La chiesa di San Domenico è piena. Per un giorno, come giusto che sia, la città ha messo da parte le bravate, la spavalderia e l'arroganza di Fabrizio Greco, a cui due suoi amici, Pasquale Gaccione e Camillo Antonio De Mandis, avrebbero dato fuoco nella notte tra sabato e domenica scorsi. Fabrizio, celibe e disoccupato, ma anche ragazzo sfortunato e vissuto in un difficile contesto sociale ed economico, non aveva un bel rapporto con gli acresi. Che, invece, ieri hanno dimostrato commozione, affetto e vicinanza ai parenti. Lacrime e interrogativi serpeggiavano tra i presenti. L'autopsia effettuata sul corpo di Greco ha fugato ogni dubbio; il ragazzo venticinquenne è morso per le gravi ustioni sul viso e sul torace.
Nei primi banchi siede il sindaco, dietro di lui il consigliere regionale Trematerra e gli assessori Capalbo e Manes, e la polizia municipale, quindi gente comune e pochi amici del povero Greco. Assente la mamma mentre il fratello Maurizio ed il papà Damiano ancora increduli e in preda al delirio. Breve ma intensa l'omelia di don Gianpiero Fiore; "sono turbato anche io come voi ma in questo triste momento occorre riflettere e pregare. Dio perdonerà Fabrizio mentre la società deve stare accanto ai familiari."
Già la famiglia, mamma disoccupata, papà pensionato sociale con alle spalle sfortuna e disgrazie. Fabrizio era il sesto di otto fratelli ma solo Maurizio gli ha reso l'ultimo saluto. Gli altri, affidati ad altre famiglie già dalla tenera età, hanno preferito né presenziare la camera ardente né il rito funebre del fratello Fabrizio, ragazzo non violento né delinquente ma con il vizio dell'alcool e delle droghe leggere che lo portavano a momenti di euforia ed esaltazione. Come quel tragico sabato sera quando un litigio con i suoi due amici Pasquale e Camillo è sfociato in un brutale assassino.