Che ci faccio qui? Ripreso l’esodo verso il nord-est


Redazione

Che ci faccio qui? Questo è il titolo di una fortunata trasmissione di Domenico Iannacone andata in onda su Raitre in cui vengono raccontate storie di persone, perlopiù giovani, che sono riuscite a realizzare i sogni nelle proprie città o nei propri paesi di residenza sfidando burocrazia, insidie, crisi. In questo scritto, invece, “Che ci faccio qui?” indica, invece, la domanda che, evidentemente, si fanno molti nostri concittadini costretti ad emigrare. In questa sede vogliamo occuparci di quanti, ad aprile, lasciano Acri per iniziare la “stagione” nel Veneto, sul lago di Garda. Bardolino (nella foto), Lazise, Verona, Desenzano, Cavaion Veronese, le mete più gettonate. In questi giorni molti giovani, ma anche over 50 e over 60, stanno lasciando la città per andare a lavorare nel campo della ristorazione: barman, cuochi, camerieri, pizzaioli, lavapiatti, in una zona in cui insiste una corposa comunità di acresi. Secondo stime circa duemila, tutti residenti ad Acri ma che in realtà vivono metà anno nel nord – est, da aprile a fine ottobre per uno stipendio che varia dai 1500 ai 2000 euro al mese, in alcuni casi con vitto ed alloggio incluso. Con bus, treni, aerei ma soprattutto con molta tristezza e malinconia stanno lasciando affetti e amici per trovare un’autonomia economica, seppure per un breve periodo di tempo. Giovani che non hanno deciso di proseguire gli studi ma anche padri di famiglia come C.S., 61 anni, sposato e nonno: “mi sto accorgendo che Acri offre sempre poco, i residenti sono meno di ventimila sulla carta ma nella realtà ad Acri vivono poco più di quindicimila persone. Ho lavorato in tanti bar ma il trattamento economico non era consono alle ore lavorative e all’impegno profuso, quasi uno sfruttamento, non è stato facile lasciare genitori anziani, moglie, figli e nipotini ma ognuno di noi ha una dignità e una coscienza, tento questa strada con la speranza che mi possa appagare e che un domani anche i miei familiari possano raggiungermi.” Parole forti e significative. C.S. si reca in una zona in cui molti acresi sono andati per lavorare per pochi mesi ma poi hanno deciso di restarci investendo in attività lavorative ed abitazioni e mettendo su famiglia. Insomma un fenomeno che sembra inarrestabile a cui se ne aggiunge un altro: causa impegni e spese di viaggio sono sempre più quelli che nelle festività, in particolare a Natale e a Pasqua, decidono di non ritornare “costringendo” i familiari, soprattutto genitori in pensione, a raggiungerli. Anche in questa Pasqua 2023 è accaduto ciò. Ci risulta che in tanti si sono messi in viaggio per raggiungere i propri figli al centro nord dove studiano o lavorano. Centri come Acri, quindi, già di per sé penalizzati dalla posizione geografica, da mancanza di lavoro e di attrazioni, si svuotano. E le strade, le piazze ed i negozi sono sempre più deserti. Le previsioni Istat sulle nascite e sui residenti non sono rosee e rimedi per invertire questa rotta negativa non se ne vedono. Realizzare, dunque, ampie scuole e grandi uffici pubblici potrebbe essere inutile se non si ferma questa grave emorragia che sembra non interessare i Governanti.
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PUBBLICATO 07/04/2023 | © Riproduzione Riservata

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