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Il declino di Parco Varrise

Piero Cirino
Foto © Acri In Rete
La denuncia delle critiche condizioni in cui versa il Parco Varrise di Acri sembra essere un leit – motiv ricorrente, che si ripresenta con una impressionante puntualità, quasi fosse una litania di cui non si può fare a meno. Eppure se non lo si facesse il rischio sarebbe quello dell’abitudine, quindi della rassegnazione. Parco Varrise sorge a una trentina di chilometri dal centro cittadino, in una zona a naturale vocazione turistica, considerata la posizione strategica e la bellezza paesaggistica.
Nasce come colonia estiva negli anni Cinquanta. Per decenni il Comune ha finanziato quella che per molte generazioni di giovani era l’unica forma di vacanza estiva, con la possibilità di trascorrere in questo ameno angolo della Sila Greca un mese all’anno. Con la costante erosione delle risorse comunali, nel tempo questa possibilità è venuta meno e si è presentato il problema di cosa fare della struttura. L’idea, negli anni Novanta, era quella di sfruttarla come polo di attrazione turistica. Si decise quindi di realizzare a poca distanza dalla struttura dell’ex colonia, comunque all’interno del Parco, un ostello della gioventù, un rifugio, un’area pic-nic, un percorso con giochi nel bosco, un campo da tennis e tutto quello che poteva servire a riempire adeguatamente la giornata di un turista. L’errore è stato evidentemente quello di non concentrare nella zona Varrise, non solo nel Parco, abbastanza risorse, non tanto e non solo economiche, ma anche politico – amministrative. Qui molti acresi hanno la loro casa in montagna, ma difficilmente la sfruttano a dovere. Per farlo avrebbero bisogno di ciò che nel tempo le varie amministrazioni comunali non hanno favorito: la concentrazione di beni e servizi che avrebbero potuto avere una benefica ricaduta anche sul Parco. Ad esempio, una politica fiscale adeguata avrebbe potuto incentivare la presenza di negozi di generi alimentari, edicole, negozi di oggetti turistici, servizi di trasporto, ecc..
Nulla di tutto questo e, se non c’è un controllo delle forze dell’ordine, qui manca anche l’acqua. Ora il Parco e tutto quello che contiene stanno letteralmente cadendo a pezzi. Basta una digitale per documentarlo e farsi venire un’ulcera. Varrise rappresenta un autentico monumento all’incapacità della classe dirigente dell’ultimo ventennio. L’amministrazione comunale attuale non si è data neanche la pena di svuotare i cassonetti riempiti dai turisti a Ferragosto. Ancora ieri erano stracolmi, considerato che almeno dal 13 agosto non erano stati svuotati. Vincenzo Arena, capogruppo del maggior partito di maggioranza, l’Udc, cioè quello dello stesso sindaco, ha la sua casa di montagna proprio davanti a quello che ancora ieri era una nauseabondocumulo di rifiuti. Evidentemente neanche lui è riuscito a farli rimuovere. Gino Trematerra in quindici mesi di governo di Varrise non ha neanche parlato. Sarebbe troppo chiedergli quali siano i suoi progetti di rilancio di una delle più invidiate zone turistiche del circondario ?La denuncia delle critiche condizioni in cui versa il Parco Varrise sembra essere un leit - motiv ricorrente, che si ripresenta con una impressionante puntualità, quasi fosse una litania di cui non si può fare a meno.
Eppure se non lo si facesse il rischio sarebbe quello dell'abitudine, quindi della rassegnazione. Parco Varrise sorge a una trentina di chilometri dal centro cittadino, in una zona a naturale vocazione turistica, considerata la posizione strategica e la bellezza paesaggistica.
Nasce come colonia estiva negli anni Cinquanta. Per decenni il Comune ha finanziato quella che per molte generazioni di giovani era l'unica forma di vacanza estiva, con la possibilità di trascorrere in questo ameno angolo della Sila Greca un mese all'anno.
Con la costante erosione delle risorse comunali, nel tempo questa possibilità è venuta meno e si è presentato il problema di cosa fare della struttura. L'idea, negli anni Novanta, era quella di sfruttarla come polo di attrazione turistica.
Si decise quindi di realizzare a poca distanza dalla struttura dell'ex colonia, comunque all'interno del Parco, un ostello della gioventù, un rifugio, un'area pic-nic, un percorso con giochi nel bosco, un campo da tennis e tutto quello che poteva servire a riempire adeguatamente la giornata di un turista. L'errore è stato evidentemente quello di non concentrare nella zona Varrise, non solo nel Parco, abbastanza risorse, non tanto e non solo economiche, ma anche politico - amministrative. Qui molti acresi hanno la loro casa in montagna, ma difficilmente la sfruttano a dovere.
Per farlo avrebbero bisogno di ciò che nel tempo le varie amministrazioni comunali non hanno favorito: la concentrazione di beni e servizi che avrebbero potuto avere una benefica ricaduta anche sul Parco. Ad esempio, una politica fiscale adeguata avrebbe potuto incentivare la presenza di negozi di generi alimentari, edicole, negozi di oggetti turistici, servizi di trasporto, ecc. Nulla di tutto questo e, se non c'è un controllo delle forze dell'ordine, qui manca anche l'acqua. Ora il Parco e tutto quello che contiene stanno letteralmente cadendo a pezzi. Basta una digitale per documentarlo e farsi venire un'ulcera.
Varrise rappresenta un autentico monumento all'incapacità della classe dirigente dell'ultimo ventennio. L'amministrazione comunale attuale non si è data neanche la pena di svuotare i cassonetti riempiti dai turisti a Ferragosto. Ancora ieri erano stracolmi, considerato che almeno dal 13 agosto non erano stati svuotati.
Vincenzo Arena, capogruppo del maggior partito di maggioranza, l'Udc, cioè quello dello stesso sindaco, ha la sua casa di montagna proprio davanti a quello che ancora ieri era una nauseabondo cumulo di rifiuti. Evidentemente neanche lui è riuscito a farli rimuovere. Gino Trematerra in quindici mesi di governo di Varrise non ha neanche parlato. Sarebbe troppo chiedergli quali siano i suoi progetti di rilancio di una delle più invidiate zone turistiche del circondario?








Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 18-08-2011.

PUBBLICATO 19/08/2011

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