Bello di mamma


Padre Leonardo Petrone

Bello di mamma alligna in tutto il mondo, ma nel nostro paese ha il suo habitat ideale. Fin dalla tenera età sua mamma è stata l’unico faro della sua vita: lo ha nutrito, lo ha vestito, lo ha protetto dal tempo e dal maltempo. E’ stata mamma a consigliare la maglia di lana, è stata mamma a vietare la bibita troppo fredda, è stata mamma a regolare le uscite, a vietare di litigare con i compagni e di tirare le trecce alle amichette. Sempre mamma a mandarlo a letto alla solita ora. Alla mamma resterà ancorato “Bello di mamma” come se il cordone ombelicale non abbia avuto un taglio. Quando la voce ingrossa e “l’onor del mento” spunta, mamma vorrebbe emanciparlo, ma il danno è già fatto: la figura della mamma, dolce e onnipresente, continuerà a condizionarne l’esistenza. Una volta cresciuto, a bello di mamma la vita sembrerà foresta equatoriale, difficile uscirne, difficilissimo evitare i paurosi fantasmi. E se, spremendo un poco di coraggio, decide di calarsi nell’avventura, l’ombra ammonitrice di mamma è pronta a gridare: “attenzione, non fare passi falsi, ci vuole prudenza, molta prudenza nella vita”. Per non correre rischi, Bello di mamma rinuncia a vivere: gli amici non sono affidabili, la ragazza tradisce, i colleghi nella manica nascondono il coltello. Solo nella solitudine di casa sua si sente sicuro e tranquillo: insidie e pericoli restano fuori, si può abbandonare a relax totale. Si affaccia qualche ripensamento, vorrebbe uscire dalla solitudine protettiva. “Trasgredire” è il verbo che accarezza, ma perde ancora tempo, i “se” sono numerosi ed invadenti. Il tempo di stendere la mano ed afferrare è già lontano. Resta solo il tempo di piangere sulla vita sprecata perché sbagliata all’inizio. E’ vero che vivere diventa sempre più difficile. C’è pericolo nel vicolo buio e all’angolo della strada, i briganti non sono della letteratura dell’8oo sul sentiero di campagna, sono sulla strada del centro, sono attorno al gazebo comunale, hanno volto scoperto e in piena luce ripetono violenze. Il pericolo va ponderato ed affrontato, non sempre si supera chiudendo la porta. Bisogna rispolverare il Dannunziano “osare. MAS era una sigla di guerra: “Memento Audere Semper” (ricorda di osare sempre). Inerzia indica languore e dormiveglia, gran parte della società dovrebbe essere punta e stimolata da “osare”, specialmente “Bello di mamma”. Qualche vecchio tecnico dell’educazione parla ancora di “frusta”, la si usa per l’animale affinché ricordi, la si potrebbe usare per inculcare che ci sono doveri da compiere e l’ozioso non li compie. Per Bello di mamma di frusta è meglio non parlarne né come cimelio storico, né come strumento correttivo della cattiva condotta, il tribunale sanziona. Ma qualche consiglio, di nascosto da mamma, possiamo darlo: non ascoltare troppi bollettini meteo, non portare sempre l’ombrello in tempo di nuvolosità, non tenere il cassetto pieno di medicine per ogni inconveniente, non seguire le diete del giornale, evita il caffè a letto, corri, non fermarti sulla porta. L’orgogliosa moglie di Leonida di Sparta parlava senza peli a nome di tutte la donne spartane: “..i nostri figli sono eroi sin dall’infanzia perché nell’amore che facciamo c’è fuoco, c’è passione, energia che travolge, perciò i figli che generiamo non entrano, irrompono; non prendono, afferrano; non sono tiepidi, scottano; non si arrendono, vincono; non cedono le armi, le spezzano. Una mamma, delle nostre, con copiose lagrime mi confidava: mio figlio ha 40 anni, non ha ancora terminato l’università, dorme fino a tardi, non mostra interesse per le ragazze, per me è un peso che pesa. Solo la necessità può vibrare il colpo del risveglio, ma non ci sarà colpo, due rispettabili pensioni offrono sicurezza, facciano gli altri. Inoltre: gli eroi hanno vita breve e la moglie di Leonida è vedova. P. Leonardo Petrone
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PUBBLICATO 30/01/2022 | © Riproduzione Riservata

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