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Buona notte ai sognatori

Foto © Acri In Rete
Franco Bifano
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Se fosse per me, avrei già spazzato via senza rimpianti regioni, province e l’intero “cucuzzaro”, lo farei con la stessa grazia di un tornado che si abbatte su delle vecchie baracche. Come ho già scritto in un articolo nel 2016: Tutti a casa, grazie della partecipazione e arrivederci!
Infatti, se in generale questi organismi politici hanno dimostrato di avere la stessa utilità delle zanzare in estate, al Sud diventano un vera e propria piaga biblica.
Prendiamo ad esempio la Regione Calabria: negli ultimi 30 anni abbiamo avuto Governatori di ogni genere, salsa e colore politico. Risultato? Siamo ultimi in quasi tutto. Un primato di cui andare fieri.
Fiore all’occhiello del disastro calabrese è drammaticamente la sanità. Ridotta a un carrozzone sgangherato che perde pezzi come una vecchia auto del '92.
Nel tempo è stata trasformata in un bancomat a gettoni. Commissari, affaristi, funzionari “compiacenti” e ‘ndrangheta, tutti hanno preso a piene mani, tranne i cittadini che - quando va bene - finiscono per aspettare un’ambulanza che non arriva, e se arriva è senza medico, o restano per giorni in pronto soccorso ridotti sempre di più in “lazzaretti”.
Dal 2010 siamo sotto un “piano di rientro” che ormai più che un piano sembra un lento corteo funebre, con banda di suonatori al seguito. Diciotto ospedali chiusi, ASL senza bilancio e milioni di euro sperperati per pagare inutili commissari che, bontà loro, riuscivano persino a saldare la stessa fattura tre o quattro volte, e a dare incarichi per centinaia di migliaia di euro. Una vera pacchia per i tanti “amici degli amici”.
Intanto, spendiamo ancora 330 milioni l’anno per curarci fuori Regione. Emigrazione sanitaria la chiamano, in realtà è una sorta di esilio salvavita, con tanto di onerose fatture.
Sul fronte infrastrutture, la situazione è desolante, basta pensare che nel 2025 viaggiamo ancora sulla SS. 106 (nota “simpaticamente” come la strada della morte) e siamo ancora privi dell’alta velocità. Così, mentre altrove i treni “volano”, da noi restano desideri, affidati alle stelle cadenti nelle serate d’agosto. Persino la fermata, di Torano, a suo tempo festeggiata in pompa magna, in estate appare e scompare come nel gioco delle tre carte.
Intanto, la disoccupazione è sempre più endemica e lo spopolamento procede a passo spedito, senza che nessuno dia anche solo l’impressione di essere capace di fermarne l' emorragia. Perdiamo i giovani e dietro di loro intere famiglie.
Certo, la responsabilità è della politica e dei Partiti da sempre in mano ai “capi bastone” che non permettono nessun rinnovamento pur di conservare potere e controllo.
Noi cittadini però ci mettiamo il carico da undici. Invece di alzare la testa, preferiamo restare proni e affiliarci al potente di turno, sostenendolo come gli ultras di una curva. Piuttosto che esercitare “diritto di cittadinanza” preferiamo lo sfogo sui social, nuova discarica pubblica nella quale riversare frustrazione, rabbia e vomitare persino odio.
Tra poco più di un mese, comunque, torneremo alle urne. L’ultima volta ha votato appena il 44% degli aventi diritto. Il 56 % è rimasto a casa, probabilmente diviso tra una serie su Netflix e un litigio su facebook. Se questo accadrà alla prossima tornata regionale, una minoranza attiva tornerà a governare di nuovo su una maggioranza impunemente silenziosa.
Cosi la democrazia muore e la nostra Regione lentamente si spegne, insieme al nostro futuro. Resta la complicità di chi rinuncia persino al diritto di scegliere, spesso usando il comodo alibi che “tanto non cambierà nulla" e buona notte ai sognatori.

PUBBLICATO 05/09/2025 | © Riproduzione Riservata





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