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Lettera educata

Foto © Acri In Rete
Angelo Bianco
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Ho atteso qualche giorno per averne certezza e, adesso, finalmente questa c’è e io, allora, posso dirlo, ammetterlo, si, io faccio outing:
io sono un maleducato!
Il sig. Sindaco ha risposto alla mia lettera, grazie!
Si, lo ha fatto da Roma, dal Parlamento, passeggiando per via dei Fori Imperiali, dove la politica si educa al silenzio difronte alle istanze democratiche dei cittadini e lui è un politico educato, non è solo n’acritanu come me.
Nessuna meraviglia, tempo al tempo, tornerà presto ad esserlo anche lui, a camminare “supra l’uortu” e amerà riperdersi tra gli altri.
Sarà quando si dovrà allestire la cabina elettorale, quando lui sarà solo di nuovo “uno di noi”, quando non servirà scrivergli, quando sarà lui a cercarti, a posare la sua mano fraterna e benevola sulla tua spalla, quando ti chiederà di raccontargli le tue proteste, annuendo, dialogando, sorridendo, offrendoti anche da bere, così, come fanno tutti i politici di professione; così, come, buona educazione vuole.
Era stata premessa della mia riflessione, io ho un’idea romantica della politica, “al servizio del cittadino!”
No, che stupido, avevo sbagliato l’aggettivo, errata corrige, faccio ammenda.
Qualcuno c’ha provato a darmene uno.
C’è chi mi ha scritto “sei un ingenuo” altri “illuso” oppure “come fai a non capire? La politica è fare accordi con la merda” ma nessuno aveva colto nel segno, nessuno di questi aveva saputo rappresentare il mio pensiero che, così, peccato, rimaneva incompiuto, sospeso tra la retorica e la speranza di un arcobaleno.
Faccio il chirurgo, è mia abitudine andare alla radice dei problemi e cercare le risposte e, allora, ne ho cercato io una.
Ho passeggiato tra le strade che percorro tutti i giorni, paese o città che sia, tra elezione e non, tra via della ragione e corso della coscienza, e, alla fine dei miei passi, l’ho trovata, era l’aggettivo corretto.
Confesso la meraviglia di non averlo incontrato prima, eppure, c’ero passato difronte tante volte, quante, almeno, tutte le volte che ho votato o che ho pensato di politica:
è “maleducazione”!
Si, io sono un “maleducato!”
Chi sono io per chiederà istanza di ascolto ad un politico?
Chi siamo noi per pretenderne addirittura risposta?
Chi sono io per invocare il diritto a capire?
Oggi ho letto un passaggio del verbo del sindaco “da oggi non risponderò più a nessuno se non in consiglio comunale” e, poi, ha chiosato con il più classico dei ritornelli della politica educata “alla fine saranno gli acresi a giudicarmi!”, io avrei aggiunto “prima, infatti, sia chiaro a tutti, non è previsto dal galateo politico” e più non dimandare.
Adesso non ho più dubbi, la mia è maleducazione politica!
Come posso io dubitare che il figlio della seconda carica dello Stato sia stato eletto immeritatamente a presidente dell’ACI, non era forse lui il migliore?
Come posso io pensare i vitalizi non sia giusto riassegnarli a chi ha dato il sangue per noi e oggi, senza, vive una vita di stenti?
Come posso pensare io che treni non si possono fermare a proprio piacimento?
Come posso pensare io che chi ha giurato che si sarebbe dimesso se non avesse vinto i referendum, poi, poteva anche non farlo?
Come posso pensare io che 60.000 persone uccise sono un genocidio quando è, invece, Israele che ha diritto di difendersi?
Come posso pensare io, più terra terra, che il sindaco di un paese non possa dimissionare due assessori di sua fiducia solo perché così rafforza il suo partito che poi lo candiderà alle regionali?
Insomma, io sono proprio un maleducato e come può un politico educato, qualunque egli sia, prestarmi attenzione?
Caro sig. Sindaco, di Acri o di Roma che lei sia, lei, voi tutti, politici educati, non avete colpe, sono io che devo scusarmi, a nome anche dei miei genitori, dei miei professori del Liceo, loro erano convinti di avermi bene educato ai valori fondanti della res civica.
Meglio tardi che mai, finalmente, ho capito e, oggi, io con questa mia, vengo a dirvi della mia più sincera ed orgogliosa Maleducazione!
Punto, due punti e anche punto e virgola, abbondandis in abbundandum.
Salutandovi indistintamente!
dott. Angelo Bianco, che sarei io, che saremmo noi, acritani, italiani, cittadini.


PUBBLICATO 12/07/2025 | © Riproduzione Riservata





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