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Acri ieri è ripiombata in un incubo.

Piero Cirino
Foto © Acri In Rete
Anche chi ieri si è svegliato tardi, complice la giornata semifestiva, appena messo il naso fuori dall'uscio di casa è stato prontamente informato dell'accaduto.
E anche chi, magari dopo le nove del mattino, aveva necessità di bere almeno un caffé prima di collegare i suoi ritmi a quelli di un sabato che non sarebbe stato uguale a tanti altri, doveva scoprire che ieri mattina "doveva informarsi".
In tanti, anche se in ritardo, hanno voluto rendersi conto di persona e visitare, a mo' di lugubre pellegrinaggio, il "luogo del delitto".
Qui si trova solo una chiazza scura, evidente traccia di un luogo che fino a poche ore fa era stato segnato con le bandierine numerate del nucleo operativo di Cosenza, per i rilievi del caso.
Soprattutto quelle macchie nere sono l'ultima testimonianza di vita di Fabrizio Greco.
Sono situate a meno di cento metri dal Municipio.
La distanza è quella che separa il simbolo della civiltà della comunità locale da un atto che più incivile non potrebbe essere.
Siamo nel cuore del centro storico acrese, con una frequentazione quotidiana che gli uffici comunali rendono inconsueta a chi associa la parte antica di una città alla quiete che fa da contrappeso ai ritmi frenetici di oggi.
A distanza di pochissimi metri, una decina circa, fino a poco tempo fa, erano ubicati gli uffici della Polizia Municipale.
Certo non è il luogo ideale in cui consumare un delitto e renderlo poi segreto.
In questi vicoletti, poco prima delle quattro del mattino e poco dopo le tre, ha perso la vita un giovane di 25 anni, carbonizzato nel più atroce dei delitti.
Anche chi è giunto sul posto per i primi soccorsi o per le prime indagini ha visto una scena che nessuna esperienza potrà mai rendere usuale.
Sanitari e militari hanno vissuto attimi raccapriccianti e si sono augurati che questa sia un'esperienza unica.
Il luogo in cui Fabrizio ha terminato il suo viaggio terreno ha, per converso, l'amenità di quei viottoli che danno il senso della storia di un'intera collettività.
Ha tutto insomma per diventare immagine da cartolina o scorcio da immortalare in un quadro d'autore.
Ci si meraviglia, e non poco, che nessuno abbia avuto nulla da dire su questa maledetta notte agli inquirenti.
Eppure qui abitano diverse famiglie.
E' difficile immaginare che chi sta per morire avvolto dalle fiamme non gridi disperatamente e non chieda aiuto.
Qui evidentemente nessuno lo ha sentito.




Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 29-03-2009.

PUBBLICATO 29/03/2009

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