Museo contadino, parla Giovanni Ferraro, presidente del comitato di gestione


Roberto Saporito

L’amministrazione Comunale, ha deciso di rilanciare il museo della civiltà contadina. Ne abbiamo parlato con Giovanni Ferraro, presidente del Comitato di gestione che ne ha curato l’allestimento.
Come nasce l’idea? Per la promozione e la conservazione della storia di Acri e dalla salvaguardia della sua cultura, il Museo deve essere testimonianza viva della storia della città. Nei giorni scorsi c’è stata la riapertura. Sono state inaugurate due sale ubicate al secondo piano del palazzo Padula. Il Museo è nato da un progetto sulla dispersione scolastica della Scuola Media Padula, nell’anno scolastico 1995/96 è stato realizzato con l’impegno dei docenti, degli alunni e delle famiglie. Il materiale raccolto, circa 600 pezzi, con la collaborazione delle altre scuole del territorio e dell’Amministrazione Comunale, è stato esposto nel Palazzo Sanseverino-Falcone e inaugurato come museo permanente il 27 Maggio 1996. L’esposizione rimase nel palazzo Sanseverino fino al 2002 anno in cui la scuola cedette il tutto all’Amministrazione Comunale. Il Comune trasferì nuovamente il Museo nel palazzo Feraudo dove rimase fino all’estate del 2014 da dove, i reperti, recuperati e risistemati, vengono esposti nella sede attuale. Quale il significato de Museo? Questa nuova apertura intende avviare un processo di rafforzamento della memoria storica per trasmettere alle nuove generazioni il patrimonio culturale dei nostri antenati, non solo per acquisire la conoscenza delle radici di un popolo, ma anche, e sopratutto far apprezzare una vita di sacrifici e di duro lavoro manuale dei nostri padri. Il Museo è necessario per conservare la testimonianza e valori di questa civiltà e per non far cadere nell’oblio una parte tanto importante della nostra storia. Esso rappresenta il patrimonio culturale e racchiude la storia di un passato non perduto ma recuperato. Come è composto? Alcuni oggetti e attrezzi sono stati sistemati nell’atrio e, i più, nelle due sale del secondo piano del palazzo. Il particolare criterio descrittivo e didattico permette al visitatore di percepire attraverso i reperti le diverse attività e le diverse classi lavoratrici: il contadino, il fabbro, il falegname, il sellaio. E’ raffigurato l’ambiente domestico, ricco di significati e segno profondo della vita familiare, attrezzi per lavorare la canapa, la ginestra e il telaio e altri oggetti relativi al grano e pane, al baco da seta, al latte e formaggio, al maiale, al vino, all’olio. Da dove provengono gli oggetti? La maggior parte degli oggetti presenti nel Museo sono il risultato di una attenta ricerca tra la popolazione locale, ma sopratutto dono spontaneo e disinteressato di numerosi cittadini acresi. Tutto il materiale è stato ricatalogato con dovizia di particolari ed è stato ordinato secondo una sapiente sistemazione cronologica. Ogni oggetto esposto è identificato da un numero di archivio che fa riferimento ad una didascalia che rende chiaro l’uso e il significato. Che impatto dovrà avere sul territorio? Il Museo deve essere un importante simbolo della nostra città per ricordare e far riflettere su ciò che è stata la civiltà rurale, custode di grandi valori dell’umanità, ma non dovrà essere solo una semplice esposizione, ma un centro di documentazione storica e riflessione culturale. Sarà anello di congiunzione con le nuove generazioni, affinchè la conoscenza del passato aiuti ad interpretare il presente e far riscoprire un’epoca, altrimenti, perduta per sempre. Sarà espressione e memoria del territorio, ne conserverà la storia e contribuirà a valorizzare e riqualificare il centro storico. Rafforzerà nei cittadinil’antica e faticosa storia della gente che ha abitato il territorio acrese. Il Museo, inoltre, dovrà disporre di una biblioteca specializzata nel settore e aperta a tutti, di un archivio fotografico e le fonti bibliografiche saranno a disposizione di studiosi e laureandi. Il Museo potrebbe trasformarsi in una agenzia turistica che offre viaggi nel passato, percorrendo i vicoli del centro storico e raccontando la storia di un luogo, di un oggetto particolare, o andando per i sentieri di montagna a scoprire altre tracce della civiltà contadina. Inoltre, un’intensa opera di propaganda dovrà essere fatta nelle scuole di ogni ordine e grado, per sensibilizzare maggiormente i dirigenti scolastici a programmare visite guidate per l’arricchimento e approfondimento del loro bagaglio culturale. La popolazione potrà sostenere il Museo continuando la donazione spontanea e gratuita di tutti quegli oggetti che intendono far conoscere alle generazioni future. |
PUBBLICATO 18/04/2016 | © Riproduzione Riservata

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