L'ospedale e la crisi dei partiti.
Piero Cirino
Se i partiti, sia quelli che sono presenti che quelli che ne sono fuori, non danno vita a un dibattito su una vicenda di così rilevante importanza, c’è da chiedersi di cosa debbano discutere. Al di là di come andrà a finire sul punto nascita, in circa nove mesi, cioè dalle ultime elezioni Comunali, sono davvero rare le occasioni di confronto su temi di pubblica utilità. La discussione, si fa per dire, è stata confinata nella sala consiliare in occasione di consigli comunali per lo più convocati perché occorreva necessariamente un pronunciamento delle assise su specifiche questioni. Non è un caso che quando si è deciso di inserire nell’ordine del giorno temi sui quali non era necessario votare, come le manifestazioni estive o i lavori di Piazza Beato Angelo, si sono registrati sistematici aggiornamenti, cioè “rinvii alla prossima”. Anche le interminabili discussioni su vicende squisitamente amministrative sembrano aver lasciato il posto a interventi fatti solo “per la cronaca”. E’ evidente che questa mancanza di tensione investe soprattutto le opposizioni, che avrebbero tutto da guadagnare da un dibattito puntuale e vivace sulle varie tematiche che investono l’amministrazione cittadina. Certo, la ridefinizione del ruolo dei partiti e l’incessante metamorfosi di un quadro politico nazionale alla ricerca di un suo definitivo assetto, hanno influito, ma sarebbe riduttivo ascrivere a elementi esterni una crisi della rappresentatività politica che è soprattutto locale. Il possibile ridimensionamento dell’ospedale cittadino, di cui la chiusura del punto nascita rappresenta un capitolo, in altri tempi avrebbe provocato una reazione straordinaria nelle sedi di partito e in quelle istituzionali, nei bar e nelle piazze. Ora quelle lotte sono solo uno sbiadito ricordo. I partiti tuttavia non sono un’entità astratta, ma sono fatti di donne e di uomini in carne e ossa, cioè da un’adeguata rappresentanza della società civile. Se è vero che ne sono lo specchio, allora il problema è più profondo e sarebbe opportuno interrogarsi perché il pericolo che un presidio sanitario venga ridimensionato non è più un problema che interessi la gente. E’ come se fosse una vicenda che riguarda altri. E’ di tutta evidenza che questo investe i singoli cittadini, come altre forme di aggregazione, dalle associazioni di volontariato a quelle di categoria, dai sindacati ai comitati. Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 30-01-2011 |
PUBBLICATO 30/01/2011
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