RECENSIONE Letto 2321  |    Stampa articolo

Effimera malinconia

Foto © Acri In Rete
Manuel Francesco Arena
condividi su Facebook


Il vecchio aveva una camicia di colore rosso come il tramonto che intenso, aveva acceso il cielo dinnanzi a se.
Barba bianca e lunga di tre giorni, scarponi di vitello di un nero opacizzato per il troppo uso e stille di sudore miste a terra lungo gli avambracci olivastri scoperti.
Egli era appena arrivato a casa dal suo piccolo podere e si era messo a fumare la sua pipa seduto sullo scalino della porta.
Il fumo che saliva verso il cielo, era dello stesso colore azzurrognolo dei vicini monti della Sila greca che si stagliavano lungo l'orizzonte ad est.
Il vecchio, mentre un gatto solo in apparenza giovane e di pelo grigio gli faceva le fusa, mirava la sua zappa che aveva vicino e pensava a quanti colpi avesse dato con essa lungo la sua vita vissuta tra povertà, tristezza e fatica.
Ciò lo rendeva un po' malinconico ma questa malinconia era abbastanza effimera, tanto da sparire come una nube passeggera in marzo.
Sua moglie, vecchia anche lei, vestita di nero, con i capelli del bianco della neve e col viso cinto da profonde rughe, le aveva portato come ogni sera mezzo fiasco di vino assieme ad un piccolo bicchiere.
Lei sapeva bene che a suo marito dopo aver sgobbato nei campi, specie in primavera ed in estate, piaceva guardare il tramonto bevendo un bicchiere di vino mentre gli uccellini davano vita al loro ultimo e più allegro concerto della giornata.
Per questo ormai senza bisogno che l’uomo glielo chiedesse più, appena quest’ultimo tornava dai campi, lei le portava quasi automaticamente il vino.
Quello che non sapeva la donna era cosa suo marito ci trovasse di tanto profondo in quell'autentico spettacolo, però mai, nonostante forte era la curiosità in lei, aveva osato domandarglielo poiché lo amava ancora troppo e sapeva che certe domande finiscono a volte per rompere certi equilibri fondati sul silenzio.
Quella sera però avvenne qualcosa di inusuale. Infatti mentre la donna stava per lasciare come di consueto in solitudine l’uomo, quest'ultimo la pregò di sedersi sullo scalino vicino a se.
Poi posò lontano il fiasco ed il bicchiere e le prese una mano mentre con l'altra le carezzò i capelli come tante volte aveva fatto nel passato.

PUBBLICATO 14/07/2020 | © Riproduzione Riservata





Ultime Notizie

COMUNICATO STAMPA  |  LETTO 1408  
Franca Sposato nuova Presidente Fidapa
Si è tenuta nei giorni scorsi la cerimonia del passaggio delle consegne della Fidapa Sezione Acri. A fare da cornice all’evento il ristorante “La Vecchia Noce”. Libera Reale, presidente uscente, ha pa ...
Leggi tutto

EDITORIALE  |  LETTO 1069  
Spopolamento, mancanza di servizi e nuove abitudini
L’appello, il grido di allarme lanciato dal giovane Angelo Scaglione, ha provocato una serie di reazioni. Tutte vanno nella stessa direzione. Occorre invertire la rotta perché Acri non diventi defin ...
Leggi tutto

OPINIONE  |  LETTO 7668  
Acri, tra speranze stanche e promesse vuote: i giovani tra fuga e clientelismo
Una città che parla poco, ma urla nel silenzio. Acri, distesa sulle alture della Sila, è una città che vive sospesa. Le strade sono calme, forse troppo; le piazze si svuotano presto e i bar abbassano ...
Leggi tutto

IL FATTO DELLA SETTIMANA  |  LETTO 1310  
Maggioranza alle strette
“Prima i mura e intra poi chilli e fora, prima i muri di dentro, poi quelli di fuori.” Gli acresi conoscono bene questo modo di dire che sta a significare un metodo adoperato da chi ha il potere al fi ...
Leggi tutto

OPINIONE  |  LETTO 599  
Biglietto di solo andata
Se guardiamo i numeri dell’ultimo report Censis-Confeoopertie sulla sulla mobilità studentesca, quello che succede al Sud somiglia sempre più ad uno spettacolo del teatro dell’assurdo. Uno spettacolo ...
Leggi tutto