L’impianto dell’acqua Sila … dopo il sogno. Allarmante l’impatto ambientale dell’ecodistretto.


Francesco Foggia

L’Acqua Sila, l’impianto per lo sfruttamento delle risorse idriche di contrada Policaretto, a 920 m s.l.m. nel Comune di Acri, ha fatto pensare agli abitanti della zona che le risorse idriche dell’Altopiano silano potevano garantire un certo sviluppo economico.
Anche il resto della popolazione acrese l’aveva accolto con un non celato entusiasmo,convinto che era giunto il momento di poter sfruttare finalmente le risorse del proprio ambiente. Anzi, qualche emigrato ha pensato di poter ritornare ad Acri e starci stabilmente per tutto l’anno. L’illusione degli acresi è durata solo pochi anni, probabilmente per l’impostazione economica che gli imprenditori avevano dato all’azienda: il massimo profitto nel minor tempo! Ora l’impianto dell’Acqua Sila è un’amara ed ingombrante presenza! Per riprendere alcuni (facili) slogan, usati in questo periodo dalla maggioranza dei consiglieri comunali di Acri che si sente autorizzata a denigrare l’opinione dei cittadini ( forse, ritenuti dei sottoposti o degli incompetenti quando criticano la decisione di accogliere la sede dell’ecodistretto), possiamo affermare che: - l’Acqua Sila da un’altra “bella opportunità” (anche se privata), si è rivelata senz’altro lucrativa per pochissimi,ma inconsistente economicamente per la collettività acrese; l’Acqua Sila, un altro “treno per lo sviluppo di Acri”, che ha deragliato dai binari economicisperati. Adesso che l’impianto per lo sfruttamento delle risorse idriche di Policaretto è dismesso, abbandonato, fatiscente,esso rappresenta una problematica in più per l’intera comunità di Acri, soprattutto per gli abitanti circostanti la zona. Quando l’impianto era in produzione, i pochi autocarri giornalieri (1, 2) scorrevano facilmente sulle arterie comunali senza recare intoppi alla circolazione automobilistica (come del resto si verifica ancora adesso per gli automezzi che estraggono materiale in contrada Sorbo per l’industria ceramica modenese) e la modesta quantità dei fumi delle caldaie di riscaldamento venivano smaltiti senza problemi ambientali. Un ecodistretto a contrada Chianette, purtroppo, comporta diverse centinaia di autocompattatori sulla SS 660 e seri inconvenienti alla circolazione automobilistica sull’arteria statale e su quelle provinciali e comunali, inoltre le migliaia di metri cubi di RSU giacenti quotidianamente sui piazzali e quelli che verranno lavorati nell’impianto produrranno gas, fumi e micro sostanze, che saranno trasportati dai venti occidentali (dominanti nel territorio) sull’abitato di Acri, posto sottovento rispetto alla probabile sede dell’ecodistretto, alla distanza di circa 1.400 metri (secondo la ditta Martini & Associati). Ho l’impressione che l’impatto ambientale relativo alla distribuzione delle micro sostanze dovuta alla circolazione dei venti dominanti sia sfuggito sia all’analisi della ditta Martini Associati, sia all’attenzione dei rappresentanti della maggioranza consiliare. Qui si forniscono: gli estremi della sentenza del TAR di Lecce che fissa in m 2.000 la distanza della piattaforma per la lavorazione degli RSU dai centri abitati (clicca qui per leggere) - il sito dell’Ispra sulla dispersione degli inquinanti nell’atmosfera (clicca qui per leggere). |
PUBBLICATO 14/08/2019 | © Riproduzione Riservata

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