OPINIONE Letto 3991  |    Stampa articolo

L'eccellenza che uccide

Foto © Acri In Rete
Franco Bifano
condividi su Facebook


Si è chiusa nel bagno dell’Università IULM di Milano e ha scritto un biglietto con il quale ha chiesto scusa per i suoi fallimenti. Si è avvolta la sciarpa intorno al collo e si è impiccata. Aveva solo 19 anni.
Quale fallimento grava sulle spalle di una ragazza così giovane da spingerla a farla finita? Non riesco a immaginarne nemmeno uno.
A questa età la parola fallimento non dovrebbe essere neanche contemplata, soprattutto se riferita al percorso di studi intrapreso. Qualche esame andato male, la difficolta a reggere i ritmi della vita universitaria, persino il non riuscire a laurearsi non sono certo da considerare un fallimento.
Ognuno dovrebbe avere la possibilità di seguire le proprie attitudini, anche se non prevedono un percorso universitario. Il problema è che questo modello di eccellenza “spinto”, al quale questa società tende sempre di più, non fa sconti.
Si corre perciò il rischio che si trasformi in un pesante carico di aspettative che, prima o poi, finisce per schiacciare gli studenti. Non è un caso se un gesto così estremo – purtroppo non è il primo - è avvenuto all’interno di un’Università.
Evidentemente c’è qualcosa di perverso in questo sistema che sfibra e logora i ragazzi nel profondo. Sarebbe auspicabile che gli Atenei si interrogassero su questo. Del resto, non possono limitarsi a essere un luogo di formazione e di preparazione al lavoro, a prescindere.
L’Università come comunità aperta, deve favorire il confronto, l’aggregazione e la crescita personale. Diversamente si corre il rischio di un avvilimento degli studenti. Un meccanismo diabolico questo che può trasformarsi nel primo passo di un percorso infelice che, una volta intrapreso, può portare a conseguenze devastanti.
Il silenzio e la tendenza a isolarsi sono segnali che non andrebbero mai sottovalutati, perché sono, troppo spesso, propedeutici della depressione.
Quasi sempre i ragazzi prima di sprofondare in questo abisso mandano questi o altri segnali. Il guaio è che noi adulti, completamente assorbiti da questa società frenetica (quando non dai social) non siamo in grado, o non abbiamo il tempo, di intercettarli.
Quando ci riusciamo, facciamo poi fatica a decodificarli. Si crea così una sorta di corto circuito nel quale il disperato grido di aiuto lanciato si perde nel vuoto.
Quello stesso terribile vuoto che rischia di avvolgere e stritolar i ragazzi che non trovano ascolto, comprensione e aiuto.

PUBBLICATO 04/02/2023 | © Riproduzione Riservata





Ultime Notizie

LA DENUNCIA  |  LETTO 1292  
Trasporti. Acri sempre piu’ isolato. Da novembre soppresse le navette per Firmo
Salve a tutti, sono originaria di Acri ma vivo a Perugia da 35 anni. Ho.... ...
Leggi tutto

OPINIONE  |  LETTO 2134  
Acri, il Paese degli ascensori
Anche se in ritardo, ringrazio l’Assessore Bonacci per la sorprendente, nonché “originale” risposta data alle mie considerazioni sul Parco Culturale Padula, seppur fatta con un linguaggio poco garbato ...
Leggi tutto

COMUNICATO STAMPA  |  LETTO 807  
La sinergia porta risultati: Acri ottiene 200.000,00€ per la strada di Piano Barone
Quando vi è collaborazione tra associazioni, realtà locali, amministrazioni comunali e istituzioni regionali, i risultati arrivano. Ne è la dimostrazione l’assegnazione al Comune di Acri di un finanzi ...
Leggi tutto

CRONACA  |  LETTO 5773  
Roma. Ragazzo di origini acresi precipita dal balcone. E’ in gravissime condizioni
Un ragazzo, Rocco, di dodici anni, di origini acresi, è precipitato da un balcone di un B & B di Roma. E’ successo in via Beniamino De Ritis, in zona Tiburtina. Dalle prime indagini ...
Leggi tutto

COMUNICATO STAMPA  |  LETTO 326  
Angelo Arciglione solista nella Rapsodia in Blu di Gershwin con il CSE all'Auditorium Guarasci
Un appuntamento di grande fascino per l’autunno musicale del Conservatorio “Stanislao Giacomantonio” di Cosenza: mercoledì 23 ottobre alle ore 20:30, presso l’Auditorium “Antonio Guarasci”, si terrà i ...
Leggi tutto