Filippo Ganna, un uomo solo al traguardo sulla Sila
Manuel Francesco Arena
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Una salita lunga, non certo lo Stelvio ma costante ed estenuante. Da Cosenza a Monte Scuro.
È ottobre, un giorno di pioggia, nebbia e freddo. Mentre la strada curva dopo curva sale fra i faggi ed i pini larici alti e maestosi, sembra notte e le ammiraglie hanno acceso i fari. La parte più dura della quinta tappa partita da Mileto è iniziata. Pochi in Italia conoscevano Monte Scuro fino ad ieri ma tutti hanno capito sin da subito perché si chiama così quella montagna popolata da lupi e leggende. In cima ci sono su per giù dieci gradi, sono stanchi ed allo stremo i corridori. Da solo, come a dargli del tu a quel monte scollina sorprendendo molti un cronoman alto un metro e novantacinque d’altezza di Verbania di nome Filippo Ganna. Gli altri sono dietro, non si vedono oltre le curve. C’è solo un’irreale silenzio interrotto dallo scroscio del vento, il ticchettio della pioggia e lo sfrigolio delle ruote sull’asfalto. La discesa sotto il crocifisso di Monte Scuro è insidiosa e paurosamente bagnata. In questa giornata dal cielo di piombo e dalle nuvole basse da lassù non si vedono il lago Cecita e parte della Sila Greca come nei giorni più limpidi. Tutto è nascosto da una coltre bianca e morbida come se una porzione di cielo si fosse staccata per posarsi a terra come foglia. Ancora faggi, pini larici e pini larici e faggi che stanno protesi come giganti bonari in preghiera ad osservare quell’altopiano silano meravigliosamente selvaggio di cui sono i guardiani incontrastati e silenziosi assieme proprio ai lupi ed ai falchi. Le ruote della Pinarello del campione del mondo a cronometro piemontese scendono inesorabili verso Fago del Soldato prima e Moccone poi: nomi che sanno di miti solo a nominarli. Camigliatello, la perla della Sila è giunta lì con le sue transenne. Ganna ormai cammina su quelle nuvole basse che si vedevano da sulla vetta di Monte Scuro in una marcia trionfale fra tifosi festosi ed affamati di ciclismo che pazientemente sotto la pioggia battente hanno aspettato per ore i campioni del Giro d’Italia. Quasi non ci crede Ganna, anche quando sul ponte della ferrovia lo storico trenino della Sila fischia, sbuffa e stride in suo onore. Il traguardo però ormai è lì e il ragazzone di Verbania può esultare braccia al cielo in un sorriso liberatorio. Gli altri sono tutti dietro, maschere di fatica e stanchezza. Come al suo solito, solo Peter Sagan ha voglia di scherzare e sorridere ai tifosi che lo acclamano e lo riconoscono a corsa quasi chiusa mentre passa con la sua maglia ciclamino. La certezza in tutto ciò è che la Sila, rimasta troppo tempo fuori dal circuito della corsa rosa ha il suo nuovo campione, Filippo Ganna una stella che brillerà sicuro nel futuro firmamento ciclistico: Filippo Ganna arrivato dal nord a domare quell’altopiano dalle sembianze più alpine che c’è nel meridione europeo posto al centro del Mediterraneo e distante meno di un’ora dal Tirreno e dallo Ionio che più che una semplice terra, è un sentimento per tutti i suoi abitanti. |
PUBBLICATO 09/10/2020 | © Riproduzione Riservata

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