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Acrinscena non presenta i conti.

Piero Cirino
Foto © Acri In Rete
Nonostante i capricci di un maggio poco primaverile, l'imminente arrivo della stagione estiva ad Acri riapre capitoli e discussioni evidentemente confinati in questo spazio. Che le polemiche, che ormai tradizionalmente accompagnano la rassegna Acriscena, debbano esser rubricate a chiacchiere sotto l'ombrellone, lo dimostra il fatto che da settembre a giugno praticamente dell'Anfiteatro non si parla. E non se ne comprende il motivo, considerato che la prossima estate avrà in eredità questioni irrisolte che si trascinano ormai da diversi mesi. Perché argomenti che in fondo riguardano tutta la collettività vengono tenuti nei cassetti per nove mesi all'anno, per poi tirarli fuori quando ormai diventano anacronistici? Nel gioco delle parti, il quesito andrebbe indirizzato soprattutto alle opposizioni di centrosinistra, che stanno ripetendo il medesimo errore dello scorso anno. Solo all'inizio di Acrinscena 2003 infatti le opposizioni chiesero conto alla maggioranza dell'edizione dell'anno prima. Solo in estate ci si accorse che 104 mila euro erano quanto meno degni di indagine, sia pure conoscitiva. E' vero che la cosa fu evidente solo con l'approvazione del bilancio di fine marzo, ma, sotto il profilo squisitamente politico, cioè della vigilanza, nessuno vietava fin dal mese di settembre del 2002 di chiedere alla maggioranza di portare i conti in consiglio comunale. La querelle estiva dei 104 mila euro derivanti dalla vendita dei biglietti degli spettacoli, e che comparivano nei residui attivi di bilancio, è ancora all'esame degli inquirenti contabili. L'errore tuttavia il centrosinistra lo ha ripetuto. Infatti, a distanza di quasi un anno, la maggioranza di centrodestra, anche per l'edizione del 2003 di Acrinscena non ha reso noti i conti e anche in questa circostanza non è stata incalzata dalle opposizioni. Così ancora oggi gli acresi non sanno se la rassegna dello scorso anno si chiuse con i conti in attivo oppure se si chiuse in rosso, almeno nei bilanci. Non è ancora chiaro quanto la Regione Calabria mise a disposizione delle kermesse, se l'amministrazione comunale è stata costretta ad aprire anche i cordoni della sua borsa, quali spettacoli sono stati un successo e quali, al contrario un flop. L'amministrazione comunale aveva il dovere di rendere pubbliche le cifre, il centrosinistra quello di chiedere che ciò avvenisse. Non ci sarebbe da meravigliarsi più di tanto se questo argomento, in modo del tutto pretestuoso, venisse fuori in campagna elettorale. E' del tutto evidente che la sopravvivenza di Acrinscena è legata a filo doppio ai finanziamenti regionali. In sostanza, in questi anni non si è cercata una soluzione che potesse sottrarre la manifestazione estiva agli umori delle vicende politiche. Tutti sanno che, qualora Acri non avesse più il fiato per fare la voce grossa, Acrinscena scomparirebbe Senza le centinaia di migliaia di euro che la Regione Calabria ha messo a disposizione negli ultimi anni, non sarebbe possibile mantenere il medesimo livello. Sembrano essere caduti nel vuoto anche le proposte, fuori dal coro, fatte da singoli cittadini, di creare i presupposti per la creazione di una fondazione che possa, con una propria autonomia finanziaria, gestire gli spettacoli nell'Anfiteatro. Magari se ne riparlerà nei comizi elettorali, ma sembrerà quantomeno fuori luogo, considerato che alla questione finora è stata posta una assurda sordina.

PUBBLICATO 13/5/2004

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