Ricarica cuore e orologio, si riparte


Padre Leonardo Petrone

E’ stato scritto: “la tragedia greca attraversa i tempi e si affaccia sul nostro”. Nel 430 a C Atene era sconvolta dalla guerra con Sparta, e fu invasa da terribile epidemia, ma Euripide aveva già scritto “Le Troiane”.
Leggendo attentamente questa Tragedia pensiamo che avesse presente la nostra attuale Tragedia. In una stanza della Reggia di Troia sono rinchiuse quattro donne: Ecuba, Regina della bruciante Troia, Cassandra, figlia di Ecuba, profetessa “verace sempre non creduta mai”, c’è Andromaca dalle cui braccia è stato strappato il piccolo Astianatte, c’è anche Elena, bellezza ingannatrice. Troia brucia e i suoi guerrieri sono morti. Negli occhi delle donne aleggiano: male subìto, spavento paralizzante, futuro incerto; tra quelle mura c’è pure la nostra situazione. Ecuba, guarda dalla finestra i morti sulla strada, s’asciuga le lacrime e dice “portiamo via i nostri morti”, ma per quei morti non ci sarà sepoltura. Noi assottigliamo gli spazi per i nostri morti, ogni giorno numerosi. Le famiglie sono ridotte, gli affetti sono spezzati, il necessario è ridotto alla linea verde. La Storia è piena di queste situazioni. Cassandra non parla, forse ha sotto gli occhi i barconi stracarichi di disperati che non toccheranno la terra ferma, loro unico bagaglio “Speranza”, spesso sparisce con loro nel fondo mare. “Le Troiane” manifestano che il male ristagna in noi e noi non impariamo mai la lezione. Ci consoliamo con “Andrà tutto bene” che resta augurio vuoto. Bisogna imitare Ecuba “sollevare lo sguardo, rialzare la testa, ripartire”, restando inerti: il necessario si assottiglia ancora, il virus si auto rinnova con armi nuove e sofisticate; ieri noi potenti e prepotenti, oggi chiusi nella stanza con sbiadita speranza: un anno è già passato! L’illusione “andrà tutto bene” non è tramontata, semplicemente indebolita, infatti il problema dominante è entrato nel nuovo anno. Il bel Pianeta dove Dio ha fermato il suo sguardo (Enrico Medi) è gravemente malato: l’economia scorre attraverso tubature corrose, numerose guerre in atto eliminano i più validi, la politica parla vecchio, ecologia inquinata, desertificazione e deforestazione avanzano allegramente, le migrazioni verso “dove l’acqua scorre” sono inarrestabili, i tumori nascono silenziosi e mettono termine gridando, è voluminoso il bagaglio del degrado e non sappiamo dove smaltirlo, non sappiamo neppure dove accendere e sistemare la candela della speranza. Se la Terra rimane malata, noi non saremo mai sani. Ogni intervento nocivo alla terra nuoce prima a noi; ogni sporcizia nascosta sotto terra, ha già sporcato noi; fare del male è farsi male; per non distruggere sé stesso l’uomo deve smettere di devastare la Terra. Il creato è stato definito “Esplosione di bene”. Da questa esplosione nasce la vita. La vita è “chiarezza di mente superiore”, se la chiarezza è tenuta in ombra produce spine e veleni, un giorno non lontano produrrà solo morte. La Terra è stata creata bella per rendere lieta la vita. Va prima rispettata e amata, poi fermati, ammirala, godila, il suo linguaggio è semplice e da tutti comprensibile, parla dolcezza: osserva come cresce il seme, guarda come cova l’aquila, ferma lo sguardo alla tua bambina che cresce bella, la sua bellezza e il suo sorriso ti introducono bel mistero dello stupore, lo stupore ti avvicina all’amore e l’amore ti offre l’abbraccio più caldo e più affettuoso. Se non scopri la bellezza che ti circonda, il meglio ti resta sconosciuto. Ma prima di ammirare, gustare e godere la bellezza è necessario curare le sue ferite, Lei ti assicura vita: attraverseremo l’incerto e saremo fuori della paura. Facciamo prevalere amore e responsabilità e la sicurezza busserà alla nostra porta e chiederà di abitare tra noi. Promuovere la vita accrescendo il senso umano e mai macchiando la grandiosa bellezza di ogni giorno. Oggi ci sembra di andare avanti con una vita vuota, domani sarà giornata esuberante piena di dolcezze sconosciute. Quel Dio che pensiamo di conoscere e utilizzare, sembra occupato altrove, lascia sempre segnali di prossimità, non c’è spreco se li cerchiamo e leggiamo in modo proficuo. “Le Troiane” raccontano il nostro “oggi” con un anticipo di 2500 anni: loro recluse, noi chiusi in casa; vedevano morti sulla strada, noi macchine che corrono verso il cimitero; si domandavano quando finirà e come finirà, noi quando finisce e come finisce: niente risposta. Ascoltiamo Ecuba: “Alzate la testa e guardate oltre: amore e dolore hanno diritto di traboccare, io ho diritto di piangere la crudele sorte e sospirare la libertà. Voi che alzate la testa non dimenticate: chi dà riceve, chi chiede dona, chi invoca coraggio: sostiene. |
PUBBLICATO 11/03/2021 | © Riproduzione Riservata

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