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Cooperativa Prisma ad Acri.

Luigi Chimento
Foto © Acri In Rete
Progetti, ricerche, interventi sociali, macro aree. Questa l'estensione esplicativa dell'acronimo Prisma, la cooperativa sorta ad Acri da qualche mese. Originari della cittadina presilana, ma con esperienze formative e lavorative in terra di Toscana, i fondatori - tutti under 30 ed entusiasti della loro idea - hanno deciso il passo Prismacoop dopo una macroindagine dal quale è emerso un bisogno manifesto di servizi socio sanitari.
Conosciuta dal grande pubblico per avere ottimamente organizzato un torneo di calcio cittadino - Acristreet - Prisma è composta da assistenti sociali, educatori, sociologi, con l'obiettivo di rivestire un ruolo di primo piano nel variegato universo dei servizi sociali e culturali.
"Il sogno a cui lavoriamo - dice Sergio Pascuzzo, Amministratore unico della cooperativa - è quello di contribuire, insieme agli enti non profit e agli attori pubblici, a creare una rete dei servizi sociali nella media valle Crati; una rete imperniata su concertazione, progettazione e diversificazione dei servizi che sappia finalmente far tesoro della normativa nazionale e regionale sul sociale. Il nostro core business, sarà proprio la consulenza agli enti pubblici in materia di finanziamenti per progetti sulle categorie sociali deboli. Consapevoli, che nessuno intervento può essere pianificato senza una preliminare indagine conoscitiva e che nessun finanziamento extra comunale pioverà dal cielo se non ci si propone adeguatamente".
La Prismacoop, ha in corso collaborazioni con vari comuni della provincia, sta ultimando un'idea di scuola calcio e servizi educativi per ragazzi e, punta molto sulla gestione di servizi nel campo della terza età. Competenza, caparbietà e comunicazione - presenti su internet a www.prismacoop.it - sono le tre C caratterizzanti questi ragazzi che hanno deciso di far germogliare un'impresa sociale ad Acri, Calabria.
Impavidi. O forse no: soltanto, come dicevamo, con il know how e la giusta dose di motivazione.
"La riforma nazionale dei Servizi Sociali operata con la legge 328/2000 - aggiunge Pascuzzo - e l'ottima attuazione di questa ultima partorita dalla Regione Calabria con la legge 23/2003, rendono Comuni e Comunità montane responsabili della progettazione sociale. Le reti territoriali sono condizione indispensabile per attingere ai fondi regionali ma molti comuni non sono ancora entrati in questa ottica. Fortunatamente, i Servizi Sociali acresi sembra stiano facendo un ottimo lavoro di pianificazione".

PUBBLICATO 3/7/2006

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