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Bravi ragazzi

Foto © Acri In Rete
Franco Bifano
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Capita anche a voi di trovare la casella di posta elettronica stracolma? La mia č intasata di pubblicitŕ piů di un programma di Maria De Filippi! Aprirla, a volte, č uno strazio.
Mi tocca eleminare almeno 30/40 file “spazzatura”.
Qualche giorno fa, mentre ero intento a fare “pulizia” tra la proposta di un acquisto di un divano e la concessione di un mutuo a tassi fantasmagorici, trovo la mail del mio amico Angelo Canino.
Strano! Raramente mi scrive, di solito mi chiama. Angelo č un poeta che ama il vernacolo. Ha scritto oltre duecento poesie, gran parte le ha raccolte e pubblicate in nove libri.
Nel tempo ha vinto un numero enorme di premi e ricevuto attestazioni da quasi tutte le regioni d’Italia, isole comprese (per usare l’azzeccato slogan pubblicitario).
Anche in questo anno complicato dal COVID la sua creativitŕ non č mai venuta meno.
Infatti, non solo ha vinto ulteriori concorsi di poesia, ma ha ricevuto anche un premio alla carriera e un altro per “alti meriti culturali”.
Neanche il tempo di aprire il file, che me lo trovo al telefono. “Hai aperto la mail?” mi chiede subito. “Stavo giusto per farlo”, replico. “Cos’č, un nuovo premio?” Chiedo. “Si, č un premio, ma questa volta č per te.” risponde.
Oh caspita! Dicono che la curiositŕ sia donna, se č cosě allora io mi trovo nel corpo sbagliato perché sono decisamente curioso.
Apro il file e mi appare questa magnifica foto in bianco e nero. Non mi č nuova, ne conservo gelosamente una copia da molti anni. Ѐ stata scattata, non ricordo piů da chi, nel cortile della scuola elementare di “Monachelle”.
Siamo ragazzi di quarta elementare con la loro maestra.
Le dinamiche della vita hanno fatto sě che crescendo molti seguissero il loro destino che li ha portati a vivere e realizzarsi professionalmente lontano.
Gino a Bologna, Antonio a Firenze, Filippo e Leonardo credo a Roma, “Ninnillo” in America, Giuseppe a Milano, Francesco F. a Cosenza, Elio tra Acri e Corigliano, Io, Italo, Ottone, Angelo M, Angelo C. e Francesco C. siamo rimasti qui. Aurelio e Francesco M. li abbiamo persi, purtroppo, troppo prematuramente.
E poi c’č Lei, Ida Manieri. Maestra meravigliosa. Donna unica, speciale, elegante e raffinata. Capace di entrare in empatia con ognuno dei “suoi” ragazzi per tirarne fuori il meglio.
Nel tempo ha seguito il percorso di tutti tenendosi costantemente informata. Per me nutriva delle aspettative, non lo ha mai nascosto.
Quando la incontravo non perdeva occasione per dirmi che apprezzava i miei scritti e quello che facevo. Era sincera, lo č sempre stata.
Angelo attraverso questi versi ha avuto la buona l’idea di “riavvicinare” quei ragazzi ormai adulti e con un vissuto alle spalle.
Percorsi diversificati che, tuttavia, in molti casi non hanno impedito che quel “legame” che ci univa come compagni di scuola rimanesse negli anni ancora vivo anche a distanza.
Questa poesia per me č un dono speciale per quel gruppo di ragazzini, oggi diventati uomini, ma rimasti comunque e sempre un manipolo di bravi ragazzi!

Alli scodi elementčari
U misu era settembri e ll’annu u sissantasetti,
ppe ll’etŕ mia era llu primu jůarnu e scoda,
intra nu stanzunu, čramu in tuttu diciassetti
čramu tutti vestuti alla bona, tutti fori moda.

Nu nŕstru azzurru attacchčatu allu sinčadu,
a borsa ccu llu dibbru e quaderni ppe lli scritti
alla copertina e du dibbru a nŕscita e Natčadu
allu bancu assettčati, vrigognusi e ccitti.

Ida Manieri si chiamčava lla maestra nostra,
si un ti stčava attěantu, povarěallu těa!
Quattr’o cincu bacchettčati alla mčana destra
e ttanni u telefonu azzurru ancora unn’esistěa!

Voděa ca ni mparŕvamu a ssčntari a storia,
a scrěvari i vochčadi ccu lli tabellini
měanzu a nua c’era ncunu ccu cchiů memoria
e diu ppe ccopičari stčava ssempri lla bicinu.

Čramu spigličati, na mantra e cůacci e gadera,
sempri a ffčari casinu i banchi banchi
quanni a maestra ppe nnu pocu un c’era
e quanni veněa čramu tutti sudčati e stanchi.

C’črani Pino Curto ccu Mangano Italucciu,
Giuseppe De Bernardo ccu Franco Cofone
Gino Occhiuto ccu Capalbo Eliucciu,
Francesco Molinari ccu Martelli Ottone.

Falcone Francesco ccu Tripoli Tonino,
Perrone Aurelio ccu Filippo Pirillo
Franco Bifano ccu Leonardo Corina
e Angelo Montalto ccu Rosa Ninnillo.

Insomma, čramu na squčatra ccu lla panchina,
unu cchiů stůartu e d’čatru, vrinzuduni!
Si sarbčava sudu chi’avěa lla menti fina
tutti d’čatri ccu lla chčapa allu palluni.

Črani anni tristi e cupi puru chill’anni,
tristi cumi chiss’e mň ma tristi diversamenti
si campčava cumi si potěa ccu tanti affanni
ma chjini e docaziona versu tutti i genti.

Tanni unn’era cum’e mmň, ccu llu progressu,
tanni bastčava nu pallunu ed era cuntěantu
e llu těampu ccu lli jůarni passavani u stessu
e mmň cchilla scoda č fujuta cum’u věantu.

E nni simu fatti ranni,famiglia čamu formčatu
ni simu sparpagličati e dde vista ni simu persi
ncunu purtroppu e ssa terra n’ha ddassčatu
e m’addodura assčai a scrivari ssi versi.

Ma ssi righi l’č scritti ppe nni potiri ricordčari
chillu těampu tristi e nnua spenzierčati
a cchilli Monachelli, alli scodi elementčari
e ssi ricůardi, gedusu intra u cori ll’č stipčati.



Alle scuole elementari
Il mese era settembre e l’anno il sessantasette,
per la mia etŕ era il primo giorno di scuola
in uno stanzone eravamo in tutto diciassette
eravamo tutti vestiti cosě cosě, fuori moda.

Un fiocco azzurro legato al grembiule,
la borsa con il libro e i quaderni per gli scritti
alla copertina del libro, la nativitŕ natalizia
al banco seduti, timorosi e in silenzio.

Ida Manieri si chiamava la nostra maestra,
se non eri attento, povero te!
Quattr’o cinque bacchettate sulla mano destra
a quel tempo il telefono azzurro non esisteva!

Voleva che imparavamo a sentire la storia,
a scrivere le vocali con le tabelline
fra di noi c’era qualcuno con piů memoria
e io per copiare stavo sempre a lui vicino.

Eravamo spigliati, tutti ceffi di galera,
sempre a fare casino tra i banchi
quando la maestra per un po’ non c’era
e al suo rientro eravamo tutti sudati e stanchi.

C’erano Pino Curto con Mangano Italo,
Giuseppe De Bernardo con Franco Cofone
Gino Occhiuto con Capalbo Elio
Francesco Molinari con Martelli Ottone.

Falcone Francesco con Tripoli Antonio,
Perrone Aurelio con Filippo Pirillo
Franco Bifano con Leonardo Corino
e Angelo Montalto con Rosa Ninnillo.

Insomma, eravamo una squadra e la panchina,
uno piů scapestrato dell’altro, giocherelloni!
Si salvava solo chi aveva la mente fine
tutti gli altri con la testa al pallone.

Erano anni tristi e bui anche quegli anni,
tristi come questi di adesso ma diversamente
si viveva come si poteva con tanti affanni
ma pieni di educazione verso tutta la gente.

Allora non era come oggi, con il progresso,
allora bastava un pallore ed eri felice
e il tempo con i giorni passavano lo stesso
e ora quella scuola č fuggita come il vento.

E siamo diventati grandi, e formato famiglia,
ci siamo sparpagliati e persi di vista
qualcuno purtroppo questa terra ha lasciato
e mi addolora tanto scrivere questi versi.

Queste riga le ho scritto per potermi ricordare,
quel tempo triste e noi spensierati
a quelle Monachelle, alle scuole elementari
e questi ricordi, geloso nel cuore li ho stipati.

PUBBLICATO 12/05/2021 | © Riproduzione Riservata





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