RELIGIONE Letto 2804

Buon Natale, miei pochi lettori


Foto © Acri In Rete



Rileggiamo Natale accanto al fuoco. “Ho scelto il posto ai piedi di Gesù, potrò guardarlo senza vergogna”.
Sono parole di Shahbaz Bhattì, ministro cristiano del Pakistan, martire il 2 Marzo 2011.
Tutti sappiamo dove Gesù è nato e come è morto: è nato per segnalarci la strada non ignota e neppure accidentata, quella strada attraversa la speranza fiancheggiata dal bello e dal bene.
A Natale Gesù torna a farsi Bimbo e vuole la mangiatoia del nostro cuore.
Ogni nascita è stupore accattivante, ogni vita è mistero insondabile.
Lo stupore è un brivido che unisce sfera sacra e sfera terrena.
Uno sguardo a Dio fatto Bambino per stare con noi.
Vladimir Nabokof
nel suo libro “Fuoco pallido” dice che “la vita umana è un immenso, misterioso capolavoro incompiuto”.
Gesù si è affacciato al nostro mondo, attraverso la generazione che comprende “una maternità – una data nel tempo – un luogo nello spazio”, per completare questo capolavoro.
L’ombra paurosa di tutto questo 2020 si condensa sul suo Natale.
Il Natale più difficile fu certamente il primo.
La precarietà era presente anche in quel tempo, ma proprio nell’incertezza, la bellezza si affaccia alla vita: il modello Betlemme allontana ogni timore.
Eravamo abituati a “Natale occidentale”. Molto diverso da “Natale fragile”. Ora si prevede “Natale doloroso”, un Natale che riproduce il volto di quel primo.
Premettiamo una breve fermata nella stanza di Curzio Malaparte, si sente prossimo alla morte, ha chiesto e ricevuto il battesimo. Dice al suo parroco “adesso andiamo” – “dove?”, domanda il parroco, “in cielo da Gesù”.
Noi proseguiamo per Betlemme per assistere ad un avvenimento unico nella storia del creato: Dio Onnipotente si è reso fragile, possiamo esprimerci meglio; “In una grotta di animali è nato Dio”, se entriamo diventeremo parte della sua storia”.
Un Angelo ci fornisce indicazioni: “Lo trovate in fasce nella mangiatoia, su poca paglia”. La povertà fa da materasso e coperta.
Dio è Bambino appena nato, è approdato tra noi nel silenzio della notte con l’onnipotenza dell’amore.
Charles de Foucauld così pregava: “Signore, voglio avvicinarmi a Te, sono penultimo perché Tu ti sei riservato l’ultimo posto, io Ti vedevo lontano, oggi Ti vedo vicino”.
Una nascita anonima con prima fermata tra pastori, seguirà una morte tra due poveracci, sfocerà in una risurrezione senza clamore e senza applausi: uno stile di vita all’insegna della discrezione.
Pascal commenta: “Quel Bambino porta luce sufficiente per chi vuol vedere, lascia ombra sufficiente per chi non vuol vedere, ha lasciato intatto lo spazio della libertà”.
Fissiamo lo sguardo sul Bambino, ha portato i doni di cui abbiamo urgente bisogno: pace e felicità, due doni introvabili sulla terra, piovono solamente dall’alto.
Adesso fermiamoci con Lui se vogliamo fare parte della sua storia.
Un giovane, studente e muratore di Forlì, cade dall’impalcatura, la spina dorsale è andata: totalmente paralizzato.
Parla con gli occhi, esprime vocali e consonanti col battito delle palpebre.
Ha così detto: “Il Signore ha sparso fiori sul mio cammino, li raccolgo con umiltà e gioia, sono muratore e il dolore mi aiuta a costruire”.
Questa non sofferenza, è potenza del Bambino di Betlemme.
A Natale Dio ha deciso di lasciare il suo posto, ha indossato la tunica, è sceso sulle nostre strade per fare calli ai piedi come noi.
Per alcuni sarà “pericolo pubblico”, per altri un “Senza testa”, per altri ancora un “Nato tra asino e bue”. Ciò è solo rimprovero al nostro “animalismo” dilagante.
Guardiamo Maria: abbraccia il figlio e dice “Dio si è fatto piccolo per essere mio figlio”.
Apriamo il Salmo 72 “nei suoi giorni fiorirà la giustizia, abbonderà la pace”.
Non è errore di semplicità, è annunzio al futuro: era al futuro 3000 anni fa, resta al futuro anche oggi, Dio non è frettoso.
Dio aspetta con sorridente misericordia e alla fine dei secoli non ci saranno armi in circolazione.
Grazie, Gesù, per essere venuto, da tempo vediamo nero, con Te vedremo tutti i colori.
Con Parini ripetiamo “Torna a fiorir la rosa”.
A Natale quella rosa è totalmente sbocciata, inebriante è la sua fragranza.

PUBBLICATO 21/12/2020  |  © Riproduzione Riservata

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