Il Sabato nel Villaggio


Giuseppe Donato

Atteso che l’informazione non dovrebbe sottostare a Giudizi di Parte, rubriche autoprodotte e foto ricordo né tantomeno a contributi settimanali che si disperdono dopo la prima uscita sconfessando clamorosamente l’ovvia calendarizzazione nel contesto editoriale, a metà strada fra la licenza poetica e la frecciata polemica mi pregio di suggerire alla testata che ospita questo scritto l’adozione della rubrica “Il Sabato nel Villaggio” ovvero incursioni lessicali nel villaggio globale della comunicazione.
L’idea nasce da una casuale riflessione familiare serale incentrata sul tema della scolarizzazione e relativi percorsi didattico-educativi propedeutici al proseguimento degli studi piuttosto che all’inserimento nel mondo del lavoro, dopo aver frequentato adeguati corsi di formazione professionale. Aver ritrovato elementi di questo tema, il mattino dopo, riportati su alcune testate online prettamente regionali, ha contribuito ad alimentare la lampadina della felice intuizione e della pressante attualità del tema trattato. Presumo che non sarà sfuggita, agli attenti fruitori di informazione, la tribolata approvazione dell’ipotesi di contratto 2022-2024 per il Comparto Funzioni Centrali, che ha visto la triplice sindacale sfaldarsi davanti a proposte quali la possibilità di sperimentare la ripartizione delle 36 ore settimanali di lavoro su 4 giorni, con adesione volontaria. Una mostruosità rispetto al sabato di fascistiana memoria che oggi farebbe a pugni anche con la settimana corta delle Istituzioni scolastiche, auspicando scuole sempre aperte e docenti sottopagati, come se fossero dei pronto soccorso socio-linguistico-culturali. Il tutto condito con una buona e sana retorica sulla reciprocità educazionale di cui andrebbero investiti i soggetti attivi nei processi di formazione culturale (famiglia-allievi-scuola), al netto di eventuali “aziendalizzazioni” delle Istituzioni scolastiche sempre più invischiate in depauperanti operazioni di acquisizione e fidelizzazione degli allievi/clienti. Liceo del Made in Italy docet... Altresì deleteria, almeno per le ambizioni turistiche della Calabria, potrebbe risultare la campagna pubblicitaria di una nota crema spalmabile, vanamente impegnata nell’unificare un paese localisticamente affetto da ‘autonomite differenziata’, che in pochi secondi è riuscita a sconfessare l’intento lodevole di abbracciare linguisticamente la nobile arte della panificazione facendo esaltare “la ciriola romana” da un improbabile fornaio (?) dalla dizione impeccabile e “la pitta calabrese” da una fornaia dall’inconfondibile accento stereotipato ad uso e consumo dei soliti e solidi detrattori. Da rivedere, secondo gli equanimi dettami del pane al pane... Mentre la “Grana Padana”, organicamente assegnata al dicastero romano sito al civico 1 di Piazzale di Porta Pia, sogna di scimmiottare il passaggio dei maratoneti sul Ponte di Verrazzano traslandolo mentalmente su quello dello Stretto, è in pieno svolgimento la corsa all’ultimo artista prenotabile per la notte di San Silvestro, a giudicare dalla consueta ridda di nomi che dovrebbero animare le piazze più aduse all’intrattenimento, eccezion fatta per i residuati canori (alcuni dei quali opportunamente scongelati poco prima dell’esibizione!) che (ri)animeranno il Capodanno Rai, orfano della conduzione di Amadeus, in quel di Reggio Calabria. Gli eventuali cachet di Elodie, Achille Lauro e Gigi D’Agostino sono i numeri finora estratti sulle ruote di Cosenza e Corigliano-Rossano, con l’eclettico dee-jay e produttore discografico, nato a Torino da genitori di origini salernitane (Prignano Cilento), disposto a sparigliare le carte in tavola devolvendo il suo compenso all’Ospedale Civile dell’Annunziata di Cosenza. Su le mani per Gigi Dag... Per la categoria ‘Fuori Programma’ da registrare l’intenzione dell’Amministrazione Comunale di Acri di salutare il 2024 “in compagnia di un importante artista”, nella speranza di non fare il paio con il “noto artista” che il 6 settembre scorso doveva esibirsi all’Anfiteatro comunale per il “Gran concerto di chiusura” della kermesse estiva “R-estate ad Acri”. Non sarebbe carino dover ripiegare sul capoluogo e ritrovarsi ai piedi del palco allestito in piazza dei Bruzi ad ascoltare Achille Lauro che intona “ci son cascato di nuovo...” Per questa settimana è tutto, mentre per la prossima “Non escludo il ritorno...” |
PUBBLICATO 10/11/2024 | © Riproduzione Riservata

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