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Dopo vent'anni l'ESAC decide di vendere il salumificio

Roberto Saporito
Foto © Acri In Rete
In pochi lo sanno ma un pezzo storico della valida produttività alimentare acrese sta per scomparire. E per sempre. Si tratta del salumificio di via Seggio.
E’ di qualche giorno fa la notizia che l’Arssa, ex Esac ed Opera Sila, ha deciso, probabilmente per rimpinguare le proprie casse, di vendere le strutture al miglior offerente attraverso un’ asta pubblica.
Sparisce così una struttura che per dieci ininterrotti anni ha rappresentato l’ orgoglio di una città lavoratrice, produttrice e divulgatrice di salumi.
L’asta pubblica, che si terrà nelle sede regionale dell’Arssa, è fissata per martedì prossimo. Si partirà da un prezzo di un milione e quattrocentomila euro circa. Non è spiegato se, chi si aggiudicherà l’ampia struttura, sarà costretto a farla funzionare come salumificio o meno ma si ha l’ impressione che difficilmente sulle tavole degli acresi, e non solo, vedremo nuovamente i prodotti con il marchio “Salumificio Acri”.
La struttura si erge su duemila metri quadri ed è costituita da due piani. Il primo era riservato alla stagionatura dei salumi in genere, il secondo era solo per i prosciutti. Sono presenti, inoltre, gli stabili che erano adibiti ad uffici e aa appartamenti per custodi, impiegati ed operai, officina e magazzini. Il salumificio era entrato in funzione a metà degli anni ’70 e cessò l’attività nel 1987 sotto la presidenza di Francesco Longo. Quindi seguirono tre anni di inattività in cui i circa cinquanta lavoratori furono costretti a stare inoperosi prima di essere trasferiti altrove. I mezzi con a bordo salsicce, prosciutti, sopressate e capicollo, molto apprezzati perché ottimi e ben curati, viaggiavano alla volta di ogni angolo della regione e di alcuni centri della vicina Basilicata. La chiusura definitiva, avvenuta nel 1990, creò polemiche e scalpore. Inspiegabilmente un’altra struttura che produceva e funzionava fu costretta a chiudere i battenti nonostante rimostranze e lotte.
Sotto accusa alcuni privati impegnati nel medesimo settore che sostenuti da uomini politici che contavano, vedevano nel salumificio acrese un grande ostacolo per la propria attività. Ma anche alcune forze politiche all’epoca si dimostrarono poco incisive per la salvaguardia della struttura, dei posti di lavoro e per lo sviluppo socio – economico di una paese interno. La città di Acri si vedeva privata di una valida piccola azienda.
Quella di martedì prossimo è solo l’ultimo atto di una morte annunciata da venti anni.

PUBBLICATO 12/12/2006

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