RACCONTI Letto 1760

L'anno che verra'


Foto © Acri In Rete



Era il 31 Dicembre, ogni forma di ritorno alla normalita', vagava furtivamente per trovare spazio nella timida vitalita'. Dopo circa un anno, dove una pandemia globale aveva varcato la soglia di ogni misero tentativo di circuito integrativo, ogni essere vivente, cercava di trovare se stesso in uno spazio vitale, affaticato, rallentato ed esaustivo . Un altro anno era passato, e ogni singolo individuo aveva cercato di adattarsi ad un sistema politico-sociale, per tutelare al meglio la propria salute e la salute degli altri, in un modo rispettoso e acclamato. Ma la salute, come ben si sa', e' una linea sottile che viaggia come ogni altra forma di contatto e scopo vitale. Puoi limitare e impedire i contatti, ma non puoi limitare e rallentare la prevenzione e ogni altra forma di controllo salutare e riscontro verso la normalita', che cercava consenso tra il mondo e l'intera umanita'. Era stato davvero un anno particolare, dove i limiti verso gli altri e verso se stessi, sembravano grande sconfitte personali, che impedivano ogni riscontro per una normalita' sociale. Ma i limiti nella vita erano ben altro rispetto a cio' che stava accadendo, pensai semmai, a ben altri limiti. In fondo, studiando o lavorando da casa, non era cosi malvagio. E' vero, mi avevano un po' distaccata dalla normalita', ma iniziai seriamente a pensare a quei bimbi malati oncologici che avrebbero guardato da una finestra il proprio mondo, sperando di toccarlo con mano, ad una persona anziana, a volte sola, che avrebbe sperato di riabbracciare i propri figli, a quelle persone che avrebbero dormito per strada, perche' un tetto non avrebbe coperto e riscaldato il proprio cuore, ad una persona sofferente e malata, che sperava di stare meglio e a tante di quelle persone, che avrebbero aspettato e sperato di vivere meglio. Allora capii, che in fondo, i miei limiti non erano nulla a confronto. I limiti forzati, in fondo, non avrebbero mai reso di meno quelli mentali, che avrebbero viaggiato su un'onda di raggiungimento interpersonale e globale. Un anno nuovo stava arrivando, e mi preparavo a cogliere umilmente, ogni forma di ripristino personale e sociale che avrebbe accompagnato la mia vita, in maniera cauta e clemente. Era la fine del 2020 e come Lucio Dalla cantava: "L' anno che verra'", il suono di un ricordo musicale timido e non banale.

PUBBLICATO 31/12/2020  |  © Riproduzione Riservata

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