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La beffa dei Pacs: ultima trovata!

Angelo Turano
Foto © Acri In Rete
Le comunità omosessuali in Italia, lamentano da decenni, una carenza di diritti e di uguaglianza con la controparte eterosessuale, condizione che tende a negare e umiliare il loro essere.
I toni da sempre pacati, si sono inaspriti da quando varie nazioni europee hanno varato riforme che riconoscono il matrimonio tra individui dello stesso sesso; e le proteste, agli albori delle politiche 2006, hanno assunto la connotazione di un vero e proprio programma politico.
Il modello spagnolo alla Zapatero, o quello inglese, non sarebbe stato ben accetto in Italia, visto le sue remote tradizioni cattoliche; e allora per distogliere l’attenzione dal vero fine della legge, si è propagandata l’idea, che questa riforma regolarizzi le convivenze, soprattutto fra le coppie eterossessuali.
Ora discutere, e argomentare la questione da un punto di vista religioso, oltre al fatto che essere noioso per i lettori, non è di mia competenza, e mi asterrò del farlo.
A tale proposito penso che ad altrettanto dovrebbero attenersi molte personalità, che dapprima si ergono a paladini della libertà di pensiero, e poi impediscono ad un prelato di esprimere liberamente il suo pensiero.
Per fortuna la bandiera della libertà non conosce colore politico! L’articolo 29 della costituzione, riconosce la famiglia come istituzione fondata sul matrimonio, ma nello stesso tempo lo Stato deve riconoscere gli ambiti collettivi in cui si svolge la personalità dell’individuo.
L’interpretazione di tale presupposto, ha segnato l’introduzione e l’accettazione di un nuovo concetto: a quello di “famiglia tradizionale”cioè formata da coniugi di sesso diverso, si è affiancato il concetto di “famiglia non tradizionale o moderna”; ed al matrimonio si è affiancata l’idea di un Patto civile di solidarietà. Pur accettando per vero che non esiste una famiglia uguale a se stessa nel corso dei secoli; è ancora certo che la famiglia, oggi, continua a rimanere la colonna portante della società, in cui trova compimento la procreazione e la formazione dell’individuo.
Non può dunque esistere una duplice interpretazione del concetto di famiglia; in quanto essa stessa è un’unica e insostituibile istituzione. Allo stesso modo il Matrimonio nasce come istituzione che legalizza la volontà di due individui di essere una famiglia; e non è qualificabile come un qualsivoglia contratto che regoli un accordo patrimoniale. I Pacs tendono ad essere proprio questo, dimenticando la vera dignità ed il vero valore della persona. Inoltre questi patti dovrebbero, a detta di molti, dare maggiore stabilità alle coppie omosessuali, o concedere il diritto di assistere il proprio partner degente in ospedale, e ancora dare l’opportunità di subentrare nel contratto di affitto dell’ex-partner.
Per quanto concerne la stabilità, trovo difficile che una legge rafforzi un legame tra due individui; e poi, per assistere un degente o subentrare ad un contratto di affitto non è necessario un “matrimonio”, basterebbe qualche piccola riforma nella legislazione.
Oggi, a mio avviso, la vera istituzione da incentivare e tutelare, è proprio la famiglia, con tutto il mondo che le sta attorno.
Resta ancora difficile, però, spiegarsi perché si parli dei Pacs solo alle soglie delle elezioni; e come mai, visto il susseguirsi di proposte di leggi similari nei decenni passati, solo oggi i Pacs diventino un punto cruciale nel programma elettorale di uno schieramento politico.
Forse sarebbe più doveroso chiedersi se non sia l’ennesima manovra di propaganda politica per accattivarsi le simpatie elettorali di una determinata cerchia di popolazione.
Considerati gli ultimi sondaggi, un buon 5% di voti - tale è infatti la percentuale omosessuale della popolazione – farebbe pendere l’ago della bilancia nettamente dal “lato sinistro”. Ma anche presagendo la più schiacciante vittoria del Centrosinistra nell’era della seconda repubblica, i Pacs potrebbero rimanere solo ed esclusivamente un’illusione.
Questo lo si può capire chiaramente ascoltando alcuni moderati del Centrosinistra, che minacciano una crisi di governo certa, se tale riforma trovi il benché minimo tentativo di attuazione.
Chissà, qualora un giorno, qualcuno si accorgesse di essere stato illuso e ferito nella sua identità più profonda, allora e solo allora, si interrogherà sui limiti della sete di potere!

PUBBLICATO 5/2/2006

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