OPINIONE Letto 2619  |    Stampa articolo

Considerazioni Eugeniche sulla Sinistra.

Angela Maria Spina
Foto © Acri In Rete
Nonostante periodiche illusioni e disillusioni politiche anche sotto il cocente solleone agostano che fa 42° all’ombra, c’è spazio per una riflessione pensosa sulla vita affannata della Sinistra italiana, ed ancor più sulla proiezione locale, del cosiddetto centro sinistra, che recentemente o spesso all’occorrenza, ispira qualche disordinata riflessione come questa. Liberando il campo da ogni pur facile ironia, e richiamando alla memoria alcune delle esilaranti vignette di Altan, che hanno solcato la storia, della Sinistra politica, sviluppo alcuni spunti “eugenici” di questo complesso teatrino politico. Ne ricavo un quadro fluttuante a tratti sconcertante, fatto da microconflitti interni, e da miopismi parcellizzanti, che vivono nei toni grotteschi, di un dramma che appare quasi senza fine. La sinistra è ammalata e se la sinistra soffre, gli esiti di quella sofferenza, paradossalmente atrofizzano gli arti di tutte le altre forze politiche, dalle anime riformiste, alle più moderate, a tutte le latitudini e longitudini.
Una sinistra sofferente, pallida e smunta, sfilacciata ed incerta – se è concesso ancora di parlarne al singolare - forse perché rappresenta una Sintesi sbrigativa ed Imperfetta dell’incontro della vecchia sinistra cattolica con parte degli eredi del vecchio PCI, nella genesi recente del “nuovo” PD.
In questo tracciato sono latitanti le anime del riformismo socialista, ed alcune sincere visioni liberali così come quelle radicali; che hanno determinato una drammatica diaspora dai toni nostalgici e inverosimilmente retrò, che non ha saputo traghettare il passato al futuro. Certo di essa si lamenta una inconsolabile mancanza, non fosse altro perchè si è prodotto un complessivo appiattimento del dibattito politico ed un depauperamento identitario, ben più complesso.
Il PD: materia fluida, che non ha saputo instillare linfa nuova nella storia passata, che ha scelto di vivere passivamente dentro i propri frammenti, sperando che la propria vecchia funzione salvifica potesse rigenerare se stessa ed il paese.
La Sinistra radicale: materia allo stato gassoso, che appare contrastata e difficile a disegnarsi almeno quanto il PD, se non di più, poiché è lenta nella resurrezione dalle macerie del vecchio sistema; sclerotizzata in un lessico spesso incomprensibile i cui toni arretrano sistematicamente davanti alla comprensione delle tumultuose trasformazioni della società contemporanea.
Le attuali Sinistre politiche dunque, sintesi imperfetta non del vecchio che non riesce a morire, ma forse del nuovo che non riesce a nascere, il cui sforzo è ancora tutto da compiere e chissà ancora quando si concreterà.
E’ impietosa la visione di una sinistra politica che sa apparire nel contempo unita e divisa: campione del conflitto e cartello elettorale, la cui storia anche recente ha fatto registrare l’implosione di anime inconciliabili. Groviglio incomposto, contorto, troppo spesso avvitato su se stesso che non sa mettere a punto il compito di ripensare se stessa e di curare la realtà effettuale delle cose attraverso i fatti e le idee. Incarnazione Malefica del delirio“solo noi siamo i migliori”; simbologia del nuovo a metà; pragmatica visione dell’incompiuto e del faremo meglio poi, specie quando si tratta di sviluppare processi, del pieno consenso. Perversa tesaurizzazione dell’inefficacia al governo, talvolta trionfo del vacuo dialogo sordo in azioni muto in soluzioni e scelte, queste si troppe volte incomprensibili agli uomini ed alle donne di quel transfugo popolo, che si trasformano in formidabili atleti, campioni nell’olimpiade della rissa e della divisione.
La stagione della semina nel campo della sinistra attuale, non è per nulla compiuta, né può dichiararsi risolta nella pletora sparsa di partituncoli o in quella - meno poetica – di un grumo di correnti discontinue, prive di basi ideali, che blindano gli iscritti. L’estate della sinistra - la magnifica stagione dei raccolti- è altresì ancora da compiersi, nonostante scadenze precise prossime venture, avviluppino di sempre nuovi dubbi: le primarie per la scelta del segretario, la ricerca di una identità culturale di riferimento, di linee politiche e gruppi dirigenti credibili, da scegliere; gravosi obiettivi, che aggiungono incertezza ad incertezze. In altre parole l’attuale campo della Sinistra è ancora tutto da dissodare, fase preliminare questa, nella quale come è noto ci si prepara sì ad un buon raccolto se con sapienza si scelgono le buone <<pratiche>> ; ma che comporta spropositati rischi di vanificazione e fallimento, di qualsivoglia messe, in caso contrario. E’ forse sviluppando idee, promuovendo azioni, lavorando seriamente, che è possibile attuare buone pratiche politiche? Chissà. E’ però disperatamente Urgente per questa <<materia informe>> recuperare storicità, senza lasciarsi soffocare dalla vecchia storia, per riscrivere un adeguato ruolo nazionale, poiché la storia cammina, impone nuovi dilemmi e nuove risposte, ma soprattutto per riuscire a realizzare il salto oltre la propria ombra. E non trovo risposta al perché la sinistra stia tardando enormemente a comprende tutto questo.
Le timide novità politiche, a sinistra, altro non hanno prodotto che la cementificazione della pluri-frammentazione, che con la marea berlusconiana hanno costituito un vero e proprio bombardamento sociale e culturale, che ha assicurato la deriva, ad un paese, che non è una esagerazione dichiarare perduto.
La latenza dell’attuale sinistra, opposizione di governo, è sintomo ben più grave di un profondo vuoto culturale, è assenza di proiezione prospettica, ed in assonanza con la ricerca di quella popolare Titina, del motivetto, che tutti cercano e nessuno trova, si trasforma in un compendio solidale della propria incapacità, sia per riconosciuto demerito che per millantata abilità. Quindi provocatoriamente chiedo la Sinistra: chi è, dov’è, qual è?!??!??. Sussurra laconicamente la propria rabbia e tutta l’urgenza della trasformazione, è paralizzata da sé stessa e soprattutto da ciò che sta fuori da lei.
La precarietà, la paura di non trovare lavoro, il terrore di perdere il lavoro e/o di perdere la vita per mantenerlo, l’insicurezza, l’impoverimento, le violazioni della libertà e dei diritti mi chiedo se sono ancora l’orizzonte di senso e l’ordine simbolico delle sue destinazioni politiche (?).
Siccome alla politica voglio attribuire una funzione inclusiva di riduzione delle disparità, auspico pertanto, nel miraggio estivo, l’Innovazione di sé; e ritengo che stavolta più che mai occorrano homines novi, per fare la differenza, soggetti ben strutturati, carismatici ed Intelligenti, in grado di sviluppare l’afflato etico, morale e civile. Intelligenze visionarie in grado di svolgere una Sintesi analogica, che permetta a ciascuno di noi di riappropriarci di radici storico – culturali, utili per elaborare una sorta di <<protezionismo >> di valori spirituali, identitari di riferimento.
Immaginano per questo - ad esempio a livello locale - scenari né scontati né prevedibili, bensì Laboratori di Sperimentazione Politica, capaci cioè di realizzare l’armonizzazione di contenuti, attraverso la bontà di fini politicamente validi, che ridisegnino adeguate alleanze, non schematizzate nè preconcette, che valorizzino il ruolo e la funzione di una Sinistra Utile, quanto anche spregiudicata, che ritrovi il senso della propria utilità.
In tanti attendiamo fiduciosi l’onda ottobrina, ed i pieni sviluppi anche del post congresso PD, per svelare l’arcano sinistro, e capire finalmente cosa è dato fare. Intanto non sconcerta né disarma, il travaglio del PD forse strangolato dal veltronismo o da chissà quale altro male oscuro, di certo oggi curato senza troppi entusiasmi; ma allarma di più la tragedia del vuoto interno ad esso, che potrebbe aprirne un definitivo baratro quando anche taluni evocano – specie a livello locale incaute elucubrazioni di dati elettorali, sciorinati con eccesso di spocchiosa spavalderia vetero comunista, che non infilano la vittoria in tasca a nessuno, anzi forse a guardar bene la allontanano.
Analizzare con parsimonia i dati di una parabola elettorale, è dunque un atto di buon senso, che secondo l’evidenza dovrebbe invitare, come sarebbe logico, ad azioni ancora più oculate, attente e perché no lungimiranti, perché non più certo repetibili come nel recente trascorso storico politico della città di Acri.
Nel 2006 le forze della sinistra politica consegnarono la vittoria alla coalizione Prodiana, con ben 72 seggi, furono le varie formazioni per così dire gauchiste, Rifondazione, Pdci, Verdi a marcare il campo; salvo poi decretarne l’infausta fine. Alle elezioni di un anno fa invece quel dato è sembrato polverizzato tanto da sparire nel nulla: furono 4 milioni gli elettori che nel 2006 votarono per i partiti della sinistra radicale e che nel 2008 si sono ridotti a poco più di un milione a riconfermare la scelta per la sinistra arcobaleno, mentre tutti gli altri, circa due milioni e 774 mila, sono risultati dispersi come passeggeri in un incidente aereo. Ma qualche analista locale ha forse contato quei numeri, tutti o quasi, nel borgo acritano del sindaco Coschignano, partecipando sic et simpliciter, ai numeri vittoriosi delle stesse recenti competizioni provinciali, ed ai risultati delle sinistra “ radicale” che con i dovuti distinguo non appartiene neanche alla sua non proba sua azione di governo. Ma che è invece un dato di ben diverso significato e spessore. Il dato complessivo riportato dalle forze di Sinistra fu quello di un onorevole 3,5 dei neo – comunisti che con i vendoliani e raccogliendo verdi e socialisti compresi, ha offerto un successo che li ha bloccati sul 2,5. Un dato certo, ma pur sempre un vuoto dato. E siccome i numeri in politica contano, ma sono pur sempre relativi a qualcos’altro, ecco che trovo inqualificabili gli atteggiamenti “ingenui” di chi vorrebbe pur sottendere ad aspirazioni di governo, agitando solo vuoti numeri relativi. E’indispensabile pertanto che chi manifesta la propria attitudine alle virtù di governo, elabori con estrema urgenza e sollecitudine un ampio e consistente programma di Investimento Politico per tempo, e che lavori poi alacremente alla sua realizzazione non solo attraverso spot propagandistici ad effetto, per fini unicamente elettoralistici, certo di promuovere l’improponibile. Bensì rendendo evidenti e quantificando oggettivamente i dati dei cambiamenti e delle trasformazioni, anche attraverso gli sviluppi di un presunto lavoro politico, la cui comprensione potrebbe sfuggire a molti, dato che – come frequentemente accade - certi ragionamenti risultano francamente incomprensibili. Male ha fatto dunque qualche attuale dirigente del pd acrese con responsabilità di governo, a non tracciare orizzonti cristallini, verso cui orientare il timone della città, nel futuro prossimo venturo, datosi che certe virtù di governo, non sono tramandabili, solo in nome e per conto dei dati dei cartelli elettorali gonfiati all’elio.
E’ dunque una aspirazione legittima - anche in virtù delle considerazioni iniziali - immaginare una forza politica sana, parte in causa di un Austero progetto politico per la città, che ambisca a stabilire un ruolo innovativo, per sé e per l’intera città, in un gioco di squadra che inverta la rotta del passato rispetto alle vecchie logiche, che come è noto hanno spesso lavorato al disseppellimento di valorosi ed onorevoli cadaveri magari di “partito” , che con tutto il dovuto rispetto si sono rivelati pur sempre tali. Costoro, anziché chiarire la dissimulazione con la saggezza di una consolidata esperienza politica, sollecitando il discernimento del falso dal vero, hanno perseverato nell’incapacità e nell’inadeguatezza, tentando troppo spesso di imbavagliare il dissenso e qualsivoglia forma di costruttiva criticità; devastando - per esempio - maggioranze numeriche al governo, che con ogni evidenza non erano funzionali a logiche di “adeguata” prassi politica; o disorganiche a forme di sciovinismo elitario; in entrambi i casi hanno altresì prodotto “politici campioni” che si sono spesi in laconici monologhi solitari, ove sin anche il buon senso di responsabilità appariva inadeguato, insicuro e vacillante, a fianco di urgenti questioni dei cittadini, della città, dei bisogni, delle necessità, quelle in definitiva che hanno proiettato uno sviluppo ed una trasformazione politica parcellizzata.
Auspico pertanto che dopo le visionarie ed implacabili considerazioni addotte, nel settembrino rientro, si misurino riflessioni più accurate e caustiche nelle sedi più opportune.

PUBBLICATO 28/08/2009

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