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Le due metà di una mela intera

Foto © Acri In Rete
Angelo Bianco
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Lui ha 97 anni, è un chirurgo in pensione, e fino a due mesi fa guidava la macchina e faceva tutto quanto c’era da fare in famiglia, come chiamare il figlio, “pier, portami i documenti, ti faccio la dichiarazione dei redditi”, gliel’ha sempre fatta lui senza mai sbagliare una detrazione perché il cervello timbrava ancora il cartellino, lo fa da 97 anni.
Lei, sua moglie, insegnante di lettere in pensione, è morta due mesi fa a 89 anni.
60 anni e spiccioli di matrimonio, due figli, un maschio e una femmina e una ruota che girava spinta dalle acque di un amore sempre fresco,  il mulino era quello di un tempo buono.
Pier è un mio collega, mai una parola fuori posto e gran chirurgo, un po’ dalla mamma e un po’ dal papà perché un frutto, dicono, cade sempre vicino al suo albero e lo sto dicendo anche io.
È una storia come ne ho già lette altre ma questa volta l’ho toccata con mano perché ogni giorno, da qualche mese, da quando sua mamma ha avuto il primo ictus, tutti i giorni sono stato a chiedergli “Pier, come va?” come quando lui lo chiedeva a me, quando era stata mia madre ad iniziare a spegnersi per la stessa maledetta sorte.
Lui era sempre a dire meraviglia dei suoi genitori, della loro età che era vissuta senza nessun impedimento, a pier brillavano gli occhi d’orgoglio e io ne ero affascinato ma adesso era preoccupato “ho paura anche per papà, senza la mamma lui precipiterà” loro sono due metà di una mela intera.
C’era sempre state lei ad occuparsi di lui e c’era lui di lei, mai uno screzio, non di più di quelli che si devono per la natura imperfetta dell’uomo.
Si sono fidanzati giovanissimi e quando lui, giovane medico, andava a fare le visite domiciliari, lei, maestra già a 25 anni, lo aspettava in macchina e, alla Luciana dell’abitacolo, correggeva i compiti, erano inseparabili!”
L’insegnamento era la sua seconda pelle, quando è morta sono stati in tanti, tra i suoi ex alunni, ad esserci a salutarla, le hanno scritto una lettera commovente, era per dirle “grazie” di averli fatti diventare uomini e donne migliori.
Un giorno, su un treno, la cugina di pier ascolta il racconto di una ragazza che sta dicendo come lei fosse stata etichettata come una cattiva ragazza, vestiva strana e questo muoveva la critica. Tutti la evitavano, tranne una, la sua professoressa di lettere. Lei l’ha capita, cogliendone i pregi, curandone i difetti, i vestiti non sono migliorati ma tutto il resto si e lei, adesso, dice il nome “era la professoressa Anna”  e al cognome, la cugina ha uno scatto improvviso, è la nipote della mamma di pier, è sua zia, anche lei si chiama Anna, si alza e corre ad abbracciare quella ragazza.
È pier a raccontarmi questo strano episodio del destino, un giorno qualunque, la cugina, un treno qualunque per Roma, la ragazza strana, lo stesso scompartimento, l’elogio del merito, gli occhi gli brillano e, adesso, non è più solo orgoglio.
Un giorno la ruota del mulino ha un rumore assordante, l’acqua non sa più scorrere, il marito della figlia, la sorella di pier, ha dolore alla pancia. La diagnosi iniziale è appendicite, in sala operatoria, però, la medicina si scopre una scienza inesatta, è un male inoperabile, lui muore dopo un calvario di speranza ma mai tradito dalla disperazione.
Lei ritorna bambina, la notte le fa paura, i genitori ritornano a cullarla a casa, nel suo lettino, sorretti da una fede autentica, incrollabile e il dolore, piano, piano si fa più lieve, educato come è il rumore dell’acqua di un mulino buono che torna a scorrere.
Adesso è lei che abbraccia suo papà, gli rimbocca le coperte, lo imbocca piano.
Mario a 97 anni trascorsi senza mai una malattia, ha avuto un ictus solo qualche mese più tardi dalla morte di sua moglie. Adesso, non guida più, è allettato, adesso, è lui ad esser tornato bambino, una metà del suo corpo non ha avuto piu sangue, ad una metà del suo corpo è mancato l’ossigeno, è la metà della sua mela. L’acqua, poi, è tornata a scorrere ma non serve più a ridargli vita, lui, adesso, aspetta solo di ritornare da Anna.
Succede così in tanti racconti dell’amore eterno di una vita quando l’altra metà della mela non c’è più e la metà che rimane non è più una mela intera e il sapore non è più buono da averne ancora fame e gusto di vivere.

PUBBLICATO 18/06/2025 | © Riproduzione Riservata



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