Opinione Letto 1756  |    Stampa articolo

Una scelta irresponsabile.

Rosaria Fiore
Foto © Acri In Rete

Sono abbastanza disgustata e avvilita da un sistema sociale che non tutela le persone fragili.
Non devono essere le associazioni di volontariato a risolvere i problemi che le Istituzioni abbandonano, perché “quei volontari” se non affiancati in modo adeguato rischiano di fallire e tradire le aspettative proprie, della comunità e di chi vive il disagio.
Questa è una storia di miseria e di sventura scavata in una realtà sociale precisa, quella acrese. E’ una vicenda vera legata alla vitalità elementare, ai dolori ed alle gioie vere della gente umile ma soprattutto al dramma dell’ABBANDONO.
Angela (ovviamente non è il suo vero nome!) aveva settantasette anni quando è stata presentata dal suo medico curante ai volontari di una associazione di volontariato che ha deciso di prestare assistenza ad anziani autosufficienti che vivono in condizioni di solitudine.
Angela viveva da sola in una frazione di Acri, era un’ anziana donna che stringeva i denti e la cinghia, la sua pensione di circa cinquecento euro mensili la controllava al microscopio, la sezionava, la soppesava, la contemplava e la vedeva andare via così com’era venuta. Angela è sempre stata fiera della sua autonomia, ma dopo un po’ di tempo le cose cambiano e inizia a pensare al suo futuro.
Uscire di casa per la spesa e soprattutto mantenere la casa pulita e provvedere alla propria igiene personale diventa sempre più difficile. Non bastava più una telefonata affinché non si sentisse più sola, non potevano più essere quelle persone che un paio di volte a settimana le facevano visita, a darle quella sicurezza e quelle garanzie che lei cercava e di cui aveva bisogno.
Angela si sentiva sempre più sola e la sua permanenza in periferia stava inaridendo e spersonalizzando la sua esistenza, continuava a chiedere di ritornare a vivere in una nuova società disposta ad accoglierla e a valorizzarla.
Le uniche persone presenti nella sua vita erano i volontari che usando la loro forza di volontà e la loro possibilità di mediazione hanno cercato punti d’intesa con chi si occupava, nel nostro comune, di Servizi Sociali nel 2004, poi ancora nel 2005 e oggi nel 2006.
Tre anni di lotta, certo nessuno vuole sopravvalutare il volontariato anche perché nel nostro paese è ancora una rotellina di un immenso ingranaggio anonimo e spesso spersonalizzato; può però favorendo la Pubblica Amministrazione a migliorare il suo rapporto con la popolazione, a diminuire i disservizi aiutandoli a rimuoverne le cause.
Ma mi sono resa conto che quel cambiamento di mentalità verso una “cultura di servizio”, tanto annunciato e tanto pubblicizzato, è meta ancora lontana.
Dopo la segnalazione e i diversi solleciti scritti e verbali indirizzati all’ Ufficio Servizi Sociali del Comune di Acri, il caso di Angela è stato affrontato con una tale marginalità da far diventare il problema un alibi per la trascuratezza della persona.
Persino il Sindaco e l’Assessore alla Sanità durante un colloquio formale, tenutosi nella casa comunale, con un perfetto politichese fanno presagire una trafila burocratica dai tempi incerti per la soluzione del caso.
Che la delusione possa dipendere da questo fatto?
E ancora mi chiedo:
1) a fronte di una SEGNALAZIONE come si devono muovere le Assistenti Sociali?
2) c’è stata una PRESA IN CARICO del caso?
3) è stata effettuata una VALUTAZIONE PROFESSIONALE del caso?
4) è stata effettuata una VISITA DOMICILIARE?

NO! Nessuna Assistente Sociale dipendente del Comune di Acri conosce la casa di Angela.
Vorrei aggiungere che una Assistente sociale, ha espressamente detto che non avrebbe effettuato alcuna visita domiciliare, perché essendo Angela affetta da una infezione contagiosa, non poteva correre rischi, ma si sarebbe impegnata a proporre la visita ad altri volontari che avrebbero relazionato per lei. Con quali competenze mi chiedo, e soprattutto perché far correre un rischio del genere ad altre persone che forse non conoscevano neppure il caso?
Tengo a precisare che l’infezione di cui Angela era affetta era una conseguenza della condizione di disagio in cui viveva, e i dottori specialisti hanno più volte affermato che si veniva contagiati solo se sottoposti ad uno stretto e duraturo contatto, certificando infine la totale guarigione di Angela. Le copie dei certificati sono state trasmesse al comune, ma non degnate di considerazione.
Per evitare il disagio a questa persona non sarebbe forse stato meglio trovarle una sistemazione in paese come lei chiedeva, ed aiutarla nelle cure evitando l’ istituzionalizzazione?
Si, Angela è in una casa di riposo, lontana da Acri e dalle sue origini, per chi non lo sapesse, e sono certa che chi dovrebbe saperlo non lo sa.
Stufa dell’attesa inutile Angela incominciava ad andare in escandescenze, cosi dopo essere stata prigioniera in questo strato di incomunicabilità, sommerso e sovrastato dalle apparenze, si ritrova a vivere improvvisamente con persone estranee, non volute e non scelte.
Sa bene come si vive in istituto ma non ha scelta.
Questo è quanto emerge dalle telefonate: “succede che vuoi riposare e non ci riesci, perché non sopporti il rumore degli altri, i colpi di tosse, le abitudini diverse dalle tue. Si dice che da vecchi si diventa esagerati. Ma non è un’esagerazione immaginarsi che se vuoi leggere c’è chi vuole la luce spenta o che se vuoi vedere un programma in TV, o se ne guarda un altro o non è orario…
Angela ha salutato chi l’ha accompagnata in quella struttura con gli occhi gonfi di lacrime, indossava ancora il cappotto scuro abbottonato in fretta e senza attenzione e teneva lo sguardo abbassato sulle scarpe come per nascondere il dolore.
E’ passato un mese da quel saluto e Angela aspetta ancora di stare in pace nell’attesa che arrivi il momento di apprezzare la scelta fatta di una vita programmata, nella quale c’è poco da pensare, vita affidata ad altri che ti dicono al mattino cosa fare risparmiandoti l’incerto di azzeccare un gesto, un moto, un pensiero che ti riempia il tempo e il cuore fino al giorno nuovo.
E così passano i giorni di Angela, in quel “tiretto” aspettando con ansia che qualcuno si ricordi di lei pronunziando solo il suo nome rompendo l’involucro invisibile in cui è rinchiusa.
Angela ignora che il giorno del suo ricovero i responsabili del centro hanno chiesto ai suoi accompagnatori un vestito nuovo per quando Angela sarebbe ritornata ad Acri, un vestito che non ha pensato di comprare perché Angela vorrebbe ritornare al suo paese viva. Vorrebbe usufruire di quelle buone leggi che questo paese si è dato.
Non solo lei , ma tutti vorremmo che nel nostro paese si programmi e si realizzi un sistema di intervento sociale e sanitario che risponda ai bisogni delle persone. Che si sviluppi la cultura dell’accoglienza e del rispetto.
Situazioni come queste devono scuotere i nervi, e deve rendere evidenti agli occhi di una comunità le piaghe sociali del territorio.
Il “problema” anziani dovrebbe essere una priorità e non deve essere affrontato con logiche ideologiche. E’ per tale ragione che le amministrazioni pubbliche devono essere in costante contatto con i cittadini. L’informazione come strumento di sburocratizzazione che permetta una capillare conoscenza dei servizi e delle opportunità creando sistemi d’interazione che siano antenne sempre accese a rilevare i bisogni e le richieste degli utenti, con una mentalità aperta e disponibile, pronta a cambiare i propri strumenti se questi non sono efficienti o non sono graditi.
I cittadini sono pronti a dare molto a chi, governandoli, si impegna a tutelarli nei confronti degli enti superiori, spesso lontani ed incapaci di percepire le loro richieste ed i loro bisogni; a chi è pronto ad informarli ricercando il loro coinvolgimento nelle scelte grandi e piccole del paese, a chi sa rappresentarli senza compromessi e senza guardare al proprio interesse personale; a chi, soprattutto, sa infondere fiducia, migliorando il presente per conquistarsi credito sui grandi progetti per il futuro; a chi incarna i valori del paese, quelli condivisi e riconosciuti dalla maggioranza, senza tradirli per calcolo, convenienza, piaggeria.
C’è ancora tempo per cogliere l’occasione forse cinica, che Angela ha offerto a tutti, assumiamoci la responsabilità di rendere la speranza azione concreta, aiutando Angela e tutti gli anziani a restare nella propria casa e fra le proprie cose. Forse vivranno di più, ma sicuramente vivranno meglio.


PUBBLICATO 11/4/2006

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