OPINIONE Letto 4033  |    Stampa articolo

Ipazia, martire del fondamentalismo cristiano nel 415 d.C.

Francesco Foggia
Foto © Acri In Rete

Sabato 25, alle 14:00, Rai 3 trasmette "La storia in giallo", un programma curato da Antonella Ferrera, che tratta "La storia e le storie di personaggi celebri, le vicende tragiche o misteriose che hanno segnato i loro destini e a volte quelli di molti altri…"
Sabato 17 ottobre 2009, la puntata verteva su "Ipazia" di Alessandria d'Egitto, filosofa, matematica e astronoma: una mente votata all'analisi e alla ricerca della verità.
Questa protagonista, a quel tempo, non poteva non essere seguita da chi era affascinato dalla libertà di pensiero e dalle conquiste della ragione e, parimenti, non poteva non essere notata da chi governava e soprattutto dai "cultori dello spirito" che, professando dogmi religiosi, imponevano alla collettività la loro presenza e il loro potere.
Un potere, quest'ultimo, che, facendo leva sulle paure ancestrali dell'uomo (il buio, la morte, l'al di là, etc.), riusciva a controllare totalmente la gente comune, fino a competere con quello secolare dei governanti.
I più avidi, senza distinzione alcuna fra le religioni, ricorrevano finanche alla forza per fare proseliti ed aumentare il loro prestigio. Ai dissidenti o ai credenti di altre religioni o agli spiriti liberi votati al sapere e alla conoscenza (che venivano accusati di eresia), infatti, nessuna clemenza!
Allora come ora, le chiese neutralizzavano con qualsiasi mezzo ogni azione, ogni pensiero che poteva costituire una minaccia alla loro credibilità e minare le basi della loro autorità! I "Neroni" non sono stati una caratteristica solo dell'impero romano, e la storia è stata scritta da chi è rimasto in vita. Le persecuzioni erano all'ordine del giorno e le pene corporali dovevano essere esemplari, pubbliche, per risultare da monito.
L'annullamento fisico dei miscredenti (e con loro, di ogni traccia del loro pensiero e dei loro scritti) era l'altra faccia, ignobile, della "missione" del prelato per divulgare il proprio credo.
Però, il successo sugli "infedeli" ne faceva riconoscere l'opera e ne sanciva la venerazione ad imperitura memoria.
"Ipazia, figlia del matematico Teone, fu trucidata nel marzo del 415 d.C., vittima del fondamentalismo religioso" dei monaci parabolani, "una sorta di milizia privata" del vescovo Cirillo (santo per la Chiesa cattolica, celebrato il 27 giugno).
Ella subì una morte orrenda ed il suo corpo, fatto a pezzi, fu bruciato in un immondezzaio. Come furono bruciati tutti i suoi libri.
Si doveva cancellare la memoria, ma badarono bene a lasciare un testimone per riferire cosa accadeva a chi contestava la "verità assoluta" predicata dagli uomini della Chiesa, o a chi non si convertiva. La conversione diventava, di fatto, il "lasciapassare" per chissà quali privilegi terreni, oltre che celesti!
Questi metodi hanno solo ritardato l'evoluzione culturale e il progresso del mondo occidentale!
Il richiamo alle "radici cristiane", nel preambolo della Costituzione europea, se fosse stato accolto, avrebbe richiesto ben altre considerazioni: la storia avrebbe dovuto essere raccontata integralmente.
La verità, nelle democrazie europee, non si mistifica più tanto facilmente.
"L'assassinio - secondo la presentazione che ne fa RAI3, impostata sul libro di A. Petta e A. Colavito. "Ipazia. Vita e sogni di una scienziata del IV sec. d.C.", La Lepre Ed. Roma, 2009 - si consumò in un'epoca di ripudio della cultura e della scienza che già molto tempo prima della sua nascita portò alla distruzione della straordinaria biblioteca alessandrina (sembra contenesse 500.000 volumi) e poi al saccheggio della biblioteca di Serapide", ad opera del vescovo Teofilo.
"Ipazia - come scrive Margherita Hack - rappresenta il simbolo dell'amore per la verità, per la ragione, per la scienza che aveva fatta grande la civiltà ellenica".


Un personaggio che aspetta tuttora giustizia, come tutte le vittime dei vari integralismi religiosi.
I posteri dovrebbero ben condannare i crimini commessi dai personaggi storici, a volte anche "innalzati all'onore degli altari", ed elevare le figure che sono state vittime del loro spropositato potere temporale.
Le scuse chieste dalla Chiesa, o il perdono che invoca per gli errori/orrori che ha fatto in passato, non possono prescindere da queste rivisitazioni: "a Cesare quel che è di Cesare", Dio non c'entra affatto!
Ipazia è stata oggetto di numerosi saggi e di raffigurazioni pittoriche (Raffaello la rappresenta ne "La Scuola di Atene"), da quest'anno ha suscitato l'interesse della cinematografia.
Alejandro Amenabar ne ha raccontato la storia nel film "Agora", un kolossal da 50 milioni di euro, che ha presentato fuori concorso al Festival del Cinema di Cannes 2009.
"Agorà" sarà in distribuzione forse per il prossimo dicembre, ma, probabilmente, non nelle sale italiane. Darà fastidio a qualcuno o gli italiani non vogliono stancare la loro mente?

PUBBLICATO 26/10/2009

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