RELIGIONE Letto 2815  |    Stampa articolo

Il cane o l’agnello?

sac. Sergio Groccia
Foto © Acri In Rete
Giovanni aveva gioito, come il vecchio Simeone, nel riconoscere Colui che tutti stavano attendendo e al quale egli stava preparando la strada. L'aveva riconosciuto già prima di immergerlo nell'acqua del Giordano e qui, poi, aveva avuto la conferma dallo Spirito. Da quel momento i suoi occhi non si erano staccati da Lui fino a quando non era scomparso tra la folla, poi le sue mani avevano ripreso a battezzare con più lena e la sua voce a tuonare con più forza, ma nel suo cuore stava nascendo la certezza che il suo compito volgeva al termine. La sua giornata era al crepuscolo, le sue grida sarebbero state presto stroncate da una lama, la sua forza andava allora consegnata nelle mani di uno più "forte di lui", ma che consapevolmente chiamava "agnello". Quanto è difficile fare le consegne, soprattutto quando si ha la certezza che il lavoro sarà continuato in altro modo, forse diametralmente opposto. E' difficile per chi latra come un cane rassegnarsi a farsi sostituire dal belato di un agnello. La veemenza in Giovanni la si vedeva e la si sentiva, ma il continuatore, pur essendo più forte di lui, veniva presentato come agnello, ad indicare una nuova forza infinitamente superiore a quella fisica che era già pronta a subentrare: la forza dell'amore.
"Forte come la morte è l'amore".(Cantico 8,6)
Forte perché esige più coraggio,forte perché stima e vuole bene,forte perché ti è vicino in tutte le circostanze belle o brutte, anche se non capisci, forte perché richiede più dominio di sé, forte perché sa attendere, forte perché sa perdonare, forte perché non costringe, non piega, non intimorisce, ma persuade e convince. Forte, perché è la sola forza che caratterizza Dio.
E noi sappiamo quanto costi continuare ad amare e quanto poco impegno esiga, invece, uno scatto di nervosismo, un mandare tutto all'aria, un frantumare i rapporti.
E' meno impegnativo dire "basta" che "ricomincio"!
Credo che Giovanni abbia umanamente sofferto nell'affidare la sua grinta di can che abbaia al belato di un agnello. Forse si è sentito sconfitto e, anche se gli veniva chiesto di consegnare il suo pelo, avvertiva che le sue fauci e il suo abbaiare erano ancora validi.
D'altra parte rimaneva convinto che la linea da tenere era quella della scure, della carta vetrata, dell'accusa. E i risultati gliene davano conferma.
Ma poi ha pensato che nel piano divino, come nella natura, ognuno ha il suo compito, che spesso mette meglio in risalto il successivo. E il suo vento sferzante stava preparando la primavera.
I monti imbiancati di neve ci fanno apprezzare di più il calore dell'estate, come l'afa ci farà desiderare il refrigerio dell'autunno.
L'importante è aver fatto il proprio compito e non giudicare e condannare chi viene dopo.
Per l'uomo è stato sempre più facile fare il "giudice", come per Dio è più consono fare il "padre misericordioso". Ancor oggi ci è più naturale fare il Giovanni fustigatore che l'agnello remissivo.
Ma Dio voleva cambiare quel dito puntato in una mano tesa e, attraverso quell'agnello, stava tentando di ottenere dall'uomo giudice una prerogativa divina: la misericordia.
I risultati non saranno sorprendentemente numerosi come quelli del Battista e, anche se numericamente inferiori, saranno di certo qualitativamente migliori.
Ecco l'Agnello di Dio! Ecco il punto di riferimento al quale far convergere ogni azione. Ecco l'esempio. E' Colui che mostra Dio, che porta i sentimenti suoi, che ha le sue caratteristiche, ma è anche il punto di arrivo della nostra vita, se vogliamo essere in sintonia con Lui.
Sarebbe impossibile stargli dietro con tutte le nostre cattiverie e per questo Egli è l'Agnello che toglie i peccati, che porta i nostri errori, i nostri pesi ed è immolato per la nostra liberazione. E' l'agnello remissivo di Isaia che diventa il simbolo costante di un Dio vittima d'amore.
Sarà il simbolo dell'amore grande di Dio e il prototipo dell'amore dei cristiani.
Di fronte a questa nuova proposta di vita dell'umanità anche Giovanni si è sentito orgoglioso e soddisfatto per aver preparato all'amore con la sua energia e con la sua incisività.
Forse siamo meno soddisfatti noi che riteniamo di aver avuto poco tempo per fare i giudici e che, ora che dovremmo fare gli agnelli, ad imitazione di Cristo, ci accontentiamo di avere addosso qualche ciuffetto sparuto di lana e conserviamo gelosamente le potenti fauci e i nostri assordanti e orgogliosi latrati. ( Vangelo: Giovanni 1,29-34 )

PUBBLICATO 14/01/2011

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