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Neutrali, neutri, neutroni e neutrini

Foto © Acri In Rete
Giuseppe Donato
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La guerra in Ucraina ha catalizzato le attenzioni della vecchia Europa costringendola ancora una volta a vestire i panni dell’appendice a stelle e strisce, indossando all’occorrenza gli scomodi panni di Stati Uniti d’Europa come baluardo estremo da contrapporre vanamente alle mire geopolitiche degli imperi economici dell’est, evidenziando al contempo il diverso peso politico che alcuni paesi dell’UE rivestono all’interno della stessa e rimarcando il segreto di Pulcinella che si cela dietro questa variegata unione di fatto.
Pensieri altri da affidare a commentatori più esperti che si affastellano nei talk show, nelle dirette televisive e sui canali social più prettamente sul pezzo vista l’immediata fruibilità di contenuti aggiornati, autentici sicari dell’informazione che si sono assunti l’onere e l’onore di relegare la pandemia ad una semplice striscia quotidiana da inserire alla bisogna negli stretti spazi disponibili sotto la voce Cronaca, snocciolando quasi seccatamente gli algidi numeri che non fanno più paura.
In Italia il conflitto in corso ha determinato l’istituzione dello stato di emergenza umanitario fine a fine anno, da non confondere con quello sanitario destinato a concludersi il 31/3/2022, per permettere di assumere misure straordinarie a supporto della popolazione ucraina ed eventuali strategie alternative in campo energetico.
Un’ulteriore doccia gelata che accomuna il destino delle imprese che non sono ripartite, che non hanno ricevuto sufficiente conforto da esili ristori, che non sono riuscite a convertire la loro mission aziendale restando ai margini della agognata ripresa, a quelle che non hanno la minima idea di come proseguire nelle loro produzioni, schiacciate dai lievitati costi energetici che si erano materializzati nelle loro bollette elettriche e del gas ancora prima della tragedia palesatasi alle porte dell’UE.
Particolarmente colpite poi risultano le filiere turistico-alberghiera e trasporti che rischiano di restare a terra non riuscendo ad imbarcarsi sul volo per la ripartenza, soprattutto in quelle realtà che non usufruiscono del turismo tutto l’anno bensì di sporadici picchi in concomitanza degli appuntamenti tradizionalmente dedicati alla vacanza.
Trincerarsi dietro alle speranze riposte sul PNRR significa non avere ben compreso che il dispiegamento dei benefici dello strumento europeo dipende in primis dalla capacità di progettazione degli enti preposti a presentare le idee, spesso spogli delle figure più idonee ad affrontare una tale mole di incartamenti da studiare e interpretare prima di formalizzare il progetto, per non incappare nella tagliola istituzionale della non finanziabilità e infine dai tempi certamente non brevi di realizzazione delle opere/infrastrutture che dovranno rappresentare il volano per meglio aderire al disegno di un’Europa unita che smetta una volta per tutte di farsi la guerra all’interno dei propri confini (ad es. con tassazioni finanziarie che drenano cittadini e imprese da uno stato a favore di un altro).
«E quando, superando l’orizzonte del vecchio continente, si abbraccino in una visione di insieme tutti i popoli che costituiscono l’umanità, bisogna pur riconoscere che la Federazione Europea è l’unica concepibile garanzia che i rapporti con i popoli asiatici e americani si possano svolgere su una base di pacifica cooperazione, in attesa di un più lontano avvenire, in cui diventi possibile l’unità politica dell’intero globo.» (Altiero Spinelli – Ernesto Rossi) 

PUBBLICATO 10/03/2022 | © Riproduzione Riservata



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