Vuoi il lavoro? Compratelo!


Gaia Bafaro

Da sempre la meritocrazia è stata un’utopia ma, di questi tempi,è un valore fortemente in crisi. Intorno a noi, osserviamo persone che ricoprono ruoli più o meno importanti all’interno della società e che amministrano e portano avanti determinati settori senza esserne capaci.
Innanzitutto, oggigiorno è semplicissimo acquistare lauree, qualifiche, attestati e vari certificati con il risultato di essere pieni di carte ma privi di contenuti. L’effetto, avendo a che fare con la maggior parte della gente, è un po' quello che si prova vedendo una bella borsa fuori da una vetrina, tuttavia, comprandola ci si rende conto che in realtà era solo piena di inutile carta e soprattutto: vuota. Insomma, una delusione. Nell’epoca del consumismo anche il sapere è stato strumentalizzato al fine di guadagnare, spuntano università telematiche, scuole di specializzazione e perché no, magari anche qualche corso di alta magia! Però, andando a tastare con mano la quotidianità , possiamo notare come la gente capace di leggere e scrivere correttamente sia veramente poca nonostante la facilità dell’accesso all’istruzione. il motivo è semplicissimo: l’importante è avere acquistato un attestato. Il più delle volte le qualifiche sono assegnate dopo aver sprecato anni all’università a ripetere a pappagallo qualche cosuccia ( mentre lo hai fatto sei stato anche elogiato rispetto al collega che ha osato formulare un proprio pensiero), in modo da risultare incapaci nel mondo reale e non saper fare una “o” con il bicchiere. Il sistema è allo sfacelo, sapete perché? Non solo perché non si effettua più una selezione su chi merita un riconoscimento e chi no, anche perché gli insegnanti sono ignoranti, ormai in questa categoria ( di cui malauguratamente faccio parte) hanno dato accesso a chiunque possedesse una laurea o un diploma (magari preso molti anni fa e non avendo mai più aperto un libro in vita loro) favorendo coloro i quali, grazie a qualche santo in paradiso, sono stati assunti a loro spese in scuole private per scalare le graduatorie. Cosa può insegnare questa gente? Nulla se non ad essere pecore dello Stato in modo che, quest’ultimo, possa mandarle più facilmente al macello. Oggi si assiste alla diseducazione del pensiero, un processo che è stato favorito con anni di trasmissioni spazzatura somministrate agli adolescenti e attraverso le preferenze dei docenti nell’apprendere le lezioncine a memoria. Mi duole anche constatare il fatto che la legge del più forte di Darwin è attivissima ma con una piccola e non trascurabile variante: quella del portafogli più grande. Quanti posti di lavoro comprati? Quanta gente messa a caso in luoghi e circostanze per amicizie perché figli del Gran “Pinco-pallino” di turno? Questo ha causato la fiera degli inetti in ogni settore: i bradipi al computer che per digitare un testo e premere invio ti fanno fare lunghe code allo sportello; gli ignoranti ai vertici politici o scolastici che esordiscono con :”Se avrei” e devi persino morderti la lingua perché tanto sei in una netta posizione di svantaggio; i tecnici non tecnologici; i medici che ti curano a tentativi , i giornalisti che non sanno fare altro che utilizzare un solo termine per tutto l’articolo poiché non hanno proprietà di linguaggio e magari, in passato non sono riusciti neppure a stendere un tema senza copiare dal compagno di banco alle elementari e chi più ne ha più ne metta! L’amore e la serietà nell’esercitare un mestiere sono ormai estinti. In fine, due parole per i grandi artisti, politici, scrittori e poeti che si premiano l’uno con l’altro, sempre le stesse facce da secoli, mummie imbalsamate che si fregiano di essere investiti dalle nove Muse e che solo la morte potrà togliere di scena. Poche le menti e le anime, molti i fanfaroni che si permettono di essere artisti grazie ai soldi ed alla malefica creazione della società moderna nota come: marketing. Mentre le eccellenze della nostra terra sono state costretta alla cosiddetta: “Fuga dei cervelli”, qui sono rimasti in pochi a cercare di cambiare un sistema formato da una “social catena” di corrotti e idioti. Qualcuno leggendo potrà definirmi pessimista, eccessiva ma lo farà forse ipocritamente. A me piace definirmi realista e se nessuno ha il coraggio di dire la verità, o comunque una sfaccettatura di questa realtà (sarei presuntuosa a ritenere di essere in possesso della verità assoluta che non esiste), lo faccio io. Un giornalista dovrebbe fare questo: far pensare le persone, aprire dibattiti, mostrare le cose per quelle che appaiono e non vendersi per qualche centesimo guadagnato sui “clik” e le visualizzazioni su di una “Fake News”. |
PUBBLICATO 16/09/2021 | © Riproduzione Riservata

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