Vai in ospedale e vivi un’emozione


Franco Bifano

Per fortuna i tempi cambiano, anche per chi si ammala. Diciamo la verità prima ammalarsi non solo era guaio ma, soprattutto dalle nostre parti, anche solo l’iter da seguire era di una tristezza disarmante. Infatti, dopo una visita in pronto soccorso magari seguiva il ricovero, poi la degenza in ospedale e una volta guariti si tornava a casa.
Certo, il percorso era lineare, in fondo quasi noioso, senza fascino, per lo più deprimente. Oggi, è tutta un’altra storia! Infatti, “grazie” al sistema sanitario regionale, ammalarsi equivale a vivere un’emozione! Un po’ come essere protagonisti di un film ambientato nel futuro. Una vera sciccheria! Un film,dunque, la cui “trama” è contenuta nel manoscritto conosciuto come Atto Aziendale. Per aspirare a diventare attore è necessario acquisire un codice di accesso. Bianco o Verde per le comparse, Rosso per i protagonisti. Con il rosso, infatti, si ha diritto all’imbarco immediato sull’avveniristica navicella spaziale detta “Sanità Calabra” guidata, al momento, dall’intrepido comandate Scura. Compagna di viaggio in questa avventura interstellare sarà LEA un’affascinante eroina spaziale. Individuato il percorso attraverso le sonde galattiche T.A.C., RX o RM si parte verso nuove galassie in direzione dei pianeti HUB o SPOKE. La prima tappa è prevista sulla confortevole stazione spaziale orbitante chiamata DAY SURGERY, la successiva è su quella più attrezzata WEEK SURGERY. Poi, a velocità di crociera, si raggiungono i pianeti di transito RSA (Medicalizzante) e RG. La capillare organizzazione è affidata alle “agenzie specializzate” UCCP o AFT. La partenza del viaggio è garantita, il ritorno non sempre. Del resto, sono viaggi planetari quindi con un certo indice di rischio. Almeno nei termini (tutti veri e in uso), è come curarsi nello spazio. Del resto, siete mai entrati nel Pronto Soccorso di Cosenza? Appena varcata la soglia ci si sente mancare la terra sotto i piedi, non si sa se per mancanza di attrazione gravitazionale o per lo sconforto. A proposito di sconforto, è quello che ci assale quando sentiamo dire che i servizi dell’Ospedale cittadino sono stati potenziati, ma non ci sono le risorse per attuare tali potenziamenti. Siamo sconfortati quando scopriamo che per fare le analisi del sangue si spendono anche 180 euro, e si rivela “fatalmente” più conveniente addirittura farle a pagamento in un laboratorio privato, piuttosto che in ospedale pagando il ticket. Come non bastasse succede cosi per un numero considerevole d’indagini diagnostiche per le quali, non solo si risparmia andando dai privati, ma si fanno anche tempestivamente. Intanto nei viaggi “interstellari” succede che un infortunato aspetti 45 minuti un’autoambulanza (immaginate di essere un parente di quell’infortunato). Allora c’è da chiedersi il diritto alla salute sancito dalla Costituzione e la tanto sbandierata prevenzione che fino fanno per chi non può permettersi di pagare? L’amara realtà è che dopo sette anni di commissariamento e nonostante gli enormi sacrifici imposti ai cittadini, il bilancio della sanità calabrese non è ancora in pari. Stando con i piedi ben puntati a terra, si dovrebbe prendere atto di questo totale fallimento. Invece, il Commissario resta al suo posto e continua “l’eterno” conflitto con il Governatore Oliverio, i malumori portano all’immobilismo anche nell’assunzione di personale medico e paramedico; i pronto soccorso esplodono, il personale è sfinito. Benvenuti nella sanità calabrese, dove ammalarsi è vivere un’emozione galattica! |
PUBBLICATO 07/09/2017 | © Riproduzione Riservata

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