Acri. Senso civico e arroganza


Angelo Gaccione

Questa drammatica situazione dell’amianto non ha voluto vederla nessuno. Non l’hanno voluta vedere gli imprenditori e non l’hanno voluta vedere i chimici; men che meno gli Stati, i governi e i partiti politici che sul piano dell’ignominia – e aggiungerei dell’ignavia – ben poco si differenziano. La quantità di manufatti di amianto sparsa per il mondo è tale che potrebbe unire, se la si mettesse in fila, tutti i continenti come fanno gli oleodotti. Davvero se ne ignoravano i tremendi pericoli all’epoca del suo massiccio uso? Parrebbe di sì, visto che il suo inventore entusiasta si era persino costruito una poltrona di eternit e che di eternit tirò le cuoia, come abbiamo documentato a suo tempo sulle pagine di “Odissea”. E parrebbe di sì, visto che ambienti e persone tutt’altro che ai margini sociali se ne sono riempiti gli uffici e le case. Il giudice milanese D’Ambrosio (quello di mani pulite con Di Pietro) scoprì da “Odissea” che il tetto della sua casa conteneva amianto. Lo stesso i medici del Policlinico perché eravamo stati noi a segnalarlo alla trasmissione “Striscia la Notizia” facendo fare delle riprese dalla troupe del Gabibbo. Amianto c’era al Teatro alla Scala, e amianto c’era al palazzo del Comune di via Larga. Fummo sempre noi a segnalarlo sulle coperture del mercatino Comunale di Piazza XXIV Maggio in Ticinese. Come poi sia stato smaltito, in alcuni casi, Dio solo lo sa. Chi può dirci se l’ammasso di amianto che costellava l’area di Rho dove è stata concepita l’Expo milanese è stato prima vetrificato per impedire di espandere in ogni dove le fibrille e poi rimosso in sicurezza e mandato nelle discariche legali e controllate? Il professor Gualtieri, studioso del problema, scrisse paginate su “Odissea” sul corretto smaltimento. Nutriamo il dubbio che per contenere i costi di smaltimento non ci si faccia molti scrupoli: si abbatte indiscriminatamente, si mescola il tutto e si manda in discarica senza alcuna selezione. Del resto le cronache ci hanno ampiamente mostrato cosa avviene nella civile Italia, figuriamoci in luoghi dove non esiste controllo alcuno. E intanto la gente continua a morire perché le fibrille di amianto sono democraticissime e si spargono volentieri nell’area viaggiando da un capo all’altro. Se avete dato un’occhiata alle concentrazioni degli allevamenti intensivi in Emilia Romagna o in qualsiasi altra regione italiana, vi sarete magnificati gli occhi con la quantità di amianto degli stabilimenti, sui casolari in mezzo al grano, alle verdure, ai frutteti e via enumerando. Non parliamo delle case contadine e degli opifici in Ucraina bombardate dai russi. Di quelle fibrille avranno benefici anche i polmoni e la pleura degli accaniti sostenitori del conflitto.
Avrete certamente sentito che una parte dei soldi del Prnn non saranno utilizzati perché la disastrata nazione in cui ci tocca vivere non è stata capace di fornire piani sensati di spesa. Un governo e una classe dirigente degna di questo nome avrebbero potuto fare un decente censimento delle priorità e ne avrebbero ricevuto a iosa di indicazioni per come impiegarli quei denari. Un piano di tutela della salute pubblica per rimuovere l’amianto da ogni dove (asili, scuole, ospedali, treni, edifici pubblici e privati, impianti industriali… persino le fioriere delle nostre città ne contengono, le vasche per riserve d’acqua, i tubi…) avrebbe creato una marea di lavoro e indicato una via saggia alle altre nazioni che come noi ne sono sommersi. Noi di Odissea ci avevamo provato quando il prode Prodi si apprestava a diventare presidente del Consiglio. Idem con un altro deludente amministratore pubblico: il sindaco di Milano Pisapia. I risultati furono scarsissimi. Naturalmente di amianto ne è pieno il Sud, e come per il Nord le mafie smaltiscono a modo loro. Perché i Comuni non hanno né piani, né censimenti, né luoghi di stoccaggio sicuri, né sistemi di smaltimento pubblici in modo da non affidarsi agli “interratori”, né controlli, né rapporti con scienziati che da tempo hanno messo a punto metodiche corrette, né segnalazioni con cartelli di allarme come prescrive la legge. La criminalità organizzata in compenso è molto efficiente e allarga il suo patrimonio usando mare, corsi d’acqua, terreni agricoli e l’intero territorio come discariche. Le vicende di Crotone sono eloquenti. Per fortuna poi i criminali ne mangeranno anche loro i prodotti, né berranno l’acqua, ne respireranno l’aria di quei luoghi, assieme alle loro amate famiglie, e faranno la fine dei molti camorristi alla Schiavone. È una magra consolazione, ma è pur sempre una consolazione. In questo Sud può capitare che un comitato di cittadini - “Comitato Beni Comuni” e “Liberi Cittadini” di Acri - in difesa del proprio territorio e allarmati per la loro salute, si prendano la briga facendo quello che l’Amministrazione, l’Arpa, i Carabinieri, i Vigili Urbani e perchennò, i medici e i sanitari avrebbero dovuto fare, e a spese proprie installano cartelli nelle zone dove è stato sparso amianto segnalando il pericolo ai cittadini. Che bravi, direte voi; ottima la sensibilità di questi cittadini, di sicuro Sindaco e Amministrazione li avranno convocati per conferire loro un encomio alla virtù civica. Col cazzo! Li hanno minacciati di procurato allarme, li hanno fatti convocare dai Vigili Urbani, e pare che i cartelli siano stati rimossi e sequestrati. Mi fermo qui perché non mi voglio guastare la giornata, ma sono sicuro che mentre state leggendo il sangue vi sta montando alla testa e una valanga di improperi spinge dal cervello verso le vostre labbra. ![]() |
PUBBLICATO 26/07/2023 | © Riproduzione Riservata

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