p minuscola, hanno fatto si che la stessa non trovasse accoglimento nelle comunità interessate. Quando nel lontano 2007 l’allora presidente Loiero si apprestava a varare la prima riforma sanitaria in Calabria, come conseguenza del federalismo fiscale voluto dal Pd di d’alemiana memoria con l’appoggio della lega, si cominciò a smantellare il sistema sanitario nazionale (S.S.N.) con la nascita del servizio sanitario regionale (S.S.R.). Fu proprio in quella fase che iniziarono le sofferenze del sanità, passando da una spesa nazionale a quella regionale. Questo nuovo assetto economico, mise le basi dei cambiamenti nel sistema dell’erogazione dei servizi, con conseguente necessità di rivedere i nuovi modelli organizzativi, che portarono alla chiusura di circa una quindicina, forse qualcosa in più, di ospedali su tutto il territorio regionale. Questi atti furono messi in esecuzione da parte della giunta Scopelliti, di cui facevo parte, pena il definanziamento da parte del tavolo nazionale del ministero dell’economie e finanze e della sanità, il cosiddetto tavolo Massicci. Incominciarono allora proteste, sit.in, manifestazioni di disappunto, non solo delle comunità dove ricadevano gli ospedali interessati, ma anche di una certa classe politica, che rifugia dai populismi a parole, ma che poi quando è all’opposizione è cattiva maestra. Ricordo i tanti deputati nazionali e regionali del partito democratico, passeggiare pontificando nella nostra città sugli aggiustamenti che avrebbero fatto quando sarebbero arrivati alla cittadella regionale, promettendo mirabolanti e straordinari reparti nel nostro ospedale , che come minimo sarebbe ridiventato ospedale generale. Da allora niente, solo chiacchiere, nemmeno da bar, e scusatemi il termine prese .....,! Io, invece penso, responsabilmente una idea la misi in campo! Che poi la stessa idea, non trovò facile accoglimento da parte di quei politici e burocrati nominati dalla politica ed anche da me, i quali aveva solo un pensiero fisso, ridimensionare l’Acritano, (ero io se non l’avevate capito), e lasciato da solo, anche elettoralmente, non ebbi più la forza di combattere una giusta battaglia. A questi si aggiunsero anche tutti quelli che finita una fase politica, dopo aver curato per bene i propri interessi, transumarono verso altri lidi nella speranza di poter continuare imperterriti a curare i loro interessi. Volutamente non cito nessuno, (anche perché l’elenco sarebbe estremamente lungo, ma voi sapete forse più di me!), che giustificandosi in ogni modo approdarono ad altri lidi. Come si potrebbe definire un comportamento di siffatta natura? Eticamente corretto? L’idea di spoke Acri-Castrovillari nasceva dalla possibilità di integrare non solo due comuni simili, ma territori che avrebbero consentito una maggiore e possibile strada di sviluppo anche da altri punti di vista. Oggi Acri non è nella sibaritide, (vedi processo di fusione Rossano-Corigliano), non è nella media valle crati, (siamo distanti non geograficamente con una possibile nascita di una fusione Cosenza-Rende-Montalto), siamo perciò soli ed isolati. Io lavoravo per altro. Oggi invece fa presa qualche semianalfabeta su fb, che non sa nemmeno lontanamente di cosa stiamo parlando, che si erge a nouvelle gabibbo. Come avrebbe scritto Vasco Rossi, “ho perso un’altra occasione buona stasera”! Adesso tocca ad altri, ma ho paura che gli altri non sono altri che un IO!  | 
                    
PUBBLICATO 18/09/2017 | © Riproduzione Riservata
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