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Pasqua ad Acri tra fede e tradizione.

Lucio Rocco
Foto © Acri In Rete
Il termine "Pasqua" deriva dall'ebraico PESAH tradotto in latino PASCHA che significa passaggio, è la più importante festività cristiana, perché si celebra la passione, la morte e la resurrezione dopo tre giorni, di Gesù Cristo.
All'inizio del cristianesimo, ogni domenica, si ricordava la resurrezione. Con il concilio di Nicea dell'anno 325 si decise di celebrare la Pasqua solo una volta all'anno, affidando la scelta del giorno, alla chiesa di Alessandria; partendo dalle norme di Nicea venne stabilita la norma a tutt'oggi usata è cioè che la Pasqua doveva cadere nella prima domenica successiva alla prima luna piena del solstizio di primavera ( 21 marzo).
La Pasqua è preceduta da un periodo di preparazione di 40 giorni (Quaresima) che ricorda ai cristiani i giorni trascorsi da Gesù nel deserto tentato dal diavolo. La quaresima inizia il mercoledì delle ceneri e finisce la domenica delle palme; in questi 40 giorni per riparare ai bagordi del carnevale nelle chiese viene esposto all'adorazione dei fedeli, per 40 ore, l'ostia consacrata che rappresenta il Santissimo Gesù.




La domenica delle Palme ricorda l'ingresso di Gesù a Gerusalemme dove la folla lo accoglieva trionfalmente agitando, in segno di saluto, dei rami di ulivo e di palme. Per questo motivo nelle chiese in questa domenica vengono benedetti dei rametti di ulivo o di alloro da distribuire ai fedeli.






Dalla domenica delle palme inizia la settimana santa.

Da noi è tradizione fare dono, a parenti e amici, della cullura, un beneaugurate dolce pasquale con uova sode.




Tradizione vuole che la cultura dedicata ad un maschio della famiglia, sia a forma di ciambella e le uova sode siano in numero dispari.

Nel giovedì Santo vengono consacrati gli olii santi che serviranno per tutto l'anno per celebrare battesimi, cresime e per l'unzione degli infermi.
La sera del giovedì si celebra la messa che ricorda l'ultima cena di Gesù nella sua vita terrena; durante questa messa verranno "legate le campane" che torneranno a suonare per annunciare la resurrezione di Gesu.
In questo giorno si visitano i sepolcri allestiti nelle varie chiese (è un'antichissima tradizione che i "subburchi" siano girati in numero dispari). I fedeli, per l'allestimento dei sepolcri, portano dei vasi di cereali fatti germogliare al buio (davurielli) che rappresentano il passaggio dalle tenebre della morte di Gesù alla sua resurrezione.




La processione più sentita in assoluto dai cittadini di Acri è quella del venerdì Santo.
Cristo morto e la Madonna Addolorata vengono portati in processione da migliaia di fedeli.




Questa processione parte dalla chiesa di San Domenico perché in origine la parrocchia di Santa Maria Maggiore di Padia affidò l'organizzazione della processione alla congregazione del SS. Rosario, che aveva la sua sede appunto nella chiesa di San Domenico. Quando questa nel 1917, diventò parrocchia continuò ad organizzare la processione.
I fedeli partecipavano ad un asta per aggiudicarsi il diritto di portare Gesù Cristo o la Madonna per un dato percorso, e oltre ai caratteristici canti religiosi, ad accompagnare questa processione, una volta c'erano anche le "toccare",



degli strumenti che tutti i falegnami di Acri preparavano per tempo, poi questa usanza finì come pure finì l'uso di fare l'asta. In questo giorno la radio e la televisione di stato, che una volta erano le uniche trasmittenti, non mandavano ne musica leggera ne film, molti uomini non facevano la barba.
Con il tempo anche il percorso della processione, che toccava tutti i rioni della città, venne ridotto, è rimasta invece la consuetudine di accendere le luci della propria casa al passaggio della processione.
Il giorno del venerdì Santo la messa non segue il classico rituale e da noi si dice che è la "missa mbroglieta"

Il sabato Santo inizia l'attesa della resurrezione di Gesù, ed è l'unico giorno dell'anno dove non si può dare la comunione.




Il lunedì dell'Angelo, si ricorda l'incontro dell'Angelo con le donne accorse al sepolcro, alle quali annunciò la resurrezione di Gesù. Non è comunque una festa cristiana, si tratta di un giorno festivo introdotto nel dopoguerra insieme al 26 dicembre per rendere più sereno il giorno della festa cristiana senza il pensiero incombente del lavoro dell'indomani.
E' consuetudine in questo giorno organizzare una gita in campagna; tradizionalmente, di primo mattino, viene preparata una grande frittata con formaggio e salsiccia, non mancherà nel menù la pasta al forno, le polpette e l'agnello arrostito, i luoghi preferiti dai nostri concittadini per la pasquetta, sono nella Sila Greca e sulla costa Ionica, posti dove molti hanno la casa per le vacanze.

QUALCHE CURIOSITA':

  • L'uovo di Pasqua ha origine nell'antica Roma; i contadini regalavano e sotterravano nei campi un uovo dipinto di rosso simbolo di fecondità e di buon auspicio per il raccolto.
  • In Finlandia la notte di sabato si accende un falò per tenere lontano dalle proprie case le streghe perché si pensa che in quella notte volino.
  • In Francia si dice ai bambini che le campane non suonano fino alla domenica di Pasqua perché sono andate a Roma; la domenica mattina, mentre i bambini guardano in cielo per veder tornare le campane da Roma, i genitori nascondono loro le uova che cercheranno per tutta la mattina.
  • In Ucraina sono famose e bellissime le uova dette "Pysanky", delle uova colorate e finite a cera che vengono poi regalate in un cestino di vimini foderato d'erba.
  • In Germania la domenica di Pasqua, i bambini, cercano nei giardini le uova nascoste dal coniglio pasquale.
  • In un paese dell'Inghilterra i bambini si radunano su un'altura e fanno rotolare per strada le uova sode.
  • Il coniglietto che vediamo sempre nelle vetrine, perché è uno dei simboli della Pasqua, per la precisione dovrebbe essere una lepre, poiché era questa, che sin dall'inizio del Cristianesimo, era presa a simbolo da Gesù Cristo.
  • La colomba pasquale si regala perché, insieme al ramoscello di ulivo, è un simbolo di pace. Fu la colomba a ritornare da Noè, dopo il diluvio universale, tenendo nel becco proprio un ramoscello di ulivo.

PUBBLICATO 16/4/2006

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