OPINIONE Letto 1736  |    Stampa articolo

Tritone e i due cumpari

Foto © Acri In Rete
Angelo Bianco
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Ad Acri, in piazza, supra  l’uortu, c’è una statua che non piace a nessuno, tutti, a vederla, pensano “ma chin’è stu genio che l’ha misa cà, piuttosto che niente era meglio niente!”.
Rappresenta Tritone o Nettuno, insomma, un maschio di razza caucasica con in mano un forcone, in mezzo ad una vasca senza acqua, perché ad Acri, paese di montagna, l’acqua è un bene prezioso e, infatti, poche ce l’hanno e, forse, è questo che la statua simboleggia, la difesa idrica.
È da qui, seduto sul bordo della vasca, che a me pare di vederli i due cumpari, ritornare dall’Annunziata, dopo aver ascoltato Tridico, prima, e Occhiuto, poi, camminare lenti, comincia a fare freddo, mani intrecciate dietro la schiena, capo chino e, adesso, mi sembra anche di sentirli parlare tra loro: ”cumpà, chi delusione, dician sempre i stess’ cose, nent e nuov, parran, parran, e spitali, miedici, strade, a sibari Sila e pù un fann niente e si fann l’affari loro” e l’altro “cumpare mio, i sordi fann venì a vista all’cecati, adesso ti diciani chill ca vù, per un voto su disposti a tutto, mo simu tutti amici”.
Avrei voluto esserci anche io sotto il palco ad ascoltare i candidati a governare la mia Calabria, avrei avuto una domanda, una sola, per ognuno di loro, e non era di sostanza ma di metodo perché i programmi elettorali, inutile pigliarci per il culo, sono uguali, tutti promettono tutto, da ogni elezione che c’è stata e per quelle che verranno, di regione, in regione, di Italia in Italia.
All’on. Tridico; “prof., perché non ha avuto il coraggio di smezzare le carte a suo piacere, rovesciare il tavolo della vecchia politica e presentare liste tutte con persone specchiate moralmente, nuove, irreprensibili nella loro capacità, lontano da logiche di partito, degne del manuale Cencelli?”
Avrei indicato, ad esempio, chi c’era accanto a lui, il candidato Capalbo, che, per mero calcolo politico opportunistico, ha governato gli ultimi mesi dell’amministrazione comunale pro domo suo, dando una prova vergognosa di evidenza che il potere logora davvero chi non ne ha di più e, a lui, non bastava più la carica di Sindaco del paese di cui si dice figlio orgoglioso.
Avrei avuto una domanda anche per lui: “Sig. Sindaco, semmai non raccogliesse i voti attesi, se ne direbbe, adesso, forse, figliastro illegittimo o lo diventerebbe gli acritani che non l’avranno votata perché il paese è piccolo e la gente già mormorava di prima!”
All’on. Occhiuto: “On., perché affida al popolo calabrese il giudizio del suo operato, che nulla sa delle sue trame clientelari e, invece, come ogni cittadino normale al di sotto della legge, non si rimette prima a quello della magistratura perché possa dirsi, poi e solo poi, in pieno diritto, onesto, trasparente e a schiena dritta, fornendo un modello di corretto comportamento civico, la legge non è uguale per tutti?
Chissà se avrei avuto risposta, chissà se ci sarà mai.
Il racconto dei comizi della moderna piazza Sprovieri è stato, invece, minuziosa nella conta dei partecipanti. Un decimale in più o in meno può fare la differenza in una miseria di presenze e autorizzarne il successo per l’uno o per l’altro ma non può sfuggire a nessuno che è significativa di una sola ragione, il distacco della gente comune dalla politica e non dall’angolo cui si è fatta la foto, il fallimento, caro prof., caro onorevole, è per entrambi.
Nessuno dei contendenti ha saputo riscaldare gli animi, la serata fredda lo avrebbe anche imposto, perché ai problemi che violentano il quotidiano di Acri e della Calabria nessuno può dare risposte certe se non rimbalzare a vicenda le responsabilità, il ping pong politichese usuale, inutile, stucchevole, da sempre.
I cumpari, adesso, stanchi, sono seduti alla fontana di Tritone, Nettuno, insomma quello là: “Cumpà, a proposito e acqua, chissà se domani n’ avimo pe ne lavare” e l’altro “cumpare mio, fussi chissà u problema, ormai simu abituati, io, domani, devo prenotare na visita per muglierma e chissà quann ma dunano a prenotazione, l’ha sentuti, uno na fatti chiudere u Beato Angelo, l’altro ha ditt che s’occuperà di sanità pe tutti, dopo ca unn’ha fatto niente per tutti sti anni”
Io li immagino così i due cumpari, forse, perché io posso essere uno dei due, l’altro, scegliete voi chi volete, basta un acritano, un calabrese chiunque ma con i capelli bianchi, un disilluso d’annata e anche di questa scegliete voi quale, io non ne ricordo più una buona per aver votato il cambiamento, chissà sé questa potrà esserla?
Ai cumpari l’ardua sentenza, semmai andranno a votare: “cumpà, tu domani ci và? Io no, tanto un cangia niente” e l’altro, io, guardando Tritone “io vado, voto u professore, perché piuttosto che il nulla, stavolta, piuttosto!”

PUBBLICATO 04/10/2025 | © Riproduzione Riservata



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